MUSEO EGIZIO, GIORGIA MELONI CI HA FATTO UNA FIGURACCIA: SE SCEGLI DI ATTACCARE QUALCUNO, ALMENO STUDIA
NUMERI SBALLATI, SVARIONI CULTURALI E FANDONIE: LA MELONI UMILIATA DAL DIRETTORE GRECO E’ IL SEGNO DEL QUALUNQUISMO, E DELL’IGNORANZA DI CERTI POLITICI
Sulla polemica legata allo sconto del museo Egizio per i “nuovi italiani” di lingua araba (“Fortunato chi parla arabo”) non ci sarebbe da tornare, per non fornire ulteriore ribalta al vuoto cosmico di certa propaganda elettorale, non fosse che per individuare il nodo vero della questione.
Anzi, i nodi che hanno fatto saltare i nervi a Giorgia Meloni e a Federico Mollicone, responsabile della comunicazione che ieri ha lanciato una minaccia programmatica: “Stia tranquillo il direttore Greco: una volta al governo, Fratelli d’Italia realizzerò uno dei punti qualificanti del proprio programma che prevede uno spoil system automatico al cambio del ministero della Cultura per tutti i ruoli di nomina”.
In piccolo, ma neanche troppo visto che parliamo della seconda istituzione più importante al mondo quanto ad antichità egizie dopo il museo del Cairo, la vicenda racchiude tutto il mix di qualunquismo, ignoranza e disinformazione che sta uccidendo questa campagna elettorale.
E le residue speranze di vedere gli italiani esprimere un voto informato il prossimo 4 marzo.
D’altra parte, testimonia anche l’Italia che reagisce in modo composto ed equilibrato a quel medesimo qualunquismo, a quell’ignoranza e a quella disinformazione. L’Italia che non si arrende alle panzane, all’avvelenamento e, in questo caso, alla stupidità pura. Un’Italia tuttavia destinata a uscire battuta e in minoranza dalle urne.
L’incarnazione di questo secondo fronte nella persona del direttore Christian Greco che venerdì scorso, quando Meloni ha terminato il suo comizietto all’esterno del museo in mezzo alle scolaresche, è sceso ad accoglierla, le ha regalato un volume sulla storia del museo, un biglietto d’ingresso e ha avuto con lei un sano e preciso scambio di battute.
Il tutto immortalato in un video di grande successo che ha evidentemente mandato su tutte le furie la leader di FdI, convinta della bontà della sua denuncia di uno sconto per cittadini di lingua araba: si tratterebbe di razzismo al contrario “nei confronti degli italiani”.
Col sorriso in faccia, Greco le ha ricordato le numerose iniziative del museo: l’accoglienza dei senza tetto, gli ottimi risultati economici dal rilancio di quattro anni fa, i lavori con gli ospedali e con le carceri. Le ha spiegato il senso di quell’iniziativa di tre mesi (“Avvicinare persone che in Egitto purtroppo non si sono avvicinate al loro patrimonio”) e ricordato i molti incentivi per tutti, italiani e no: l’ingresso per i giovani a 4 euro al giovedì, i compleanni gratuiti, gli omaggi di San Valentino.
La seconda parte della clip è dedicata agli svarioni di Meloni sulla religione islamica, sovrapposta tout court alla lingua araba, in un caleidoscopio di ignoranza che il direttore prova a raddrizzare: “Sa che ci sono 15 milioni di cristiani copti in Egitto?”. Fra numeri sballati e altre fandonie sui finanziamenti, la chiacchierata finisce con una sostanziale umiliazione della spedizione della fratellanza italica: “State usando in maniera politica” un’iniziativa del museo, chiude Greco.
La pacatezza e la competenza del direttore devono dunque aver fatto lievitare l’amarezza al quartier generale di Fratelli d’Italia che, invece di nascondere quel mestissimo teatrino nello sgabuzzino delle miserie elettorali, ha deciso di tornarci minacciando una purga culturale per giunta impossibile, e dimostrando di nuovo la propria ignoranza. Anche del proprio “nemico”: se scegli di attaccare qualcuno o qualcosa, almeno studia. Due paginette leggitele magari.
Da ormai 14 anni il museo è infatti gestito dalla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di cui fanno parte enti privati e pubblici, dal comune di Torino alla regione Piemonte fino alla Compagnia di San Paolo e alla Fondazione Crt. Al ministero spetta un consigliere di amministrazione su cinque e dunque non c’è nessuna nomina diretta possibile nè repulisti da fare, visto che Greco è stato selezionato attraverso bando pubblico.
In quei cinque minuti scarsi si confrontano dunque due Italie.
La prima finirà probabilmente con lo strappare la maggioranza relativa dei voti, la seconda fatica invece a uscire dal peso della disinformazione e della propaganda.
Ma dimostra anche che il confronto competente e informato — di più, faccia a faccia, perchè il digitale consente un botta e risposta che il dibattito di persona spazza via — è forse l’unica strada per uscire dal vicolo cieco in cui questo Paese si è ficcato, scortato da rabbia, razzismo, pigrizia intellettuale (leggi ignoranza assoluta) e qualunquismo.
(da Wired)
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