MIGRANTI IN ALBANIA, IL GOVERNO RIESCE A DARE IL PEGGIO DI SE’, PAGA PURE LA TRASFERTA IN ALBANIA DELLA COMMISSIONE TERRITORIALE PER FAR RESPINGERE LE RICHIESTE DI ASILO PRIMA CHE SI RIUNISCANO I GIUDICI DI ROMA CHE IN GIORNATA POSSONO DECIDERE DI NEGARE IL TRATTENIMENTO
SI PROFILA IN BRACCIO DI FERRO, IL GOVERNO SE VENISSE SMENTITO DAI GIUDICI POTREBBE DIROTTARE LA PERSECUZIONE VERSO UN NUOVO “FERMO” CONTRO “PERSONE IRREGOLARI” E TRASFERIRLI NEL CPR ALBANESE IN ATTESA DELLA NUOVA DECISIONE DEL GIUDICE DI PACE
Mentre è attesa la decisione dei giudici del tribunale di Roma sulla richiesta di trattenimento dei dodici migranti reclusi nel centro albanese di Gjader, sono state rigettate tutte le loro richieste di protezione internazionale.
Le Commissioni territoriali competenti in materia si sono riunite ieri, agendo d’urgenza, come pure consente la procedura accelerata di frontiera.
Se i giudici di Roma dovessero ora bocciare la convalida del trattenimento dei migranti – come è probabile che accada in base alla sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea che ridefinisce i criteri in base ai quali un Paese possa definirsi sicuro, escludendo tra gli altri proprio Egitto e Bangladesh – si aprirebbe un braccio di ferro sulla loro sorte.
Rachele Scarpa, deputata del Partito democratico che fa parte della missione di monitoraggio sui centri albanesi, commenta: “Una rapidità delle procedure inedita e forse che non vedremo più; noi resteremo qui ad aspettare la seconda decisione e a vigilare il destino di questi 12 ragazzi”.
E Maso Notarianni del Tavolo asilo e immigrazione aggiunge: “Questa fretta non è compatibile neanche con le condizioni in cui sono le persone: vengono tutti da un anno di detenzione e torture in libia, e qui non hanno trovato un ambiente amichevole. Sono provati. E c’è una scarsa professionalità rispetto alle procedure e difficoltà per queste persone a confrontarsi coi propri avvocati”.
Intanto a Roma le udienze in videoconferenza sono terminate intorno alle 11 di questa mattina, dopo due ore, alla presenza dei magistrati, degli avvocati nominati ieri a distanza e dei dodici migranti.
La mancata convalida del fermo implicherebbe anche che a loro non si possano più applicare le procedure accelerate di frontiera, ovvero le uniche previste dal protocollo Italia-Albania.
I dodici migranti dovrebbero essere quindi sottoposti alle procedure ordinarie che hanno tempi più lunghi e che andranno espletate altrove, non a Gjader. Questo perché i migranti nei centri oltre confine non possono restare né possono essere lasciati liberi su territorio albanese, su questo il protocollo è chiaro e anche il presidente Edi Rama lo ha ribadito nell’intervista rilasciata a Repubblica.
Ma le autorità italiane, alla luce della decisione delle Commissioni, potrebbero emettere un nuovo provvedimento di fermo – non per le procedure di frontiera, ma contro persone ritenute “irregolari” – che richiederebbe una nuova convalida, non più al tribunale di Roma ma presso il giudice di pace.
Così i dodici migranti invece di rientrare in Italia sarebbero trasferiti nel secondo girone della struttura detentiva albanese: dal centro di trattenimento al vero e proprio Cpr da 144 posti, di cui a oggi ne sono pronti 24. Un tentativo che eviterebbe di svuotare, al debutto, la mega struttura albanese.
(da La Repubblica)
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