MILANO, FRATELLI D’ITALIA RICORSO RESPINTO: DE CORATO FUORI DOPO 31 ANNI
LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE ELETTORALE, ORA RESTA SOLO IL RICORSO AL TAR… L’ESCLUSO ORA SPERA DI ENTRARE IN REGIONE
Il giovane De Corato diventa missino in una famiglia democristiana e antifascista. Da Andria muove verso Bari e poi verso la capitale del nord negli anni caldissimi, quando uccidere un fascista non era reato. «Le botte? Le ho date e le ho prese. Direi che siamo pari».
Entra in consiglio comunale nel 1985. Ostruzionismo in aula e tanti esposti in procura contro le giunte rosse. De Corato costruisce in quegli anni il rapporto diretto con palazzo di giustizia e quando scoppia Mani Pulite è naturale trasformarsi in ultrà dei magistrati del pool.
Una consuetudine, quella coi pm, che non ha mai rinnegato e che è servita anche ad attirargli, negli anni d’oro del berlusconismo, più d’una antipatia presso gli alleati. Non però quella di Gabriele Albertini, un altro attentissimo ai rapporti con le toghe, che da sindaco chiama De Corato a fargli da numero due.
«Abbiamo fatto appalti per cinque miliardi di euro senza una grana giudiziaria». L’unica amarezza rimane quella storia degli emendamenti in bianco da cui usciranno però entrambi puliti. Nella bacheca dei trionfi c’è invece il restauro della Scala «tra lo scetticismo della Milano bene».
Vice per tre mandati e di due sindaci. Dopo Albertini, tocca a Letizia Moratti, ma l’ex ragazzo di Andria rimane al suo posto. Non sarà però lo stesso film: con Lady Letizia i rapporti sono più formali, distanti. Lei va in giro per ambasciate a rincorrere il sogno Expo, lui rimane in città a rattoppare le buche delle strade.
Di quegli anni è anche la rivalità con Matteo Salvini, che dai banchi della maggioranza si diverte a cannoneggiare ogni giorno la giunta di centrodestra.
La festa finirà comunque a breve, «colpa» di Giuliano Pisapia.
La notte del tripudio arancione, qualche antagonista si ricorda di lui e gli piomba sotto casa, in zona Loreto. Fumogeni, slogan. «De Corato disoccupato», lo irridono.
Rimane in Consiglio, ritorna all’opposizione, e finisce che va a far visita ai leoncavallini. «Volevano legalizzare il Leonka e la commissione del Comune decise un sopralluogo lì. Ci sono andato anch’io, certo. Ma la regolarizzazione alla fine non è passata».
E ora, De Corato? «E ora aspettiamo di vedere cosa succede. In ogni caso non si libereranno di me. Se vince Sala continuerò a rompere le palle da consigliere regionale. Si rassegnino».
Andrea Senesi
(da “il Corriere della Sera”)
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