NETTURBINA SALVA LA VITA A UN FERITO: MULTATA DAI VIGILI PER SOSTA VIETATA
RIANIMA UN 55ENNE INVESTITO: “SONO AMAREGGIATA, PENSAVO CHE IL REATO PIU’ GRAVE FOSSE OMETTERE I SOCCORSI”
Mentre Celia massaggiava il petto dell’uomo a terra nel tentativo di rianimarlo dopo l’arresto cardiocircolatorio, l’ultimo pensiero in transito per la sua testa era quello di rimuovere il furgoncino lasciato in divieto di sosta.
Anche perchè il mezzo era in servizio, con il logo dell’Amsa sulla fiancata, itinerante per definizione: pulizia di strade e marciapiedi, svuotamento dei cestini.
Celia Prada, infatti, di mestiere è operatrice ecologica.
Ma quando ha visto arrivare gli agenti della polizia locale – avvertiti per l’incidente con un motorino – non ha ricevuto complimenti. Anzi, le hanno staccato una contravvenzione
Sono le 17.57 di lunedì scorso all’Isola, Celia sta facendo il suo solito giro del quartiere, prima di rientrare al dipartimento Amsa in via Olgettina.
Deve sostituire i cestoni, così accosta il suo mezzo leggero – un furgoncino guidabile anche con patente B chiamato in gergo gasolone perchè alimentato a metano – all’incrocio tra via Alserio e via Civerchio prima di scendere per recuperare l’immondizia.
Siamo nell’ultimo isolato della strada che congiunge piazzale Segrino e via Farini, conosciuta più per la movida notturna davanti alla vecchia discoteca degli after party , il Pulp, che per la quiete apparente di quel pomeriggio.
All’improvviso la donna sente il grido di una frenata. Si gira e vede uno scooter che scivola grattando l’asfalto, avvolto dalle scintille. Pedone travolto.
Racconta: «Ho visto un uomo sbalzato in aria, ricadere a terra e restare lì immobile, come morto. Ho lasciato giù i sacchi della spazzatura e sono corsa ad aiutarlo».
Celia, origini peruviane, da otto anni lavora con Amsa come netturbino nel quartiere: è la «spazzina» dell’Isola.
In azienda la elogiano tutti: «Una in gamba» dicono, tra le più brave, preparata pure al primo soccorso. La donna infatti si precipita sul pedone investito, si china, cerca di rianimarlo con tenacia.
Un medico civile intervenuto durante i soccorsi della giovane dichiarerà agli infermieri del 118 che l’uomo, un italiano di 55 anni, era andato in doppio arresto cardiaco.
Traduzione: Celia gli ha salvato la vita. Tornato cosciente, l’uomo verrà portato in ambulanza alla clinica Città Studi in codice giallo. Scampato pericolo. Sospiro di sollievo.
Ma quando arrivano i vigili, la musica cambia. E quella che per tutti i testimoni, fin lì, era stata un’eroina, per i freddi verbali della municipale diventa una colpevole di divieto di sosta, addirittura presunta «concausa» dell’incidente secondo un’interpretazione piuttosto rigida della dinamica.
«Ci dispiace ma non potevamo non notificare la posizione del mezzo Amsa nell’incrocio – spiegano dal comando della locale – potrebbe aver impedito la visuale al guidatore dello scooter».
Una forzatura per chi c’era, soprattutto se si tiene conto che l’automezzo è per natura itinerante. «Dove avrei dovuto andare? Ero scesa pochi secondi prima di continuare il mio giro» dice adesso incredula davanti alla sanzione.
Tutto si riduce dunque a una multa di 27,50 euro da pagare in cinque giorni, altrimenti diventeranno 65. E neppure una menzione.
Dall’Amsa stanno valutando il da farsi, senza escludere di sostituirsi al pagamento. «Sono amareggiata – dice ancora lei -. È inspiegabile. Pensavo che il vero reato fosse l’omissione di soccorso».
Giacomo Valtolina
(da “il Corriere della Sera”)
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