NON FU DECISIONE COLLEGIALE, LE CARTE SMENTISCONO CONTE E DI MAIO
LA PROVA? I TWEET E LE DICHIARAZIONI DI TONINELLI AI GIORNALI … SI SONO FREGATI DA SOLI
Ore 16.44 del 20 agosto. Il ministro Danilo Toninelli sembra soddisfatto. Lo si capisce dal suo tweet in cui scrive: «La nave Diciotti attraccherà a Catania. I valorosi uomini della Guardia costiera hanno compiuto il proprio dovere salvando vite umane ad appena 17 miglia da Lampedusa. Ora l’Europa faccia in fretta la propria parte».
La sua analisi sembra essere confermata dall’ammiraglio Sergio Liardo che ha affermato alla procura di Catania: «Dopo il 19 si decise di far salpare la Diciotti verso Pozzallo e poi verso Catania. In questa fase avevamo chiesto un porto di attracco sicuro anche a Malta, ma non hanno risposto. Il ministro Toninelli e il comandante generale hanno quindi indicato Catania quale scalo tecnico per accogliere la Diciotti».
Qualche minuto prima del tweet di Toninelli, lo stesso Liardo aveva comunicato al Viminale la decisione di far attraccare la nave a Catania.
Il capo di gabinetto Matteo Piantedosi, punto di riferimento di Matteo Salvini, a quel punto, comunicava che il ministro dell’Interno non autorizzava lo sbarco dei migranti a Catania.
Il fatto che i due ministri dello stesso governo fossero su due posizioni diverse si evince anche dai titoli dei giornli di quelle ore.
Addirittura, alcuni retroscena avevano parlato di una lite tra Salvini e lo stesso Danilo Toninelli sul caso della Diciotti.
Lo stesso disaccordo si ripete anche cinque giorni dopo, quando Salvini aveva rigettato la richiesta formale di un porto di attracco avanzata da un dipartimento che faceva capo a Toninelli, quello del coordinamento dei soccorsi marittimi di Roma, chiamato a intervenire per prestare assistenza ai migranti della nave Diciotti che, soltanto il 25 agosto, sarebbero sbarcati.
Non ci vuole, dunque, la sfera di cristallo per capire che quella decisione sulla Diciotti, ben lungi dall’essere una presa di posizione compatta e collettiva da parte del governo e delle sue due anime Lega e M5S, venne forzata da Matteo Salvini e che Toninelli si è trovato più volte a essere smentito dallo stesso ministro dell’Interno.
Far passare adesso — per cercare di salvare capra e cavoli — la storia della Diciotti come una responsabilità di tutto il governo è più di una forzatura.
(da “NextQuotidiano”)
Leave a Reply