MATTARELLA MANDA L’AVVISO A SALVINI E DI MAIO: “PREMIER E PROVVEDIMENTI PASSANO DAL QUIRINALE”
RICORDA LA LEZIONE DI EINAUDI SULLE PREROGATIVE DEL CAPO DELLO STATO E SULLA CENTRALITA’ DEL PARLAMENTO
Analizzare il passato per affrontare il presente. La lezione di Luigi Einaudi è quanto mai presente in Sergio Mattarella in un momento delicato per la democrazia italiana, che fatica a trovare una guida governativa. Una lezione che piomba al tavolo negoziale che vede impegnati M5S e Lega per definire il programma e la squadra di Governo.
Sergio Mattarella omaggia Luigi Einaudi e ricorda la sua lezione alla guida della Repubblica italiana, negli anni del Secondo Dopoguerra, per riaffermare le prerogative del Quirinale, che ha la funzione di “robusto contropotere” rispetto al Governo “per impedire abusi”.
Da Dogliani arriva un messaggio forte a chi lavora in queste ore per formare un nuovo Governo: il nome del premier passa dal Quirinale, così come quella importantissima dei ministri, ma anche misure che non hanno un adeguato equilibrio fra costi e coperture devono passare dal Colle più alto.
“Era, quella italiana, una democrazia in bilico. Erano avvenute scelte divaricanti” afferma Sergio Mattarella, ricordando gli anni di Einaudi. Ma soprattutto grazie alla sua gestione “la democrazia uscì vincente dalla prova. Difatti, la divaricazione tra le forze politiche legittimate a guidare il Paese e le forze politiche alle quali era assegnato il ruolo di opposizione non si tradusse mai in una democrazia dissociativa che avrebbe reso la Repubblica fragile e debole”.
Mattarella parla di Einaudi come “moderatore dell’avvio della vita dell’Italia repubblicana” e lo cita nelle sue considerazioni sulle funzioni della Presidenza della Repubblica:
“può e deve rimanere dormiente per lunghi decenni e risvegliarsi nei rarissimi momenti nei quali la voce unanime, anche se tacita, del popolo gli chiede di farsi innanzi a risolvere una situazione che gli eletti del popolo da sè, non sono capaci di affrontare, o per ristabilire l’osservanza della legge fondamentale, violata nella sostanza anche se ossequiata nell’apparenza”.
La lezione di Einaudi, prosegue il capo dello Stato, è quella “penetrante moral suasion nei rapporti con il governo” che seppe attuare, a partire dai poteri dell’art.87 della Costituzione sui provvedimenti di iniziativa governativa.
“Consigli, previsioni, esortazioni che gli valsero, da taluno, la definizione di pedante” ricorda Mattarella, che rammenta alcuni episodi chiave di una presidenza “tutt’altro che notarile”.
Einaudi rinviò due leggi approvate dal Parlamento “perchè comportavano aumenti di spesa senza copertura finanziaria, in violazione dell’art.81 della Costituzione” e superò da vincitore il contrasto con l’esecutivo. Allo stesso modo, dopo le elezioni del 1953, sulla nomina del presidente del Consiglio “non ritenne di avvalersi delle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare, quello della Democrazia Cristiana”. E cita ancora il suo predecessore: “dovere del Presidente della Repubblica evitare si pongano precedenti grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore, immuni da ogni incrinatura, le facoltà che la Costituzione gli attribuisce”.
Un’altra citazione di Einaudi è un messaggio inevitabilmente rivolto al tavolo negoziale per il prossimo Governo.
“tu non potrai operare a tuo piacimento…tu devi, sotto pena di violare giuramenti e carte costituzionali solenni, osservare talune norme che a noi parvero essenziali alla conservazione dello Stato che noi fondammo. Se tu vorrai mutare codeste norme, dovrai prima riflettere a lungo, dovrai ottenere il consenso di gran parte dei tuoi pari, dovrai tollerare che taluni gruppi di essi, la minor parte di essi, ostinatamente rifiutino il consenso alla mutazione voluta dai più”.
Infine, un passaggio sul rilancio dell’assemblearismo, sulla centralità del Parlamento.
“Il totalitarismo vive con il monopolio; la libertà vive solo perchè vuole la discussione tra la verità e l’errore…Nella vita politica la libertà non è garantita dai sistemi elettorali, dal voto universale o ristretto, dalla proporzionale o dal prevalere della maggioranza nel collegio uninominale. Essa esiste finchè esiste la possibilità della discussione, della critica”.
“Uomini eccezionali per tempi eccezionali” chiosa Mattarella.
Tempi eccezionali che però non cambiano le funzioni della Presidenza, del tutore della Costituzione nei suoi principi fondamentali e della Repubblica nelle sue istituzioni fondanti.
Chiunque arriverà a Palazzo Chigi, dovrà fare i conti con questo.
(da agenzie)
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