OBAMA LASCIA IL PAESE A UN PRESIDENTE RICATTABILE: DOSSIER SCOTTANTI SU TRUMP IN MANO A MOSCA
BARACK SALUTA L’AMERICA “YES WE DID”…CNN RIVELA: “INFORMAZIONI SCOTTANTI SU AFFARI E VITA PRIVATA DI TRUMP IN MANO AI RUSSI”
Le sliding doors della politica americana fanno coincidere l’ultimo discorso da presidente di Barack Obama con una nuova tegola per il presidente eletto Donald Trump.
Secondo la Cnn, infatti, Trump sarebbe ricattabile da Mosca, i cui hacker di Stato avrebbero informazioni scottanti sui suoi affari e sulla sua vita personale.
La nuova, esplosiva rivelazione arriva quasi in concomitanza con l’ultimo discorso di Obama, che da Chicago, di fronte a 20mila persone, invita i suoi alla lotta, all’impegno civile e alla fiducia in una democrazia scossa e minacciata.
Sul palco un misto di commozione e orgoglio: “Yes we can”, scandisce Obama, “and yes we did”, rivendica il presidente uscente. Che tuttavia si appresta a lasciare il Paese a un presidente a quanto pare ricattabile, emblema di un’America che appare più debole e divisa che mai.
Cnn: “Trump ricattabile da Mosca”
Informazioni classificate presentate la scorsa settimana dai vertici degli 007 Usa al presidente Obama e al presidente eletto Trump comprendono indicazioni su presunto materiale in possesso di russi con informazioni personali e finanziarie compromettenti per il tycoon. Tycoon che sarebbe quindi a rischio ricatto.
Lo riferiscono diversi media americani, a partire dalla Cnn che per prima ha confermato le indiscrezioni citando fonti ufficiali americane anonime. Il New York Times sottolinea inoltre che parte del materiale riguardante Donald Trump sia di natura “volgare”. In mattinata arriva la smentita di Mosca: “No, il Cremlino non ha informazioni compromettenti su Trump”: lo ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.
Il tycoon, come di consueto, commenta con un tweet, in attesa della sua prima conferenza stampa, prevista per oggi: “Notizie false. Una vera e propria caccia alle streghe politica”.
Tali informazioni – giudicate da più parti “potenzialmente esplosive” – non provengono dall’intelligence Usa, ma da un ex agente britannico. La loro attendibilità – sottolineano i media – non è stata ancora stabilita ed è adesso oggetto di verifica da parte dell’Fbi.
Stando a quanto emerge, il rapporto è stato incluso come appendice alla relazione dell’intelligence Usa sulle ‘cyberintrusioni’ guidate dalla Russia, ma non è frutto di quella inchiesta. I vertici dell’intelligence Usa hanno tuttavia deciso di includere questo materiale aggiuntivo – e pur non ancora verificato – come parte della documentazione presentata nei giorni scorsi a un gruppo ristretto di interlocutori (nello specifico Obama, Trump e solo alcuni membri del Congresso) con lo scopo principale di informare il presidente eletto che tali indicazioni circolano a Washington e per sottolineare che la Russia avrebbe raccolto informazioni potenzialmente dannose per entrambi i partiti politici, salvo diffondere poi soltanto quelle relative al fronte democratico.
La ricostruzione presenta ancora zone d’ombra. I ‘memo’ in questione sarebbero stati recuperati da un ex agente britannico dell’MI6 che in passato aveva collaborato con l’intelligence americana.
Un altro passaggio della vicenda indica inoltre – stando ancora alla Cnn – che il senatore repubblicano John McCain – a sua volta informato da un ex diplomatico britannico per un periodo di stanza a Mosca – era venuto in possesso del materiale, riguardante un lasso di tempo tra giugno e dicembre 2016, e che ne aveva consegnato copia al direttore dell’Fbi James Comey.
A quel punto però Comey era già a conoscenza di alcuni memo datati fino ad agosto 2016, consegnati a quanto risulta da un ex agente dell’MI6 ad un agente dell’Fbi a Roma. Al momento nessuna delle fonti ufficiali americane – tra 007, Fbi e Casa Bianca – ha commentato la vicenda.
L’ultimo discorso di Obama da presidente: “Non mi fermo qui, resterò con voi”
La nuova bufera piomba sul tycoon proprio mentre Obama scandisce ancora una volta lo slogan che nel lontano 2008 lo portò alla Casa Bianca: “Yes we can!”. Slogan a cui il presidente uscente aggiunge con orgoglio uno “Yes we Did”, rivendicando che “oggi l’America è migliore”.
Per Obama, il cambiamento c’è stato. Due esempi su tutti: la legalizzazione delle nozze gay e il salvataggio dell’industria dell’auto, sull’orlo della bancarotta dopo la grande crisi.
Ma l’elenco dei risultati raggiunti nel corso dei quasi tremila giorni dei suoi due mandati presidenziali non è il cuore dell’ultimo discorso da presidente. Il cuore del messaggio è piuttosto sui valori che rendono l’America ‘eccezionale’ e che non vanno traditi in nessun modo.
E per i quali lui continuerà a combattere anche fuori dalla Casa Bianca: “E’ stato un onore servire gli americani, non mi fermerò. Continuerò a farlo per il resto dei miei giorni”.
Le standing ovation non si contano. Le lacrime in platea e in tribuna scendono copiose. Anche Obama più volte appare decisamente commosso. Come quando viene scandito in coro ‘Four more years”, altri quattro anni
Non cita mai Donald Trump, se non per dire che farà di tutto per agevolare la transizione con il suo successore. Ma afferma chiaro e forte come il futuro del Paese dipenda proprio dalla salvaguardia di quei principi di libertà , uguaglianza, democrazia che furono dei padri fondatori, e che in questa fase soprattutto la minaccia del terrorismo rischia di intaccare.
Così sottolinea che non accetterà mai qualunque discriminazione contro i musulmani in America. Anche perchè l’Isis sarà sconfitta – sottolinea – solo se non prevarrà la paura e si sapranno salvaguardare proprio quei valori che il terrorismo vuole distruggere.
E ancora Obama mette in guardia da un ritorno indietro sul fonte delle discriminazioni razziali nei confronti di tutte le minoranze, a partire da quella afroamericana: “Servono le leggi, anche se queste non bastano. Devono cambiare i cuori”.
Anche negare i cambiamenti climatici – altra stoccata al suo successore – “sarebbe tradire le generazioni future e lo spirito del Paese”.
E poi il monito a non trasformare l’America come altre potenze che definisce ‘rivali’: la Russia e la Cina. Paesi che “non possono eguagliare la nostra influenza nel mondo – afferma – a meno che non siamo noi a mollare quello in cui crediamo e ci trasformiamo in un altro grande Paese che fa il prepotente con i vicini più piccoli”.
Ancora lacrime quando ringrazia la first lady Michelle: “Sei la mia migliore amica. Mi hai reso orgoglioso, hai reso orgogliosa l’America”.
E sul palco alla fine c’è anche lei, insieme alla figlia Malia, come nel 2008. E insieme all’amico di questa avventura Joe Biden.
E le luci sul 44/mo presidente degli Stati Uniti si spengono.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply