NAPOLI, IL DEPUTATO PDL ALFONSO PAPA NEI GUAI PER “INDEBITE RICHIESTE A IMPRENDITORI”
PERQUISIZIONI NELL’INCHIESTA SUI “DOSSIER PARALLELI”… SECONDO I PM IL PARLAMENTARE AVREBBE USATO A FINI STRUMENTALI NOTIZIE “SENSIBILI” OTTENUTE IN MODO ILLECITO
Un parlamentare si procurava notizie riservate e le utilizzava per «avanzare indebite pretese e indebite richieste» nei confronti di imprenditori e finanzieri resi più vulnerabili da qualche grattacapo con la giustizia.
In cambio, il deputato avrebbe offerto ai suoi interlocutori «protezione giudiziaria», vera o presunta, oppure informazioni sulle vicende che li turbavano.
Si fa più nitido, e allarmante, il quadro dell’inchiesta della Procura di Napoli sugli ingranaggi della “macchina del fango” che avvelena il Paese.
Per ordine dei pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco, la Guardia di Finanza ha perquisito le abitazioni di due facoltosi imprenditori napoletani: Luigi Matacena, 47 anni, e l’armatore Nicola D’Abundo, 60 anni.
Nella ricostruzione degli inquirenti, sono due dei nomi emersi nel corso di quelle che i magistrati definiscono come «precise e circostanziate risultanze istruttorie» acquisite con riferimento alla posizione del deputato del Pdl Alfonso Papa, ex magistrato eletto alla Camera nel 2008.
Papa non risulta indagato, in tutti i (pochissimi) atti pubblici figura sotto inchiesta, con l’ipotesi di associazione per delinquere, solo il sottufficiale del Ros Enrico La Monica, che si trova in Africa ormai da dicembre.
Ma adesso i pm indicano espressamente Papa come di un parlamentare ritenuto «coinvolto» nel «sistema informativo parallelo» che avrebbe utilizzato in maniera strumentale notizie «sensibili», riguardanti prevalentemente indagini giudiziarie, acquisite in maniera illecita.
Informazioni che sarebbero state adoperate allo scopo di avvicinare soggetti, in prevalenza imprenditori, che attraversavano un momento di difficoltà , se non addirittura di prostrazione. In questo versante delle indagini i magistrati hanno individuato D’Abundo e Matacena come due delle persone che potrebbero essere state contattate da Papa.
Così hanno deciso di disporre le perquisizioni per chiarire il ruolo dei due imprenditori, verificarne la posizione processuale (che al momento appare quella di vittime) e comprendere anche la natura del rapporto con il parlamentare.
Nei mesi scorsi, quando il suo nome era stato accostato per la prima volta all’inchiesta napoletana, Papa aveva lamentato di essere stato sottoposto a indagini in violazione delle tutele previste per i parlamentari.
Sul caso era stata presentata un’interpellanza da 100 deputati del Pdl che aveva spinto il ministro della Giustizia Angelino Alfano a chiedere informazioni.
La Procura ha sempre ribadito, documenti alla mano, di aver operato nella massima trasparenza e legittimità .
E l’indagine è andata avanti.
Si sono aperti capitoli nuovi, su appalti e sui contributi all’editoria.
Sono stati sentiti come testimoni esponenti di primissimi piano delle istituzioni e sono scattate perquisizioni all’indirizzo, fra gli altri, di madre, segretaria e autista di Luigi Bisignani, l’uomo d’affari al quale gli inquirenti attribuiscono un «ruolo chiave» nelle vicende al centro dell’inchiesta, oltre che in alcuni passaggi fondamentali della vita pubblica.
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