APOTEOSI DI MAIO: LUI CHE DA’ DEL FIGHETTO AL SINDACO SALA E’ DA SCOMPISCIARSI DAL RIDERE
SUI NEGOZI CHIUSI LA DOMENICA SCOPPIA LA BAGARRE… SALA: “LO FACCIA AD AVELLINO, NON ROMPA LE PALLE A MILANO”… DI MAIO: “FIGHETTO PD, CHI SE NE FREGA”… SALA: “PRIMA LAVORI ALMENO IL 10% DI QUELLO CHE HO FATTO IO”
La proposta del vicepremier Luigi Di Maio sulle chiusure domenicali di negozi e centri commerciali «la trovo una follia. E poi perchè chi gestisce negozi e ad esempio non i giornalisti? Qual è il senso?».
A dirlo è il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, nel corso di un intervento sabato mattina alla Bicocca. «Se la vogliono fare in provincia di Avellino la facciano, ma a Milano è contro il senso comune. Pensassero alle grandi questioni politiche, non a rompere le palle a noi che abbiamo un modello che funziona e 9 milioni di turisti», ha detto il sindaco.
Sala rispondeva a una domanda sulla proposta di chiusure domenicali del vicepremier Luigi Di Maio, originario appunto di Avellino, nel corso di un dibattito sul «lavoro al femminile» organizzato dal settimanale Elle.
Già al suo arrivo Sala aveva sottolineato – parlando del nuovo progetto per lo stadio Meazza – di come fosse necessario farlo vivere dagli appassionati di calcio e dai turisti «7 giorni su 7».
Pronta la replica di Luigi Di Maio su Instagram: «Per il sindaco di Milano Sala i diritti delle persone sono una rottura di palle. Nessuno vuole chiudere nulla a Milano nè da nessun altra parte, ma chi lavora ha il diritto a non essere più sfruttato. Questo rompe le palle a un sindaco fighetto del Pd? E chi se ne frega!», conclude il vicepremier.
«Quando il Ministro Di Maio avrà lavorato nella sua vita il 10% di quanto ho fatto io, sarà più titolato a definirmi “fighetto”. Non ho altro da aggiungere», questa la bruciante controreplica di Sala su Facebook.
Beppe Sala ha poi chiarito, a margine dell’inaugurazione di una biblioteca libera in un parco milanese, che quella relativa alla città di Avellino «era una battuta, anche se dietro ci sta tanta verità . E la verità è che l’Italia è una ma è fatta anche di bisogni diversi, di situazioni diverse».
«Le grandi città internazionali fanno un po’ vita a sè e hanno bisogni diversi, devono rispondere a tanti turisti, a cittadini che hanno stili di vita diversi, quindi la mia era una battuta – ha ribadito -, ma mi irrita un po’ questa idea di uniformare tutto e di potersi permettere in tutto di generalizzare. Spero che ad Avellino non si arrabbino più di tanto, ma certamente io combatterò se sarà il caso contro la chiusura delle domenica».
La politica «deve fare le cose e chiacchierare meno – ha concluso -. Alcune settimane fa si parlava di chiudere i negozi etnici ad una certa ora, anche qui non si è fatto nulla, anche se io sono convinto che il provvedimento sarebbe folle e anti democratico. Se mai bisogna regolamentare la chiusura di tutti i negozi se in un quartiere danno fastidio».
(da “Il Corriere della Sera”)
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