OPERAZIONE SCIACALLAGGIO SUI CORPI DI RIGOPIANO PER ALIMENTARE IL CORTOCIRCUITO DEL DOLORE
ALTRO SHOW ELETTORALE: SALVINI E DI MAIO IN VISITA PER L’ANNIVERSARIO CON LA PROMESSA DI SOLDI CHE NON SONO SICURI DI POTER DARE
Neanche la tragedia di Rigopiano resta fuori dalla campagna elettorale abruzzese.
E, più in generale da questa campagna elettorale permanente, del governo e nel governo, nell’era in cui la comunicazione è l’unico Dio, a prescindere da risultati e fattibilità degli annunci.
Salvini, come ha dichiarato qualche giorno fa, andrà il 18 gennaio a Rigopiano, a due anni da quella tragedia in cui 29 persone persero la vita.
E ci andrà anche Luigi Di Maio, come anticipato oggi dal Centro, nel primo dei tre giorni che dedicherà all’Abruzzo, dove si vota il prossimo 10 febbraio.
Entrambi sventolando emendamenti in cui si promettono dieci milioni di euro per le vittime, già annunciati nei giorni della presentazione delle liste elettorali, in questa macabra rincorsa al consenso. Anche in questo caso, lo stesso giorno.
Proprio l’11 gennaio i Cinque Stelle hanno depositato un emendamento al Decreto semplificazione, a firma dei senatori Primo De Nicola e altri per “stanziare risorse per aiutare i familiari delle vittime e i superstiti di quel tragico evento”.
Poche ore dopo, Matteo Salvini, ha annunciato “dieci milioni per i familiari delle vittime”, dando per fatto, nell’euforia elettoralistica, il tutto, provvedimento, stanziamento e risarcimento.
Ecco la sua dichiarazione: “Come promesso abbiamo fatto in una settimana quello che altri non hanno fatto in due anni. Un intervento di legge a favore dei familiari delle 29 vittime e, soprattutto, 10 milioni stanziati dal ministero dell’Interno per aiutare chi ha perso tutto in quelle drammatiche ore”.
Fonti del Viminale, interpellate dall’HuffPost, chiariscono che, anche in questo caso, si tratta di un emendamento della Lega, speculare a quello dei Cinque stelle, al decreto Semplificazione, che si discuterà nelle prossime settimane, sul “modello della Legge Viareggio”.
Dunque, non una posizione comune del governo, ma due leader, ognuno in Abruzzo impegnato a sostenere i propri candidati, due emendamenti di partito, con l’interesse per la questione che si accende a 20 giorni da un voto politico.
È la cronaca di una cinica propaganda politica e di un azzardo morale, che intreccia la bandiera del dolore con i vessilli dei partiti.
Al di là dei tempi di approvazione, l’azzardo sta nell’incrocio tra lacrime e norme, emozioni collettive e giurisprudenza.
È nella gestione di questo intreccio il confine tra la responsabilità e il “populismo dei sentimenti”, o semplicemente lo sciacallaggio.
Legge Viareggio, si dice. La legge Viareggio varata dopo il disastro ferroviario del 29 giugno 2009, prevedeva uno stanziamento di 10 milioni per vittime e coloro che hanno riportato ferite o lesioni gravi. Lo Stato, come è ovvio che sia, risarcisce una tragedia del genere — calamità , incidente, fatto traumatico – che riguarda un bene pubblico, su cui ci sono responsabilità acclarate.
Purtroppo Rigopiano è questione complessa, che riguarda anche un bene privato, e dunque, inevitabilmente, si deve attendere che la magistratura definisca le responsabilità dello Stato.
È un discorso che può apparire brutale, e per questo andrebbe legato ai tempi della giustizia e del buon senso e non a quelli elettorali, proprio nel rispetto del dolore. Senza speculazioni. E con la responsabilità che una promessa, in questi casi, non può rimanere tale, come uno dei tanti impegni elettorali che vengono disattesi a urne chiuse.
Per carità : è legittimo che passi il principio secondo cui lo Stato può e deve risarcire sempre e comunque, però occorre fare un discorso di verità , anch’esso brutale, altrimenti si rischia un aberrante “cortocircuito del dolore”.
Perchè a quel punto il principio, e la conseguente innovazione giurisprudenziale, andrebbe esteso a tutte le vittime di tragedie.
Non ci vuole una Cassandra a prevedere che qualcuno si alzi e dica: “E le vittime del terremoto dell’Aquila, perchè a loro no? E quelle di Amatrice? E quelle delle tante tragedie di questi anni?”.
Un mese fa, in piena discussione sulla manovra la maggioranza bocciò un emendamento a firma di Stefania Pezzopane e altri che chiedeva “l’accesso al Fondo solidale per i familiari delle vittime di catastrofi naturali” per i parenti delle vittime del terremoto dell’Aquila e di Amatrice.
Voleva essere una “provocazione” per costringere il governo a farsi carico della questione dell’Aquila dove, a dieci anni del terremoto, contro i familiari delle vittime c’è una causa aperta dalla presidenza del Consiglio, per riavere la somma di denaro data alle famiglie dopo la condanna in primo grado dei membri della commissione grandi rischi, sentenza poi ribaltata in appello.
Proprio così: l’assoluzione dei sei esponenti della commissione in secondo grado comporterebbe, secondo l’avvocatura dello Stato, l’onere per i familiari delle vittime di restituire la provvisionale ricevuta a causa della morte dei loro cari.
Voi capite quanto rischiosa sia la promessa su Rigopiano, che materializza uno scenario in cui lo Stato da una parte chiede i soldi ai familiari delle vittime di una tragedia, dall’altra annuncia di darli.
Da una parte ancora non trova una soluzione che contempli una forma di “pietas”, dall’altra dà per fatto un provvedimento, mentre è ancora in corso l’accertamento della responsabilità da parte della magistratura.
Oppure le promesse resteranno tali, incassati e i dividendi elettorale. Quando resteranno solo le bandiere del dolore.
(da “Huffingtonpost”)
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