MEZZO CDA RAI RISCHIA GIA’ LA POLTRONA: SONO PENSIONATI E LA LEGGE GLI VIETA INCARICHI PUBBLICI
RIGUARDA 4 CONSIGLIERI SU 7: GUELFI, FRECCERO, DIACONALE E MAZZUCCA… POTRANNO RIMANERE IN CARICA SOLO UN ANNO E SENZA STIPENDIO
Un Cda in bilico. E non per le polemiche politiche, che pure gli sono piovute addosso abbondanti.
Ma per un impedimento normativo che, evidentemente, nessuno degli sherpa che ha gestito la partita della nomina dei sette consiglieri Rai di competenza parlamentare aveva messo in conto.
Un problema che si chiama “pensionati” e che, come rivelato dal sito dell’Unità , si traduce in incompatibilità per la metà dei consiglieri freschi freschi di nomina.
Ossia: Carlo Freccero, Guelfo Guelfi, Arturo Diaconale e forse anche Giancarlo Mazzucca.
Insomma, come si vede, una falsa partenza bipartisan dal momento che si tratta, rispettivamente, di consiglieri nominati da M5s, Pd e Forza Italia.
La materia è di quelle da azzeccagarbugli, alquanto controversa, ma la portata politica dell’inghippo è invece di tutta evidenza.
Dunque, un’occhiata alla legge. Si tratta di un provvedimento del ministero della Pubblica amministrazione e della Semplificazione del febbraio del 2015 che richiama a un’apposita circolare che chiarisce le norme sull’applicazione degli “incarichi dirigenziali a soggetti in quiescenza”.
Il senso della legge è quello di “evitare” l’uso da parte delle pubbliche amministrazioni di soggetti, appunto, in quiescenza in modo da “assicurare il ricambio e il ringiovanimento del personale pubblico.
“In particolare — si legge — il divieto riguarda gli incarichi di studio e di consulenza, incarichi dirigenziali o direttivi, cariche di governo nelle amministrative e negli enti e società controllati”.
Una regola, questa, che si applica anche alla tv di Stato sebbene non rientri nella categoria “pubblica amministrazione”.
Inoltre — spiega una qualificata fonte di governo — quelle fatte dalla Vigilanza sono sì nomine che hanno un percorso parlamentare, ma formalmente è il ministero del Tesoro a nominare i membri Cda”.
Una via d’uscita all’impasse totale è data dalla legge sulla riforma della Pubblica amministrazione che proprio ieri è stata approvata in via definitiva e che stabilisce come l’incarico non sia incompatibile se svolto in maniera gratuita e comunque per non più di un anno.
Carlo Freccero si è già detto disponibile. “Non ne so nulla, sono stato convocato domani mattina”, spiega Guelfi.
A questo punto però la decisione è politica e, tra l’altro, secondo alcune fonti del ministero dell’Economia, non è da escludere che si ponga anche un altro problema: quello delle quote rosa non rispettate.
Ma anche qui ci si scontra con la competenza parlamentare: come è possibile, con quel sistema di elezione, garantire una giusta rappresentanza femminile?
Il garbuglio, quindi, è evidente.
A sentire un consigliere uscente come Antonio Verro, la materia è ostica tanto che già in passato ci si era trovati nell’impasse.
“L’orientamento prevalente è quello di considerare la Rai come un soggetto disciplinato da una legge speciale. Ma già nel caso dell’allontanamento dalla direzione di Augusto Minzolini — ricorda — si applicarono le norme del pubblico impiego”.
(da “Huffingtonpost”)
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