“NELLE NUOVE CASETTE VOLA TUTTO, ADESSO BASTA!”
LA RABBIA SUI SOCIAL NELLE ZONE DEL TERREMOTO… SOTTO ACCUSA LE SAE, SOLUZIONI ABITATIVE IN EMERGENZA
Mobili distrutti, scaffali crollati, utensili per terra. Gli utenti sui social postano immagini scattate all’interno delle casette Sae, le soluzioni abitative in emergenza, dopo la scossa di magnitudo 4.6 che stamattina ha colpito la zona di Muccia, Pieve Torina e Pievebovigliana, in provincia di Macerata.
Sui social monta la rabbia, gli utenti accusano: sono state costruite senza alcuna accortezza, considerando la zona sismica.
“Scatoloni dove bisognerebbe sopravvivere sicuri”, scrive in un post Antonella Paganelli, “Sappiamo quanto sono costate, il doppio di una villa fatta bene (dalle nostre parti), ecco il risultato dopo una scossa 4,7 in una casetta, dentro la casetta e fuori dalla casetta”.
Le fa eco, sempre su Facebook, Riccardo Pompei, che nella didascalia di una foto con diversi pensili sparsi a terra scrive: “Provate a immaginare se fosse successo intorno a questa ora con i bambini già alzati”. “Adesso basta!”, commenta qualcun altro.
Tra i commenti al post, qualcuno però difende le casette: “La colpa non è loro, ma di come siano stati fissati i mobili, forse con qualche accorgimento in più come ad esempio le sbarre fissate meglio e più forti al movimento non sarebbe accaduto”. “Che c’entrano le case” aggiunge qualcun altro, “lì non ha tenuto la piastra che tiene il mobile”. E ancora: “Mi intendo un po’ di mobili e da quello che vedo la stecca reggi pensili è fissata solo con due stop e non ha retto, comunque mi spiace per l’accaduto”.
“La scossa che ho sentito verso la fine della nottata è stata terrificante”, ha commentato all’Ansa Ebe Meo, pensionata di Muccia, “Ha fatto sobbalzare tutto, nella casetta si è avvertita molto più forte che nelle altre abitazioni normali, ma ovviamente è più sicura”.
La Repubblica si era chiesta come venissero costruite le casette consegnate agli sfollati e documentando le promesse mancate: interventi in ritardo, poche casette consegnate.
Le prime risposte arrivavano dalle lamentele dei cittadini appena entrati, costretti a convivere con piccoli disagi quotidiani: dalla mancanza dell’acqua calda durante l’inverno alle infiltrazioni in quelle che avrebbero dovuto essere — sulla carta e per costi — piccoli gioielli di ingegneria edilizia. Le inchieste della magistratura e lo zelo della Cgil di Macerata hanno documentato che nei cantieri delle Sae erano presenti operai non specializzati e sottopagati, a volte costretti a pagare il pizzo alle ditte per poter lavorare.
(da “Huffingtonpost“)
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