OSSERVATOR NON PORTA PENA: UN POMERIGGIO AL CONVEGNO DI FUTURO E LIBERTA’
LA TRAVERSATA NEL DESERTO FINISCE NEL MIRAGGIO DELLA LISTA PER L’ITALIA PER ASSICURARE LA RIELEZIONE A QUALCHE BOCCHINIANO E A QUALCHE (DELLA) VEDOVA ALLEGRA… FINI DETTA UNA LINEA: ACCODARSI A CASINI E MONTEZEMOLO, PORTARE IN PROCESSIONE LA STATUA DELLA MADONNA DI MONTI E SPERARE IN DIO
Ogni volta che partecipo ad un evento FLI trovo sempre meno amici ed è quello che mi spinge ad andare agli eventi di Roma, scambiare qualche opinione con chi hai condiviso un’esperienza
Appuntamento al teatro Capranica, ti aspetti un minimo di assembramento all’ingresso e invece nulla.
All’interno, galleria quasi piena ma non abbastanza gremita da potermi permettere di entrare e salutare qualche amico nelle prime file.
Cerco un posto appartato per ascoltare con attenzione tutti gli interventi e scopro di avere a disposizione un’intera platea al piano superiore insieme a qualche giornalista anch’egli fornito di penna e block notes proprio come me.
Attendo con curiosità il susseguirsi di interventi, da quello che si era letto su Facebook doveva essere l’occasione per militanti e dirigenti di parlare francamente con il Presidente Fini, sfogarsi non solo sulla rete, ma direttamente.
Iniziano gli interventi, quattro minuti a testa, Roberto Menia uno degli organizzatori fa gli onori di casa e anticipa quello che sarà il tema ricorrente, la lista per l’Italia.
A seguire Fabio Granata che enuncia nel suo intervento ciò che secondo la sua opinione va portato nella lista per l’Italia:
Diritti e cittadinanza; rispetto dell’ambiente; valorizzazione delle politiche culturali; contrasto alla corruzione, alle mafie, all’evasione fiscale.
Subito dopo Basilio Milatos, sottolinea l’importanza del coraggio e dei valori. Un richiamo alla titubanza e la confusione dimostrata in tutte le elezioni amministrative affrontate e il malessere generale della base.
Essendo responsabile di un circolo FLI di Palermo, credo abbia voluto togliersi un sassolino dalle scarpe, in riferimento alle recenti amministrative siciliane.
Inoltre a proposito del malessere della base reclama posizioni politiche centrali e non centriste, favorevole ad una lista per l’Italia ma da riempire di contenuti.
Ultimo appunto le presunte o vere aperture al PDL che fanno perdere voti e credibilità .
Dopo Basilio Milatos tocca al coordinatore provinciale di Reggio Calabria Romeo, nessun accenno alla diaspora calabrese di Angela Napoli e i circoli che la sostenevano.
Romeo reclama una maggiore presenza sul territorio di Fini e dice che FLI non ha raccolto quello che avrebbe dovuto raccogliere in termini di consensi.
A seguire Benedetto Della Vedova affascinato da una nuova scommessa, un soggetto unitario credibile, riformatore “montiano”.
Poi è la volta di Artizzu, incentra il suo intervento su identità e motivazione, descrivendo la lista per l’Italia come una realtà politica e auspicando un Monti bis.
Balzi si dimostra favorevole alla lista per l’Italia e non sa e sembra poco interessargli se esisterà ancora FLI.
Interviene a seguire Italo Bocchino, dicendo che la lista per l’Italia è dettata dall’attualità politica, esorta a lasciar da parte i sentimenti e ragionare in maniera razionale considerando che ci sono appuntamenti elettorali imminenti, in riferimento alle elezioni regionali, per lanciare una sorta di campagna elettorale permanente che porti dalle amministrative alle politiche. E continua dicendo che con la lista per l’Italia non c’è bisogno di turarsi il naso.
È il turno di Umberto Croppi che dice che le continue attese hanno portato ad una paralisi, riconosce in Renzi un elemento di novità ed esorta i presenti a lavorare sulla scia di Monti.
Interviene Penna che pensa a quello che poteva essere e non è stato, ci sono degli spazi che bisogna riempire e non bisogna delegare all’agenda Monti.
Alcune pagine dell’agenda Monti vanno strappate, tipo la disattenzione mostrata nei confronti dei malati di SLA. E reclama una maggior attenzione con impegni maggiori per i rischi idrogeologici.
Franco Fabrizio convinto che nella lista per l’Italia si possano rappresentare le fasce deboli ripartendo dalle famiglie.
Interviene Consolo dicendo che con il nuovo schieramento finisce la traversata nel deserto.
Generazione Futuro di Roma è contro la rassegnazione per una cultura dell’onestà ed è prioritario capire cosa serve all’Italia di domani anzichè pensare a cosa volesse essere FLI.
Inoltre fa richiami al sacrificio e alla prospettiva ed ad un vanto sulla vera responsabilità . Secondo i giovani romani la sanità dovrà essere pubblica.
