“NON FERMATE IL MODELLO SANITA'”, IL RIONE SI MOBILITA PER LE CATACOMBE
LA PETIZIONE AL PAPA SUPERA IN UN GIORNO LE 27.000 FIRME … 50 GIOVANI HANNO TROVATO LAVORO ATTRAVERSO IL RECUPERO DEL SITO ARCHEOLOGICO
La mobilitazione corre veloce sul web con migliaia di adesioni alla petizione promossa da Ernesto Albanese dell’associazione l’Altra Napoli per chiedere l’intervento di Papa Francesco.
E anima il Rione Sanità dove spuntano cartelli indirizzati a quella Commissione Pontificia che vuole far cassa sui biglietti staccati ai turisti che si mettono in fila ogni giorno per visitare le Catacombe di San Gennaro e San Gaudioso.
Siti storici, culturali e religiosi recuperati dall’abbandono e gestiti da dieci anni dalla Paranza, la cooperativa che è riuscita a dare un lavoro a 50 giovani del Rione Sanità , alcuni dei quali con esperienze complicate alle spalle.
Ma adesso la Commissione del Vaticano batte cassa e vorrebbe sulla base di una convenzione il 50 per cento degli incassi dei biglietti.
Conti alla mano si tratterebbe di circa 700 mila euro. Una cifra che segnerebbe la fine di un’esperienza unica che è stata capace di coniugare cultura, imprenditoria e attività sociale nel quartiere e che non tiene conto del valore aggiunto che ha rappresentato, gettando le basi per il rilancio culturale di un angolo tormentato della Napoli antica.
E proprio il Rione Sanità non ci sta a subire quello che viene visto come l’ennesimo scippo.
«Che bello vedere tutto il quartiere mobilitarsi per difendere le Catacombe»: Ciro Poppella, noto pasticciere della zona, è quasi commosso.
«Il Rione sta rispondendo alla grande e non me lo sarei aspettato. Stiamo organizzando una grande iniziativa per la prossima settimana», promette.
«Dobbiamo stare vicino a questi giovani che hanno aiutato a portare gente da tutto il mondo nelle nostre strade», gli fa eco Ciro Oliva, pizzaiolo gourmet della Sanità .
Gli appelli a non decretare la fine della Paranza compaiono sui cartelli affissi fuori dai negozi dai commercianti: “Le Catacombe erano un ce… nelle vostre mani appena avete avuto il fiuto dei soldi siete usciti fuori come lupi affamati. Vergognatevi”, scrive il titolare della pescheria, Umberto Sorrentino che incita a lottare contro quello che ritiene un «abuso».
“Giù le mani dalle Catacombe di San Gennaro. Danno lavoro a 50 bravi ragazzi”, si legge su un altro cartellone.
“San Gennaro, ci affidiamo a te. Falli ragionare a questi signori. Le Catacombe danno voce a una comunità intera”, scrivono sulla vetrina di una merceria.
La vicenda riesce a mettere dallo stesso lato della barricata rivali politici come il sindaco Luigi de Magistris e il governatore Vincenzo De Luca.
«Sono convinto che il Santo Padre, conoscendone la sensibilità , comprenderà quanto è importante per il quartiere e per la città un simile laboratorio» afferma l’ex pm, mentre il presidente della Regione posta su Facebook: «Sento il dovere di sottolineare lo straordinario lavoro di quanti operano nelle Catacombe di San Gennaro e di segnalare la necessità di trovare unanimemente una soluzione che consenta di proseguire tale lavoro. Siamo sicuri di poter contare, al di là delle gerarchie, sulla sensibilità di tutti per dare continuità e nuovo slancio a una delle iniziative più vere e interessanti del quartiere della Sanità e della città ».
I ragazzi della cooperativa non fanno polemiche con il Vaticano e continuano ad accogliere i turisti che arrivano alle Catacombe e a organizzare le visite guidate nel sito.
Antonio Della Corte lavorava qui come volontario già prima dell’arrivo della Paranza: «Accompagnavamo i pochi visitatori che venivano alla scoperta delle Catacombe prima che la Paranza fosse incaricata di gestire il sito. Niente stipendio, oggi, invece, ho un contratto di lavoro vero, ma la cosa più importante è che questa esperienza ha riportato alla luce un tesoro inestimabile creando opportunità di recupero sociale e inclusione nel territorio. La nostra speranza è che si trovi una soluzione affinchè questo sogno che abbiamo provato a costruire non naufraghi.
Prima della Paranza i visitatori arrivavano a 5 mila, nel 2017 sono stati 100 mila quest’anno contiamo di arrivare a 150 mila».
Spera in una soluzione condivisa anche Enzo Porzio, un altro dei giovani soci della coop, nata da una felice intuizione di don Antonio Loffredo, il parroco del rione: «Auspichiamo che venga riconosciuta l’unicità di questa esperienza nata nella Sanità che mette insieme bene comune, patrimonio storico artistico, privati e sta dando risultati importanti».
Eddy Colonnese, direttore della casa editrice San Gennaro, va oltre la solidarietà ai ragazzi ed è fiducioso: «La Chiesa deve aiutare l’umanità a stare meglio. Alla fine questa polemica rientrerà perchè questo è un modello vincente, spero che se ne accorgano anche gli altri»
Ieri sera la petizione aveva superato le 27 mila adesioni. L’hanno firmata gli ex ministri Fabrizio Barca e Massimo Bray, Massimo Osanna, direttore degli Scavi di Pompei, Luciano Garella soprintendente di Napoli, Giulia Maria Crespi e Ilaria Borletti Buitoni.
A sostegno dei ragazzi de La Paranza scende in campo Confcooperative Campania. «Auspichiamo che si possa giungere ad un accordo quanto prima, tenendo conto dell’esperienza della coop e del suo impatto positivo nella Sanità » dice il presidente del Comitato territoriale Ferdinando Flagiello.
Si unisce agli appelli la voce di Antonio Cesarano, il papà di Genny, vittima innocente di camorra, ucciso a 17 anni da un proiettile esploso durante una “stesa”: «È paradossale che nel momento in cui il quartiere si riprende, arrivi una richiesta come questa».
(da agenzie)
Leave a Reply