ORA I GIUDICI INDAGANO SUL MAXIAPPALTO VINTO DA ROMEO NELLA CAPITALE
LA MARCIA SULLE STRADE DI ROMA DELLA DITTA ROMEO…VINSE UN MAXIAPPALTO PER LA MANUTENZIONE PER 576 MILIONI DI EURO AI TEMPI DI RUTELLI…AUTHORITY E TAR LO BOCCIARONO…IL CONSIGLIO DI STATO PERO’ LO AUTORIZZO’…E NELLE INTERCETTAZIONI EMERGONO PRESSIONI
Lo scandalo esploso a Napoli sull’attività dell’imprenditore Romeo sta per estendersi a Roma, con esiti imprevedibili e il concreto rischio che vengano travolte le precedenti gestioni di Rutelli e Veltroni. Vi sarebbero carte scottanti, in parte depositate nei tribunali amministrativi e nelle procure, che racconterebbero la corsia preferenziale riservata al costruttore napoletano per accaparrarsi la concessione da 576 milioni di euro per la manutenzione delle strade capitoline. L’appalto nasce nei primi mesi del 2004.
Quando la maxigara diventa di pubblico dominio, nell’ambiente dei costruttori, vox populi si dà per scontata la vittoria di Romeo. E così è stato.
Quattro le aziende partecipanti: Autostrade SpA, Manuntencoop, Manital, Romeo Gestioni. E’ interessante notare una prima anomalia: nel bando di gara non viene richiesta specifica esperienza per gestione di patrimoni stradali ( che Romeo non avrebbe avuto), ma solo in gestione di patrimoni immobiliari. Eppure di strade e di manutenzione delle stesse di tratta.
A Napoli, facendo esplicito riferimento a esperienze di gestione stradale, nello stesso periodo Romeo viene, infatti, tagliato fuori da un appalto. Perchè a Roma no? Perchè si parla genericamente di gestione di immobili? Ora cerchiamo di spiegarlo.
Siamo al 12 ottobre 2006 e la commissione di valutazione tecnica del Comune termina i lavori: primo arriva Romeo con 66 punti su 70, secondo Manutencoop con 57/70, terza Lanital con 55/70 e quarta Autostrade con 55/70.
Le uniche due aziende che avevano una specifica esperienza di manutenzione stradale sono proprio le ultime due arrivate.
Passa una settimana e vengono aperte le buste con le offerte economiche: la classifica non cambia e la gara se la aggiudica la Romeo che non aveva mai fatto manutenzione stradale.
Ma una ditta fa ricorso: la Manital presenta istanza di parere all’Autorità di Vigilanza sugli appalti pubblici e diffida il Comune di Roma dall’affidare i lavori alla Romeo, in quanto ci sarebbe un conflitto di interessi grande come una casa.
Perchè? Semplice: il titolare di una delle imprese che partecipava alla gara insieme a Romeo, Luigi Bardelli, nel periodo di nascita dell’appalto, era nel Cda di Risorse per Roma, una società di progettazione creata dal Comune stesso, proprietario al 95%.
Essendo stato presidente della Cassa Edile per 10 anni (dal ’95 al 2004) non si poteva non sapere che Bardelli fosse un costruttore interessato all’appalto del quale Risorse per Roma stava facendo la progettazione.
Domanda spontanea: come poteva il Comune di Roma non sapere che nella squadra di Romeo c’era Bardelli? Come poteva non conoscere questo conflitto d’interessi vietato dalla legge sui lavori pubblici? Legge che prevede che tra progettista ed esecutore non ci debba essere nemmeno il pallido sospetto di commistione.
Che in questo caso è chiaro e riconosciuto. Il 10 gennaio 2007 l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici dei lavori, servizi e forniture, sollecitata a dirimere la controversia, intima al Comune di Roma di non procedere alla consegna del maxiappalto e il 16 febbraio lo boccia con relativa delibera: l’aggiudicazione è illegittima.
Ma il Comune di Roma decide lo stesso di andare avanti senza tenere conto del parere dell’Authority.
La Manital non si arrende e ricorre al TAR che, con sentenza 4315 del 2007, dà torto a Romeo.
Il tribunale amministrativo regionale sancisce inequivocabilmente il conflitto di interessi da parte di Romeo e un’ulteriore serie di irregolarità .
A quel punto Romeo ricorre a Consiglio di Stato, ma vi ricorre persino il Comune di Roma da quale in teoria ci si sarebbe aspettato un più terzo rispetto alla diatriba legale dei concorrenti.
E invece stranamente si schiera con Romeo.
Ora si dà il caso che proprio in queste ore la procura di Napoli abbia trasmesso a quella di Roma i contenuti delle intense comunicazioni telefoniche tra Romeo e Renzo Lusetti del Pd, laddove traspare un tentativo di Romeo di fare pressione sui componenti del collegio del Consiglio di Stato chiamato a pronunciarsi.
Romeo a questo punto percepisce chiaro il rischio di perdere la partita e le prova tutte.
Attraverso Lusetti chiede un intervento del “grande capo” ( secondo gli inquirenti Francesco Rutelli) su un magistrato amministrativo, in quanto per lui la sentenza del Consiglio di Stato è “una questione di vita o di morte”.
Nel novembre 2007 esce la sentenza: il Consiglio di Stato ribalta il verdetto del TAR e attaccandosi a errori formali di procedura di Manital ( che il Tar aveva ritenuto irrilevanti) accoglie il ricorso di Romeo.
Si guarda bene da entrare nel merito e sorvola sul conflitto di interessi evidente, si limita al mero aspetto di un vizio di forma presunto.
Chi ha favorito Romeo, si chiedono i magistrati in queste ore? Su che appoggi ha potuto contare Romeo che, senza esperienza nella manutenzione strade, ha vinto un appalto che è arrivato ad ammontare a 720 milioni di euro?
Un piccolo particolare. Alemanno ha chiesto qualche settimana fa il livello di interventi della Romeo sulle strade romane che sembrano un gruviera.
Appurato che la Romeo aveva svolto appena il 2% dei lavori che avrebbe dovuto garantire, ha revocato l’appalto.
Quello che Alemanno in un mese ha potuto verificare, licenziando l’azienda di Romeo, Rutelli e Veltroni in 10 anni evidentemente non lo avevano visto…
Per i giudici qualcosa non va…
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