NEL PD GLI ANTI-RENZIANI VOGLIONO BLOCCARE LA CORSA AL VOTO ANTICIPATO
LA MOSSA DI RENZI IMPEDIREBBE ALLA VECCHIA GUARDIA DI RIPRENDERE IL CONTROLLO DEL PARTITO E LOGORARE IL SEGRETARIO
Il tentativo di frenata ha la voce di Dario Franceschini, che più volte in queste ore ha parlato col premier: “Serve un governo, per gestire in modo ordinato la nuova legge elettorale. Non possiamo andare in questo modo a elezioni anticipate”.
Parole che pesano ancora di più perchè, più a ragione che a torto, Franceschini è considerato a palazzo Chigi una sorta — se non di ambasciatore — quantomeno di pontiere di Mattarella, capace di interpretarne umori, messaggi e linguaggio.
E che, messe assieme alla notizia che la Corte si pronuncerà sull’Italicum il 24 gennaio, configurano il classico lavorio nei Palazzi che contano per scongiurare le elezioni anticipate.
Un’ipotesi che, ancora stamattina, a palazzo Chigi era ancora viva, soprattutto nell’animus dei falchi del renzismo.
Ammesso che la Corte si pronunci il 24 gennaio stesso, poi occorre che la politica recepisca i rilievi e approvi in Parlamento un sistema coerente per Camera e Senato. Realisticamente si può dire che è praticamente impossibile votare a febbraio.
In Transatlantico le vecchie volpi considerano la notizia “il segnale”, perchè guarda caso la Corte ha reso noto che si pronuncerà il 24 gennaio proprio oggi, dopo il colloquio nel premier al Quirinale e prima del giorno delle dimissioni formali.
Detto senza tanti giri di parole: come fai a votare con una legge elettorale per la Camera in attesa di giudizio e con una diversa al Senato?
È chiaro che occorre una nuova legge elettorale per poi andare a votare, e dunque un governo in carica, perchè non puoi attendere febbraio con un governo dimissionario. Sergio Mattarella, in queste consultazioni discrete e con lo stile del notaio rispettoso degli equilibri parlamentari, su un punto ha fatto filtrare una preoccupazione vera.
E cioè che non si può lasciare il paese a un governo dimissionario, in questa congiuntura economica. Esporrebbe, innanzitutto, il nostro sistema bancario.
Da segnalare poi oggi una preoccupata dichiarazione di Volker Wieland, uno dei consiglieri economici della Merkel. Per Wieland “il nuovo esecutivo italiano dovrebbe chiedere un programma di aiuti all’Esm”, il meccanismo di stabilità europeo altrimenti noto come fondo salva stati.
E sono le stesse preoccupazioni — la stabilità , la necessità di una transizione ordinata — che parecchi ministri di peso si stanno ponendo in queste ore.
Anche ministri molto vicini al premier come Paolo Gentiloni o Graziano Delrio che ieri è stato visto a palazzo Giustiniani dove ha l’ufficio Giorgio Napolitano.
A palazzo Chigi “piani A”, “piani B”, si susseguono in un clima di nervosismo, insofferenza, con mezzo parlamento che chiede le elezioni: “Fino a ieri — sussurra una fonte molto informata – il piano A era le elezioni anticipate. Dice Renzi: se nasce un governo Renzi chi dice che si dimette quando dico io?”.
Ora la sentenza della Corte, il pressing di mezzo governo, mettono all’ordine del giorno un altro schema.
Quello del “tutti dentro”: un governo con dentro la minoranza, tutto il Pd, che dialoghi sulla legge elettorale con Forza Italia, all’insegna del “se dobbiamo sporcarci le mani, sporchiamocele tutte”.
Ed è uno schema su cui antichi equilibri franano e nuovi ne nascono. Ecco che Andrea Orlando si è differenziato da Matteo Orfini proprio sulla necessità di evitare l’avventura delle elezioni anticipate con un esecutivo che affronti la questione della legge elettorale. Mentre Maurizio Martina, ministro non parlamentare, è tra i più convinti sostenitori delle elezioni subito.
Il Transatlantico pare un catino che bolle di preoccupazione.
Parlamentari che discutono sull’analisi dei flussi di Piepoli: “Altro che 40, se votiamo è un bagno di sangue”.
Anche all’interno della maggioranza renziana in parecchi suggeriscono prudenza: “Sarebbe ragionevole — dice Walter Verini, da sempre vicino a Veltroni — aspettare la sentenza della Corte fare una legge elettorale coerente e nel frattempo dar vita a un governo. A me piacerebbe che, in questo tempo, Renzi fosse protagonista di un viaggio nell’Italia, per riconnettersi col paese, con le sue energie, immettendole poi nel partito in un congresso non di tessere”.
A proposito, anche Alfano ha frenato rispetto a ieri sera quando nel corso di Porta a Porta ha scommesso “una fiche su febbraio”: “Il presidente della Repubblica — ha dichiarato oggi — troverà la via migliore”. In mezzo le pressioni dei suoi, ma anche l’aria che è cambiata. E la data della Corte, che “congela” il voto a febbraio.
(da “Huffingtonpost”)
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