IL COSTITUZIONALISTA AZZARITI: “NEPPURE L’INTERESSE PUBBLICO LEGITTIMA LA VIOLAZIONE DELLA LEGGE”
IL DOCENTE ALLA SAPIENZA: “LA RESPONSABILITA’ E’ COLLEGIALE SOLO PER GLI ATTI DECISI IN CONSIGLIO DEI MINISTRI, CONTE STA TRASCINANDO IL GOVERNO IN UN GUAIO”
“Si può perseguire il preminente interesse pubblico, da ministro, violando la legge? È questa la questione di fondo nel caso Salvini”. Parte da questo interrogativo l’intervista con Gaetano Azzariti costituzionalista della Sapienza.
E lei professore che risposta si dà ?
“Qui si sovrappongono due piani distinti, quello della libera determinazione dell’indirizzo politico dei governi e quello dello stato di diritto e costituzionale. L’articolo 96 della Costituzione espressamente prevede che i reati commessi nell’esercizio delle funzioni sono sottoposti alla giustizia ordinaria. Quindi la mia risposta è no”.
Ma Salvini ritiene di non aver commesso alcun reato perchè il blocco dei migranti sulla Diciotti discendeva da un “interesse dello Stato” ed era condiviso dagli altri ministri. È così?
“Le ricordo due disposizioni costituzionali: la prima dice che la responsabilità penale è personale; la seconda, l’articolo 95, prevede per i singoli ministri una responsabilità collegiale solo per gli atti decisi in consiglio, e una individuale, per quelli dei singoli dicasteri. Quando Salvini ha negato il “pos” lo ha fatto nella sua veste di ministro dell’Interno. D’altronde la procura di Catania ha ipotizzato uno specifico reato penale, il sequestro di persona aggravato”.
Ma il presidente Conte ieri si è assunto la piena responsabilità politica di quanto è stato fatto.
“Il Presidente del consiglio, che secondo la nostra Costituzione dirige ed è responsabile della politica generale del Governo, s’è assunto una grande responsabilità trascinando l’intero esecutivo nella controversa vicenda avallando politicamente un comportamento del Ministro che – secondo l’ipotesi accusatoria – sarebbe contra legem. Colpisce che un atto di tale rilevanza sia stato fatto al di fuori da ogni formalizzazione, senza investire il consiglio dei ministri, con una semplice comunicato a margine di un vertice europeo. Si tratta di una presa di posizione che certamente influenzerà la decisione che dovrà essere assunta dal Parlamento, travolgendo in caso di esito negativo l’intero Governo. Forse su una questione tanto controversa non solo politicamente ma anche costituzionalmente meglio sarebbe stato lasciare al Senato la più ampia autonomia di giudizio.
Ma Salvini vanta proprio di essere coperto dallo scudo di ministro. Se non lo fosse stato, sostiene, non avrebbe potuto bloccare quei migranti.
“Qui c’è un punto essenziale che non va dimenticato. Anche i ministri sono sottoposti alla grande regola dello Stato di diritto. Il ministro giustifica questo suo intervento richiamando una norma, quella che punisce il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, che a me appare usata in modo distorto. È vero che il reato esiste, ma è anche vero che esiste una precisa procedura svolta da altri organi dello Stato a cui il titolare del Viminale non può sostituirsi, mentre ha fatto proprio questo”.
Per Salvini il Senato può solo negare l’autorizzazione. Lei come la vede?
“Qualunque sarà la decisione, il Senato si assumerà un’importante responsabilità nei confronti dello Stato di diritto proprio perchè in questo caso, a differenza di quelli passati, ci si interroga sui limiti dell’agire politico e in particolare ci si chiede se il preminente interesse dello Stato costituzionale può comportare la violazione degli obblighi fondamentali, quali quelli derivanti dall’articolo 10 sul diritto di asilo, e quelli sulla libertà personale degli stranieri. Ricordo che, già nel 2001 e nel 2016, la Consulta e poi la Corte di Strasburgo hanno fornito chiare risposte in proposito. Che certo non vanno in aiuto a Salvini”.
(da “La Repubblica”)
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