“NON CONTA CHI SONO MA COSA DICO”: VERONICA PADOAN CONTRO IL GOVERNO PER L’IGNOBILE GHETTO DI RIGNANO
LA DENUNCIA SUI BRACCIANTI-SCHIAVI: “SE NON CI ASCOLTANO ANDREMO A ROMA”
Canottiera nera, occhiali da sole scuri e tanta rabbia.
Veronica Padoan, figlia del ministro dell’Economia, da qualche tempo paladina dei braccianti-schiavi del ghetto di Rignano, ha atteso pazientemente davanti alla prefettura di Foggia l’arrivo del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, impegnato per un vertice sul caporalato.
Con un megafono ha denunciato la piaga degli schiavi delle campagne e, assieme ad una quindicina di migranti, ha esposto un lenzuolo con una scritta rossa e nera: “Sul nostro lavoro decidiamo noi. We need yes”.
“E’ dal 2014 che la giunta Vendola aveva millantato di smantellare il ghetto, il problema non sono queste comunità ; il problema è che se non si organizza effettivamente il lavoro nei campi è inutile parlare di smantellare i ghetti. La questione abitativa è presente anche nei contratti provinciali e nazionali”.
La denuncia della figlia del responsabile di via Nazionale risalta soprattutto se si guardano le foto del ‘ghetto’ postate sulla pagina Facebook del ministro Andrea Orlando, che definisce il luogo “inaccettabile”.
Ancora una volta si vede una grande baraccopoli dove vivono più di duemila braccianti-schiavi costretti a dormire dove capita, a prelevare l’acqua dalle cisterne, a calpestare uno sterrato fangoso attorno al quale è ammassata un’enorme quantità di oggetti abbandonati: reti, materassi, mobili, sedie, sdraio e poi vecchie auto e vecchie roulotte.
Le baracche sono fatte con pezzi di legno e lamiera, sono come imbracate in teloni di plastica.
Delle circa duemila persone che vivono qui, la maggior parte sono uomini, ma ci sono anche diverse donne.
Il ghetto è una sorta di vera e propria cittadella nel nulla, con baracche adibite a ‘negozi’, in cui si vendono pane, alimentari e merci di vario genere, e anche una moschea per pregare.
Veronica Padoan rilascia poi una breve intervista alla Repubblica.
“Se permettete, non dovrebbe essere importante chi sono, ma quello che dico” […] “L’unico strumento reale per cambiare le cose sono i contratti nazionali di lavoro e gli accordi provinciali: sono l’unica maniera, seppur minima, per eliminare lo sfruttamento o parte di esso”. […] “Non inserire la questione del trasporto e dell’abitazione all’interno dei contratti significa regalare l’illegalità ai caporali. E questi signori lo sanno bene. Sanno che gli strumenti per cambiare le cose sono proprio quei contratti che loro hanno firmato. Sanno che la legalità del territorio e del lavoro in agricoltura passa attraverso la legalità di chi ci lavora. È una storia così banale, così triste, così vera”.
Una protesta che potrebbe arrivare fino alla Capitale, se rimarrà inascoltata.
“Ministro Orlando, ci vediamo a Roma, perchè se non ci ascoltate dobbiamo andare da un’altra parte” dice Veronica al megafono.
Poi, mano verso la Prefettura, il coro: “Questo palazzo non serve a un ca…”.
(da “Huffingtonpost”)
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