MELONI HA MESSO L’ITALIA FUORI DALL’EUROPA CHE CONTA PER CORRERE DIETRO AI SOVRANISTI
ORA LE CONSEGUENZE LE PAGHERANNO GLI ITALIANI… ADDIO VICEPRESIDENZA ESECUTIVA, UNA STRATEGIA DA ARROGANTI ACCATTONI SENZA NEANCHE RICEVERE IL PACCO VIVERI
Giorgia-Ursula, il tandem si è rotto. Le due leader adesso pedalano in direzioni diverse. Una ha davanti altri cinque anni da presidente della Commissione europea, anche senza i voti dei meloniani. L’altra ha scelto di uscire – di questo la accusa l’opposizione in Italia – dalla stanza dei bottoni dell’Unione.
Le ragioni del clamoroso strappo nei 24 eurodeputati di Fdi sono tutte da analizzare. Di certo, Giorgia Meloni fino all’ultimo non ci ha messo la faccia, ha deciso di non decidere e poi, quando finalmente ha rotto gli indugi, ha preso ancora tempo prima di comunicare la sua scelta: potrebbe parlare nel pomeriggio di giovedì, prima di lasciare Oxford. Nell’agenda di Palazzo Chigi non c’è ancora un punto stampa con i giornalisti al seguito del summit della Comunità politica europea, dove la premier italiana è arrivata tra gli ultimi a metà mattina. Nessuna dichiarazione ufficiale per smentire che il nostro Paese finirà ai margini dell’Europa.
L’imbarazzo ai piani alti del governo è forte e palpabile. Antonio Tajani, prima di far votare convintamente per «Ursula» i parlamentari di Forza Italia, ha mediato tra la premier italiana e la presidente uscente e ha sperato fino all’ultimo in un si dei meloniani. Ma questa partita l’ha vinta Matteo Salvini, il cui pressing contro ogni «inciucio» è riuscito a mettere in grande difficoltà la leader della destra italiana.
Giorgia Meloni ha spostato il suo partito nell’area di attrazione dei sovranisti che strizzano un occhio a Putin e l’altro a Trump, schierandolo tra il Ppe e i Patrioti: i parlamentari di Fdi hanno votato come quelli di Orbàn, di Salvini, di Le Pen.
Eppure tra Strasburgo e Oxford si intercettano voci che accreditano una strategia ancora diversa. Raccontano che Giorgia Meloni, il cui apporto non sarebbe stato decisivo in ogni caso, abbia stretto un patto con von der Leyen per darle «sottobanco» una decina di voti. Un aiutino per neutralizzare i franchi tiratori. Ma il capogruppo di Fdi alla Camera smentisce categoricamente: «Siamo gente seria. Gli accordi li facciamo alla luce del sole, non sottobanco». Perché avete votato contro la tedesca? «Per colpa del Green Deal. Dove ci sono i Verdi non ci siamo noi».
(da Il Corriere della Sera)
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