NIENTE TRIONFALISMI: I DATI OCSE SUL PIL A PARITA’ DI POTERE D’ACQUISTO CI DANNO AL 10° POSTO NON AL 6°
IL GOVERNO ESULTA PER AVER SUPERATO L’INGHILTERRA, IN REALTA’ E’ LA STERLINA AD AVER PERSO IL 25% SULL’EURO…NELLA CLASSIFICA VERA, CORRELATA AL POTERE D’ACQUISTO, SIAMO SOLO DECIMI E IN QUELLA PRO-CAPITE AL 27° POSTO
Pochi giorni fa l’Ocse ha pubblicato stime che vedono l’economia italiana in forte ripresa, con tasso di variazione positivi.
L’indicatore Ocse è di tipo qualitativo e non quantitativo, ovvero cerca di registrare con sei mesi di anticipo la direzione che prenderà l’economia di un Paese. In questo casi ha ipotizzato una significativa espansione dell’attività economica italiana.
Si tratta evidentemente di un miglioramento fisiologico, visti i bassi livelli attuali: basti pensare che la produzione industriale è crollata in un anno del 25% ed è naturale ritenere che, terminata la fase recessiva in tutto il mondo, anche da noi si verifichi una ripresa.
Una ripresa lenta, senza squilli di tromba, nella media europea, non certo a livelli superiori come qualcuno vorrebbe far credere: già uscire dalla crisi con lo stesso passo degli altri sarebbe un bel miracolo, visto che veniamo da un decennio di crescita inferiore alla media.
Il presidente del Consiglio ha vantato il recente sorpasso delle dimensioni dell’economia italiana sul quella inglese, in termini di Pil.
In realtà di tratta di un sorpasso tra gamberi, dovuto alla forte svalutazione della sterlina che in due anni ha perso il 25% rispetto all’euro.
Se si volesse confrontare in modo serio la potenza economica italiana e inglese, dovremmo depurare il confronto dall’andamento dei tassi di cambio delle monete, ovvero calcolare il Pil “a parità di potere d’acquisto”.
In tal caso rimarremmo dietro agli inglesi perchè nel 2008 l’Inghilterra era decisamente avanti e nel 2009 le due economie sono arretrate a tassi simili. Il sorpasso insomma è solo una illusione ottica.
I dati del Fondo monetario internazionale ci dicono che nella classifica “vera” del Pil nazionale, a parità di potere di acquisto, l’Italia si colloca al decimo posto, mentre il Regno Unito è al settimo con un Pil più alto del nostro di ben il 18%.
Esiste poi un altro indicatore di sviluppo economico ancor più significativo, ovvero il Pil a parità di potere d’acquisto diviso per il numero degli abitanti, in pratica espresso in termini pro-capite.
In questo caso l’Italia scende al 27° posto nel mondo, mentre gli inglesi sono al 20°. La Grecia è davanti a noi, la Spagna appena dietro.
Negli ultimi dieci anni, il divario in termini di reddito pro-capite che ci separa da Francia e Inghilterra si è semmai ampliato a nostro danno.
La notizia che il tasso di disoccupazione negli Usa ha superato il 10% , dato molto negativo ed inatteso, deve quindi indurre tutti a grande cautela circa l’uscità reale dalla crisi.
In questo contesto sentire alcuni politici italiani inneggiare all’economia italiana sesta nel mondo, dovrebbe preoccuparci circa il fatto che ormai conta più l’effetto mediatico di certi annunci che la individuazione e la soluzione dei problemi della crisi che ci investe.
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