MUSEO EGIZIO: LA MELONI IN CONFUSIONE NEGA QUELLO CHE HA SCRITTO
CHIEDERE SCUSA AVREBBE ALMENO DIMOSTRATO INTELLIGENZA, L’ARROGANZA IN POLITICA NON PAGA
Dopo giorni di attacchi sui giornali, in tv e sui social da parte soprattutto di Lega e Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in occasione di una gitarella elettorale in quel di Torino punta dritta verso l’ingresso del Museo Egizio, intenzionata a dirne quattro al buonista e cristianofobo direttor Christian Greco.
Il problema è che Christian Greco scende e le risponde, annientando tutte le piccole certezze della povera Giorgia.
All’accusa di discriminazione religiosa le fa notare che in Egitto ci sono milioni di copti, che sono cristiani ma parlano arabo.
All’accusa di far propaganda con i soldi pubblici le comunica che il museo non prende un centesimo di contributi statali.
All’accusa di escludere gli italiani dagli incentivi economici alla visita al museo le elenca tutte le altre promozioni in essere, per i giovani, le coppie a san Valentino, le famiglie con un figlio con meno di un anno, per i papà e le mamme nelle loro rispettive feste, persino per i possessori di biglietti Trenitalia.
Giorgia, che tra le altre cose non sapeva che la collezione esposta non è patrimonio italiano ma appartiene a Il Cairo, e che quello di Torino è l’unico museo al mondo a cui non è stata fatta richiesta di restituzione, fa scena muta.
Un successo, quello del Museo, anche supportato dai numeri, che negli ultimi 3 anni hanno addirittura subito un incremento del 500%.
Una sconfitta, invece, per la povera Giorgia, che non potendo replicare come avrebbe voluto (e soprattutto dopo esser stata smerdata pubblicamente grazie al video che ha fatto il giro di tutti i siti d’informazione del paese) ha deciso di rispondere nel più maturo e istituzionale dei modi: il pallone è mio e decido io.
Ovvero, promettendo, tramite il responsabile della comunicazione Mollicone, di cacciare il direttore una volta che il suo partito sarà al governo, grazie a uno “spoil system automatico di tutti i ruoli di nomina del ministero della Cultura”.
Peccato, Giorgia.
Peccato perchè Christian Greco è uno preparatissimo, uno che guadagnò la sua prima stagione di scavi a soli 21 anni, titolare fino ai 38 della cattedra di Archeologia Funeraria Egizia all’Università di Leida, con una trentina di pubblicazioni all’attivo e che ciononostante ha accettato di tornare in Italia, controtendenza, per dare una mano al suo paese.
Peccato perchè sotto la sua gestione i visitatori sono praticamente raddoppiati, passando dai 540.000 del 2013 al milione previsto per il 2018, con quasi dieci milioni di incassi in arrivo quest’anno.
Peccato perchè il museo ha subito un restyling imponente, durato quasi tre anni, che ha portato a diecimila metri quadrati d’esposizione con più di tremila reperti esposti, in una nuova veste moderna ed ‘europea’.
Peccato, soprattutto, che tu non lo possa cacciare. Perchè il museo, dal 2004 e per trent’anni, è di gestione esclusiva della Fondazione Museo delle Antichità Egizie, e perciò i direttori se li nomina, e nel caso destituisce, da solo. E visti i numeri, il talento e le migliorie espresse dall’attuale direzione, dubito che vorranno liberarsene.
Peccato che, invece di chiedere scusa, Giorgia Meloni abbia oggi smentito di aver minacciato la rimozione del direttore del Museo Egizio di Torino dal suo incarico. Perchè resta il comunicato inequivocabile del responsabile nazionale della comunicazione di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone.
Quanti errori genera l’arroganza, quando basterebbe ammettere di aver sbagliato.
(da “Rolling Stones”)
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