MILLEPROROGHE, I SOLITI FAVORI E (TANTE) RETROMARCE
DAL RIPRISTINO DEL VECCHIO REGIME DEI MINIMI PER LE PARTITE IVA, AL BLOCCO DI SOLI QUATTRO MESI AGLI SFRATTI… CONCESSIONI, REGALO ALLE AUTOSTRADE
La toppa più grande è sulle partite Iva, con la proroga del vecchio regime dei minimi (e lo stop alla crescita dei contributi Inps).
Ma c’è anche il cerotto sul blocco degli sfratti (120 giorni solo per i casi più gravi) e tante piccole compensazioni attese da aziende indebitate e fornitori della Pa.
Per finire ai non pochi regalini confermati, autostrade in testa.
Il decreto Milleproroghe arriva in aula alla Camera — dove il governo ha chiesto la fiducia — con le modifiche approvate in notturna nelle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali. Salvo imprevisti (M5S e Fi annunciano battaglia) giovedì verrà approvato.
Il testo, blindato, passerà poi in Senato.
Il tempo stringe (il testo scade il primo marzo).
Andiamo con ordine. Quello sulle partite Iva è un dietrofront clamoroso, arrivato dopo le proteste a oltranza dei freelance.
Cosa è successo? Solo poche settimane fa il governo aveva abolito il vecchio regime “dei minimi”, quello riservato a chi ha meno di 35 anni e guadagna fino a 30 mila euro lordi (può durare 5 anni e l’aliquota sul reddito è solo il 5%), introducendone uno nuovo dal 2015: niente limiti di tempo ed età , ma la soglia per beneficiarne scende a 15 mila euro e l’aliquota triplica (15%).
In questo modo, i redditi bassi sono penalizzati e si paga di più.
Non a caso negli ultimi due mesi del 2014 il Tesoro ha registrato un boom di nuove partite Iva. Adesso, con un emendamento di Scelta civica viene prorogato il vecchio regime per il 2015. Bloccato — almeno per quest’anno (con emendamento M5S) — anche il contestato aumento dell’aliquota per i contributi previdenziali dal 27,72 al 29,72% (per la legge Fornero dovrà arrivare al 33 nel 2019).
Le due misure avrebbero portato a rincari del 380%.
Piccolo dietrofront anche sul blocco degli sfratti.
Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi si era battuto per bloccare la consueta proroga (va avanti da 31 anni), per la gioia di costruttori e proprietari immobiliari colpiti dal crollo dei prezzi. Secondo i sindacati degli inquilini sarebbero a rischio 30 mila famiglie (50 mila secondo i Comuni). Il ministero ne ha invece stimate solo tremila.
E così arriva una mini-proroga di 4 mesi, solo per consentire un passaggio “da casa a casa”. Resta fuori la gran parte dei soggetti coinvolti (circa il 92%, quelli che rischiano lo sfratto per morosità ).
Ieri è arrivato il plauso di Confedilizia. Piccola proroga anche per chi vuole rateizzare il debito con Equitalia: potrà farlo fino a luglio prossimo (a oggi l’hanno fatto in 2,6 milioni, per 28,4 miliardi).
Al capitolo delle richieste delle imprese — nella fattispece i costruttori — va ascritto anche il ricco aumento dal 10 al 20% degli anticipi sugli appalti che la Pa paga ai suoi fornitori.
Accontentati anche i Comuni.
Quello di Venezia, per dire, può festeggiare per un emendamento ad hoc: le sanzioni per aver sforato il patto di stabilità passano da 60 a 17 milioni (il debito si ferma così a 52 milioni, evitando, per ora, il default).
L’Anci, invece, ha chiesto e ottenuto di spostare al primo settembre l’obbligo di dotarsi delle centrali uniche d’acquisto.
È la più sbandierata delle misure della spending review — quella che dovrebbe chiudere migliaia di stazioni appaltanti (ognuna con un suo prezzario), riducendo gli sprechi — mai attuata e ora di nuovo posticipata.
Le Regioni, invece, potranno prorogare i contratti dei precari.
Ci sono poi i regalini. Resta infatti la norma che permette all’Aifa, l’Agenzia del farmaco di aggirare la spending review e salvare quattro dirigenti.
Così come il regalo nel regalo ai signori delle autostrade: si danno altri sei mesi di tempo (fino al 30 giugno) per presentare la richiesta di integrazione fra diverse tratte. Cioè il meccanismo, previsto dallo Sblocca-Italia, che permette di prorogare automaticamente (e senza gara) le concessioni.
Un regalo da 16 miliardi, destinato ai gruppi Gavio (in ottimi rapporti con il premier), Benetton e Toto. Due giorni fa il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone ha criticato la norma, auspicando una revisione, mentre l’Ue è pronta a sanzionare l’Italia.
Se così fosse, i concessionari per legge potranno rivedere al rialzo i pedaggi (già lievitati dell’1,3%). Resta anche lo stop alle sanzioni (si pagherà il 2%) per le Regioni che hanno sforato il patto di stabilità per pagare i debiti ai fornitori.
Norma cucita sul Lazio.
Carlo Di Foggia
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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