NUCLEARE: VANTAGGI PER CHI?
I RISULTATI DI UNA RICERCA PRESENTATA A MILANO… TRE MILIARDI DI RISPARMIO OGNI ANNO SE SI COSTRUISSERO QUATTRO CENTRALI… MA PER IL CONSUMATORE NESSUN VANTAGGIO IN BOLLETTA
Se l’Italia sostituisse 50 terowattora di produzione di energia a gas naturale con
altrettanta produzione nucleare risparmierebbe 3 miliardi di euro l’anno sul costo complessivo della produzione e ridurrebbe di 17 milioni di tonnellate l’anno l’emissione di anidride carbonica, ma non riuscirebbe a limare il prezzo finale pagato in bolletta dai consumatori, famiglie o imprese che siano.
Questi i risultati di un’analisi condotta dall’Associazione italiana economisti dell’energia e dal Cesi Ricerca che mostra cosa accadrebbe se lungo la nostra Penisola fossero costruite 4 centrali nucleari di terza generazione Epr, come quelle in costruzione in Francia e in Finlandia.
Intanto il costo delle centrali: 5 miliardi per ogni reattore, ovvero 20 miliardi di euro per 4 centrali. La vendita di elettricità ripagherebbe la spesa in circa dieci anni e le 4 centrali sarebbero ammortizzate nell’arco di 40 anni.
Di questi argomenti si è dibattuto nel corso del Convegno “L’opzione nucleare in Italia: quali prospettive?”, proprio per discutere gli aspetti concreti di un ritorno dell’Italia nel business nucleare. Secondo gli esperti, l’analisi economica è compatibile con lo sviluppo delle fonti rinnovabili fino al 25% del mix come previsto dal governo, poichè il nucleare è concorrente al gas, ma assolutamente compatibile con le rinnovabili.
Ipotizzando un’entrata in funzione dei reattori progressiva, a cominciare dal 2020, le 4 centrali Epr permetterebbero un risparmio sui costi di produzione pari a tre miliardi di euro l’anno, cifra che andrebbe a pieno regime nell’arco di dieci anni, tra il 2020 e il 2030.
Il risparmio per i produttori italiani deriverebbe dalla contrazione dei costi di combustibile (determinata dalla riduzione dei consumi di gas naturale) e dei costi di acquisto dei permessi “verdi”, indispensabili per compensare le emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
Dal 2026 in avanti, anno in cui la simulazione ipotizza tutti e 4 gli impianti in servizio, l’abbattimento delle emissioni di CO2 raggiungerebbe infatti 17 milioni di tonnellate l’anno, costituendo un indubbio vantaggio per la nostra bilancia dei pagamenti.
La rivoluzione non raggiungerebbe però le tasche dei consumatori finali: fino a quando non cambiano le regole che in Italia determinano la formazione del prezzo, ha sottolineato Alessandro Clerici, presidente onorario del Wec, la contrazione dei costi andrà a esclusivo vantaggio dei produttori.
Concorda in questa analisi anche Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare,: se non cambiano le regole, i consumatori continueranno a pagare l’energia in base al costo medio di produzione, e poichè le 4 centrali non abbattono il costo medio, il beneficio è nullo.
Così come impossibile è oggi, per le imprese italiane, stipulare contratti a lungo termine che altrove, in Europa, permettono all’industria di approvigionarsi di energia nucleare a prezzi concorrenziali. Si guarda in modo particolare all’esperienza finlandese dove, per realizzare la centrale di Olkiluoto3, si è considerato un approccio con diversi azionisti di una società senza scopo di lucro e non tassata, che ritirano energia al costo e non richiedono dividendi, accontentandosi di avere energia a buon mercato, sia per i propri usi sia cedibile alla borsa.
Potendo contare su un’ampia condivisione da parte dell’opinione pubblica e di una forte stabilità politica, i finlandesi sono riusciti a ottenere dalle banche prestiti fino a 40 anni ad un tasso intorno al 5% per una quota fino all’80% del valore della costruenda centrale.
In Italia si riuscirà mai a questo?
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