“TOTI DIMETTITI, NON CONDANNARE LA LIGURIA”: SCHLEIN, CONTE, BONELLI E FRATOIANNI IN PIAZZA A GENOVA
OLTRE 2.000 PERSONE HANNO PARTECIPATO ALLA MANIFESTAZIONE UNITARIA IN PIAZZA DE FERRARI
L’obiettivo della vigilia non era riempire piazza De Ferrari, uno degli spazi più vasti della città e proprio sotto al palazzo della Regione Liguria, tanto meno in un giovedì pomeriggio di luglio con oltre 35 gradi e uno sciopero del trasporto pubblico, ma la quota prefissata dagli organizzatori, 2000 persone ampiamente superata.
Sono arrivati in tanti per la manifestazione promossa dal Partito Democratico e sposata dalle altre forze del campo progressista per chiedere le dimissioni di Giovanni Toti e proporre un’alternativa al governo della Regione Liguria.
Sullo stesso palco – alla fine concesso dagli uffici comunali, nonostante le polemiche dei giorni scorsi – i leader di Pd, M5s e verdisinistra Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
“Dovrebbero essere sempre così”, dice una signora genovese, sventolando un ventaglio arcobaleno, mentre osserva a distanza l’immagine di inizio comizio, con i quattro a darsi la mano e ad alzare le braccia come si fa quando si vince qualcosa.
La partita, però, deve ancora cominciare. Soprattutto in Liguria dove se da una parte si gioca sulla richiesta di dimissioni del presidente sospeso Giovanni Toti, dopo la scandalo dell’inchiesta per corruzione e, nelle ultime ore, l’altro addebito del finanziamento illecito, dall’altra è declinata sulla definizione di un programma condiviso da affidare a un candidato forte. Per ora nessuno mette in discussione il deputato spezzino Andrea Orlando, Pd, che ancora oggi, in piazza, ha ribadito la sua “disponibilità”.
Il primo dei leader nazionali a prendere parola, sul palco, è stato Giuseppe Conte: “Hanno detto che Toti c’è rimasto male per questa manifestazione, ma noi non siamo qui per emettere sentenze di condanna nei confronti di Toti, non siamo un tribunale e non c’è nessuna gogna mediatica, è Toti che non deve emettere una sentenza di condanna nei confronti della Liguria, non può tenere in scacco un’intera regione”.
Ancora Conte: “Credo che sia abbastanza evidente che il modello di governo regionale che viene fuori dalle carte che abbiamo letto, che non sono fantasie, è un modello marcio, non si può pensare di governare una regione incontrando amici imprenditori sullo yacht o in luoghi inappropriati, con commistione tra interessi privati e pubblici, quello si chiama mercimonio, al di là dei risultati dell’inchiesta”.
La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha ribadito: “Chiediamo che il futuro di questa regione sia rimesso nelle mani dei liguri, Toti si deve dimettere, sta tenendo ai domiciliari anche questa regione, e non è accettabile. Oggi arriva un nuovo provvedimento dopo quello dell’arresto, con accuse già gravi, per corruzione: si parla di finanziamento illecito”.
“Mi domando cosa aspetti Giorgia Meloni a chiedere a Toti di fare un passo indietro per il bene della regione e per la dignità di questa istituzione, e mi domando cosa aspetti a fare un atto dovuto che è la richiesta di sospensione. Non c’è nessun precedente di un governo che abbia tenuto a prendere polvere su una scrivania un atto dovuto come la richiesta di sospensione”.
“La destra non abbia paura della democrazia – aggiunge Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde – si vada subito al voto, siamo in un momento in cui è necessaria l’unità delle opposizioni, per dare un’alternativa ai liguri noi siamo disponibili a confrontarci su nomi e programmi”.
“Dopo due mesi di arresti e nuove accuse che cosa deve succedere ancora perché Toti si dimetta – aggiunge il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – qui non si tratta di essere garantisti ma questa regione ha il diritto di essere governata, a partire dalla sanità pubblica che è allo sbando”.
“Non siamo quelli che invocano le manette ma con le manette ai polsi non si può governare la Liguria – ha aggiunto il candidato in pectore del campo progressista, Andrea Orlando – bisogna sbloccare l’impasse che rischia di fermare gli investimenti sulla Regione, oltre che prendere in mano la situazione della sanità”, aggiunge.
In piazza anche realtà come Linea Condivisa, Lista Sansa e alcuni rappresentanti di Azione, nonostante il rifiuto a partecipare del leader Carlo Calenda.
(da Genova24)
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