NON PARLARE DI ROMA E TORINO: NEL M5S ARRIVA L’ORDINE DI SCUDERIA
PALLE INFUOCATE CHE GETTANO DISCREDITO E FANNO PERDERE CONSENSI
Il vero slogan della campagna elettorale M5s potrebbe essere il seguente: “Delocalizzare”. Ovvero evitare che gli insuccessi o le difficoltà di governo nelle città , Roma e Torino in particolare, diminuiscano le chance di vittoria nazionale del partito di Luigi Di Maio.
E infatti il capo politico grillino rimane immobile mentre tutti bersagliano i punti deboli di cui il candidato premier, almeno in pubblico, prova a parlare il meno possibile. È questa la strategia pensata e messa in atto per evitare che problemi come i rifiuti nella Capitale o l’addio dei revisori dei conti a Torino possano rovinare la grande partita delle elezioni politiche che in questo momento è la priorità .
Roma è una palla infuocata che nessuno vuole toccare e maneggiare.
Il governo oggi ha attaccato in modo durissimo, forse come mai successo prima, l’amministrazione capitolina. Il palcoscenico dell’offensiva è l’iniziativa “Una Costituente per Roma” promossa da Roberto Giachetti.
“Roma non è una città che si può governare cercando semplicemente di gestire le emergenze che si presentano giorno per giorno, settimana per settimana. E peraltro non sempre ci si riesce, com’è abbastanza evidente…”, ha detto il premier Paolo Gentiloni. Un attacco incrociato perchè accanto al presidente del Consiglio c’era il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: “Il centro di Roma è in una condizione indecorosa. Nessuno processa le infrazioni e ovviamente tutti fanno le infrazioni. Anche la sindaca collabori per dare forza a una proposta che restituisca una prospettiva ai romani”.
In Campidoglio i consiglieri M5s si sono subito riuniti per capire come rispondere e qualche ora dopo ecco la replica: “Siamo in campagna elettorale, quindi ricomincia a valere il principio secondo il quale ‘vince’ chi urla, offende e attacca l’avversario con buona pace dei programmi. Oggi è il turno di Gentiloni contro Raggi”, dice la stessa sindaca di Roma che passa al contrattacco dando la colpa al governo che non l’ha nominata commissario per il debito.
Per salvaguardare il partito la strategia è sempre la stessa: evocare complotti e far cadere le colpe sul passato. Di Maio preferisce far parlare i due colonnelli, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, coloro che negli ultimi mesi, anche se con sempre più distacco, hanno seguito dall’interno le vicende capitoline: “Un atteggiamento quello di Paolo Gentiloni grave — dice il primo – che dimostra come il Pd non tenga all’interesse degli italiani ma solo ai propri calcoli elettorali. Il partito di Renzi e Gentiloni è quello che ha consegnato la Capitale a Buzzi e Carminati, abbiano pertanto la decenza di tacere”.
Discorso diverso per Torino dove questa mattina era presente Luigi Di Maio e non si può dire che per lui sia stata riservata una bella accoglienza.
Prima la consigliera Deborah Montalbano è costretta a sospendersi perchè ha utilizzato l’auto blu per accompagnare la figlia a scuola e in questo caso Di Maio ha parlato di “fatto gravissimo” e ha chiesto un passo indietro.
Poi i revisori dei conti del Comune si sono dimessi spiegando di aver ricevuto “pressioni” da parte dell’amministrazione. Il sindaco Chiara Appendino, attaccata dai dem, si è difesa: “Siamo sorpresi delle dichiarazioni dei revisori dei conti. La giunta e l’ente che rappresento hanno sempre offerto la massima collaborazione”.
Ma con Di Maio, secondo quanto si apprende, non c’è stato alcun incontro nonostante il capo politico grillino fosse a Torino nè il big 5Stelle si è speso a favore della sindaca. Il candidato premier ormai guarda solo al voto del 4 marzo.
(da “Huffingtonpost”)
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