OMICIDIO DI SOUMAYLA, C’E’ UN ITALIANO INDAGATO
E’ UN AGRICOLTORE DELLA ZONA CON PRECEDENTI, NIPOTE DI UNO DEI SOCI DELL’EX FORNACE, CONOSCIUTO COME UNA TESTA CALDA
C’è un indagato per l’omicidio di Soumayla Sacko, il 29enne del Mali ucciso a colpi di fucile sabato pomeriggio all’ex Fornace, una fabbrica abbandonata al confine fra il vibonese e la Piana di Gioia Tauro, in Calabria.
Si tratterebbe di A.P., nipote di uno dei soci della società proprietaria della ex fornace, agricoltore 43enne di San Calogero, piccola frazione del vibonese molto vicina al luogo in cui il 29enne è stato ucciso.
Non è ancora chiaro se legato ad ambienti di ‘ndrangheta, certamente con alle spalle qualche precedente di polizia, per lo più relativo a liti e controversie per questioni di confini e proprietà .
Una testa calda, si sintetizza in ambienti investigativi
Secondo quanto filtra, un suo parente in passato sarebbe rimasto coinvolto nello scandalo legato alla struttura, sequestrata dopo il ritrovamento di oltre 135mila tonnellate di rifiuti tossici e fanghi radioattivi.
Questa mattina, i carabinieri della Compagnia di Tropea e della stazione di San Calogero gli hanno notificato un “avviso della persona indagata” e contestuale “notifica di accertamenti tecnici non ripetibili”.
Un passaggio necessario – spiegano fonti investigative – per consentirgli di nominare un perito di parte che assista all’autopsia che a breve sarà effettuata sul corpo di Soumayla, ma soprattutto per poter sottoporre il sospettato alla prova dello stub, l’esame per accertare la presenza di residui da sparo su mani e vestiti.
Si tratta di uno snodo fondamentale per l’inchiesta. Se lo stub dovesse risultare positivo, per l’uomo dovrebbe scattare l’arresto.
Attualmente, è indagato per omicidio e non gli è stata contestata alcuna aggravante, ma il quadro si potrebbe aggravare alla luce degli accertamenti tecnici.
Anche grazie alle precise testimonianze dei due sopravvissuti, i carabinieri fin da subito hanno stretto il cerchio attorno al 43enne, cui sarebbero stati sequestrati l’auto e alcuni vestiti.
Drame Madiheri lo aveva descritto come “basso, tozzo, con indosso una maglia nera e pantaloni grigi”, ma soprattutto aveva indicato con precisione l’auto che guidava – una Panda bianca vecchio modello – e persino parte del numero di targa.
Assistiti da avvocati e dirigenti dell’Usb, che vigilano anche sulla loro sicurezza, Drame e Fofana in mattinata, insieme al cognato della vittima, hanno formalmente riconosciuto e identificato il corpo di Soumayla.
Burocrazia della morte, che ha permesso di procedere subito dopo con gli accertamenti tecnici investigativi.
(da agenzie)
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