NON E’ L’ARENA, GILETTI, BAIARDO E LA PRESUNTA FOTO DI BERLUSCONI CON GIUSEPPE GRAVIANO E IL GENERALE DEI CARABINIERI DELFINO
IL GIORNALISTA HA DETTO AI PM DI FIRENZE CHE C’E’ UNO SCATTO CHE RITRAE L’EX PREMIER CON IL MAFIOSO DI BRANCACCIO
Il giornalista Massimo Giletti ha parlato ai pubblici ministeri di Firenze che indagano sulle stragi del 1993 di una foto che ritrae Giuseppe Graviano, Silvio Berlusconi e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Lo scatto glielo avrebbe mostrato Salvatore Baiardo.
Il Fatto Quotidiano oggi pubblica il verbale dell’interrogatorio del conduttore di “Non è l’Arena”. Giletti ha detto ai pm che lo scatto fu “rubato”, cioè fatto di nascosto.
E l’ex favoreggiatore dei fratelli Graviano ha subito una perquisizione a marzo. Senza alcun esito. Luca Tescaroli e Luca Turco indagano sulle stragi di Firenze, Milano e Roma. Che si verificarono dopo l’arresto di Totò Riina. E che vedono protagonista tra gli ideatori Matteo Messina Denaro.
Baiardo, ex gelataio di Omegna, ha parlato anche di un incontro con Paolo Berlusconi a Milano. Che risale al 2011. E sul quale il fratello di Silvio si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Uno scatto e un ricatto
Marco Lillo spiega oggi che secondo Baiardo i tre ritratti nella foto stavano seduti «da qualche parte». Furono ritratti di nascosto. Secondo Giletti poteva esserci sotto un ricatto. Baiardo ha ricevuto nel 1997 una condanna per favoreggiamento nei confronti dei fratelli Graviano. Secondo Giletti parlava della foto in relazione all’abolizione dell’ergastolo ostativo per i boss non pentiti.
E sempre secondo Giletti l’ex gelataio ha parlato di un documento che riguardava la Trattativa Stato-Mafia.
Nell’articolo si smentisce anche che sia in atto un’indagine sui compensi ricevuti da Baiardo (si parla di 48 mila euro in totale) per partecipare a Non è l’Arena. La perquisizione nei confronti di Baiardo serviva quindi soltanto a cercare la famosa foto che ritrae Berlusconi, Graviano e Delfino. Risale al 23 marzo e il decreto è composto da sette pagine.
Il decreto di sequestro 16249/2022
Il decreto di sequestro ha il numero di procedimento 16249/2022 R.G.N.R. Il numero progressivo, spiega il Fatto, fa capire che i pm hanno chiuso l’inchiesta alla scadenza dei termini per poi riaprirla con l’autorizzazione del Gip. Baiardo è terzo non indagato. Gli indagati rimangono Berlusconi e Marcello Dell’Utri.
Giletti ha parlato con Turco e Tescaroli il 19 dicembre 2022. Giletti ha messo a verbale quanto segue: «Baiardo mi ha raccontato ai primi di luglio (3-4-5) di quest’anno dell’esistenza di una foto che ritrae il generale Delfino, che abitava sul lago d’Orta, Berlusconi e Giuseppe Graviano. In una circostanza me l’ha fatta vedere senza consegnarmela, tenendola lontana da me. Eravamo in un bar vicino a Milano. Mi è parsa una foto del tipo “autoscatto macchinetta usa e getta”. Ho visto raffigurate tre persone sedute in un tavolino. Berlusconi l’ho riconosciuto, era giovane, credo fosse una foto degli Anni Novanta. Sono certo che fosse lui perché in quel periodo lo seguivo giornalisticamente».
La foto di Berlusconi con Giuseppe Graviano
I pm chiedono a Giletti perché Baiardo gli ha mostrato la foto. Giletti replica: «Dal momento che ho sempre messo in dubbio le sue dichiarazioni. Il fatto ad esempio che Dell’Utri chiamasse a casa sua. E che lo stesso Baiardo passasse a Graviano le telefonate di Dell’Utri, che giungevano sia sul fisso che sul cellulare, in quanto Graviano non aveva nulla di intestato personalmente. Credo, quindi, che per dimostrare che i rapporti li teneva mi ha mostrato la foto. Ritengo che abbia tentato di verificare quanto fossi interessato e che cosa fossi disponibile a fare per renderla pubblica. Fece anche cenno a un proposito di mandarla ai magistrati: “Questa potrebbe un domani arrivare ai magistrati se le cose non vanno in un certo modo”. Così gli avrebbe detto Baiardo, lasciando intendere di poter tenere sotto scacco Berlusconi».
La testimonianza di Giletti
Giletti prosegue: «Gli risposi che la foto non solo io la dovevo toccare, ma anche far esaminare, per verificare se fosse un falso, perché dovevo essere sicuro di quanto pubblicavo. Ritengo che Baiardo abbia voluto verificare la mia reazione. Non posso escludere che volesse anche del denaro».
I pm hanno a quel punto intercettato e videoregistrato due incontri tra Giletti e Baiardo avvenuti il 21 gennaio scorso a Roma. E si sono convinti che Giletti è attendibile. Mentre Baiardo ha negato l’esistenza della foto. Alla domanda sul perché Baiardo stesse temporeggiando nella consegna della foto, il giornalista ha risposto: «È collegato a un’evoluzione della situazione sull’ergastolo ostativo. Faccio notare che Baiardo mi ha chiesto di mandare in onda l’intervista prima dell’8 di novembre, giorno della decisione della Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo (Giletti sta parlando dell’intervista fatta nel 2022 a Baiardo sull’arresto di Messina Denaro, ndr)».
Il presunto documento sulla trattativa
Giletti dice che Baiardo gli ha parlato anche di un presunto documento sulla Trattativa Stato-Mafia. Gli incontri sono avvenuti all’hotel Hilton Garden Inn di Roma. Mentre nella conclusione del decreto i pm scrivono che «quest’ufficio ha necessità di riscontrare le recenti dichiarazioni rese a questa Procura da Giletti, in relazione al possesso attuale di documenti utili alle indagini da parte di soggetti a lui vicini (i pm evidentemente indicano ‘lui’ riferendosi a Baiardo, non a Giletti, ndr), al fine di verificare la sussistenza dei rapporti finanziari dallo stesso indicati che costituirebbero antefatto rispetto alla strategia che ha portato all’esecuzione delle stragi del biennio 1993-1994».
Secondo quanto scrive La Verità a corroborare l’esistenza della foto Baiardo l’avrebbe offerta e forse anche mostrata ad altre trasmissioni informative di diverse televisioni. La verità cita esplicitamente Report di Raitre e Paolo Mondani. Senza specificare se il giornalista l’abbia sicuramente vista o meno.
Gaspare Spatuzza, Giuseppe Graviano e le stragi del 1993
Il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza ha raccontato di un incontro con Giuseppe Graviano al bar Doney di via Veneto a Roma alla fine del 1993. Nell’occasione, secondo Spatuzza, il capomandamento di Brancaccio gli aveva confidato che la stagione delle stragi di Cosa Nostra era finita. Perché la mafia aveva trovato “un accordo” con lo Stato. E gli fece il nome di Berlusconi e Dell’Utri. Nel gennaio 1994, ad onta del presunto accordo, i Graviano vennero arrestati in un ristorante a Milano. E da quel momento si trovano al 41 bis. Dopo le autobombe Spatuzza, su ordine di Giuseppe Graviano, aveva imbucato una serie di lettere destinate alle redazioni dei quotidiani: «Tutto quello che è accaduto è soltanto il prologo, dopo queste ultime bombe, informiamo la Nazione che le prossime a venire andranno collocate soltanto di giorno ed in luoghi pubblici, poiché saranno esclusivamente alla ricerca di vite umane. P.S. Garantiamo che saranno centinaia».
(da Open)
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