Filippo Rossi ribadisce la sua convinzione contro gli apparati.
Potito Salatto immagina un’Italia diversa per un’altra Europa. Esorta ad inserire quelle sensibilità per le fasce deboli che mancano ai tecnici. Auspica un’organizzazione orizzontale e non verticale tra partiti ed associazioni.
Claudio Barbaro sottolinea un vizio arcaico di comunicazione da parte della politica.
Anna Mancuso reclama attenzioni su sociale e sanità .
Unico apertamente contro la lista per l’Italia è Nicola Franzoni e non mancano critiche al governo Monti e allo stesso Presidente Fini.
Incisivo l’intervento di Giulia Bongiorno che rimprovera dirigenti e militanti di invocare solo Fini.
Attacca il PDL dicendo che con quel partito la svolta sulla giustizia non ci sarebbe e non ci sarà mai stata. Critiche al DDL anticorruzione, privato da un ripristino del reato sul falso in bilancio.
E’ la volta di Fini che esordisce dicendo che non è tempo di rimpianti ed autocelebrazioni.
Enuncia le ragioni dell’impegno politico: credere in ciò che si fa; non pensare a strutturare FLI per avere uno o due punti in più per fare l’ago della bilancia; pensare più in alto.-
Illustra il progetto, un’idea dell’Italia partendo dalle esigenze della società . Esorta ad individuare dei punti qualificanti da sottoporre per un’ampia condivisione per una lista per l’Italia.
Accelerare il processo di Stati Uniti d’Europa anche cedendo quote di sovranità .
Secondo Fini la politica ha perso appeal perchè o guarda indietro o guarda al presente senza prospettive future.
Portare dentro il dibattito politico qualche scommessa, nessun bisogno di politiche moderate e rifiuto delle etichette (destra, sinistra, centro).
Per Fini la gente vuole sapere se attraverso il voto si possano cambiare le cose e la lista per l’Italia ha un significato solo come grande progetto (considerazione indirizzata a Casini e Montezemolo).
Doveva essere un confronto duro e franco tra militanti, con qualche mal di pancia, così non è stato tranne qualche eccezione, il via libera alla lista per l’Italia c’è stato, certo non davanti ad un’assemblea congressuale, non con una votazione finale, ma i presenti e gli intervenuti nei loro interventi hanno dato carta bianca al Presidente.
Non c’è stata alcuna critica nei confronti della dirigenza.
In questo modo, come da troppo tempo accade in politica si chiude una pagina, si conclude, come detto da Consolo, una traversata nel deserto e ne inizia probabilmente un’altra, con altri compagni di viaggio con una destinazione diversa, non più per essere come il PDL doveva essere e non è stato (Mirabello 2010), non più per costruire un centrodestra alternativo (Rho 2011) ma per raggiungere una meta che porterà il “montismo” (termine utilizzato da Benedetto Della Vedova) a sostituire il berlusconismo, numeri permettendo.
Un rassemblement di centro, perchè per quanto si voglia sfuggire alle etichette, sono le caratteristiche e i numeri politici degli schieramenti che determinano l’etichetta, non è importante ciò che ognuno vuole essere e vuole fare, sono i compagni di viaggio, soprattutto se hanno un peso specifico maggiore che determinano la rotta di uno schieramento politico, sognare si può, ma poi bisogna fare i conti con la realtà .
Inseguire i tecnici/professori/ragionieri che come detto da Potito Salatto hanno poca sensibilità al mantenimento di uno stato sociale che non lascia indietro nessuno e ne hanno di più verso i conti nudi e crudi, ti allontana inevitabilmente da quelle fasce deboli che hanno sempre pagato il conto delle politiche fallimentari.
Quindi un rassemblement di centro che dovrebbe prevedere quel che resta di FLI, l’UDC salvo defezioni, Italia Futura di Montezemolo, tre soggetti a sostegno di Monti che al momento non ha dato segni di volersi candidare.
Un rassemblement che non può far altro che presentarsi alle elezioni, al momento senza un programma unitario e senza un candidato premier, sperando nell’ingovernabilità per incoronare nuovamente Monti come salvatore della patria.
Può bastare come progetto?
Dipende, a qualcuno basterà perchè ci crede, a qualcuno basterà perchè si è nuovamente legato mani, piedi e cucito la bocca, a qualcuno basterà perchè è riuscito a riposizionarsi, a qualcuno basterà perchè non vede alternativa, a molti non basterà e i numeri stanno lì a dimostrarlo.
Il PDL è stato indebolito, il suo 40% è diventato il 15%, ma il 25% che si è disperso non si sa dove sia e probabilmente sabato scorso si doveva parlare più di questo anzichè complimentarsi in un intervento su due con il PD, che ha la capacità di scontrarsi al proprio interno con le primarie e rimanere il partito di maggioranza relativa, facendo capire chiaramente a Monti che un governo tecnico deve rappresentare una parentesi in democrazia.
Era stata creata un’occasione, alcuni hanno saputo raccoglierne i frutti, altri sono rimasti impigliati nella tela del tecnicismo e dell’immobilismo.
Stefano Rossi
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