PAGA 100.000 EURO DI IVA PER SBAGLIO, L’AGENZIA DELLE ENTRATE NON GLIELI RESTITUISCE
“ANDRANNO A COMPENSARE FUTURI DEBITI”… MA CI VORREBBERO 25 ANNI PER PAREGGIARE IL CONTO
Un’operazione banalissima, fatta in passato decine di volte.
L’auto-compilazione on-line dell’F24 per pagare l’Iva trimestrale. Un importo nella norma, per un agente di commercio che opera nel settore delle forniture di caffè: 967,30 euro. È un attimo.
La virgola scambiata per un punto. La cifra diventa 96.730 euro. Clicca invia e si stampa il modulo per l’archivio.
E lì scopre il piccolo dramma. Ha versato quasi 100 mila euro all’Agenzia delle Entrate. Che ora non intende restituirli, ma gli ha annunciato che andranno a compensazione di futuri debiti.
Siccome il libero professionista genera Iva per circa 4 mila euro l’anno, servirà un quarto di secolo per riavere quanto saldato per errore.
«Rivoglio indietro, immediatamente, i risparmi di una vita»: a parlare è il protagonista della vicenda, Luca Schiavon, 52 anni, di Spilimbergo (Pordenone ).
Da oltre un mese e mezzo — il versamento risale alla metà di agosto – ha assoldato una squadra tra avvocati e commercialisti per tornare in possesso del suo denaro, ma i risultati ancora non si vedono.
«Quanto accaduto ha dell’incredibile — racconta a La Stampa -: nella mia intera carriera professionale non ho mai avuto così tanto denaro disponibile nel conto corrente. È accaduto che di recente avessi venduto un immobile e mi stessi guardando attorno per decidere come investire il ricavato. Senza quei soldi, il sistema automatico avrebbe rifiutato il pagamento, per mancanza di liquidità , e mi sarei accorto di quel maledetto punto al posto della virgola».
Il vero dramma per Schiavon è però cominciato quando ha chiesto i soldi indietro.
Era persuaso che sarebbe bastata un’istanza, un po’ come accade, al contrario, con il ravvedimento dei contribuenti. Comunichi l’errore e saldi la differenza. Nossignore. Dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Pordenone la doccia gelata.
Nessun rimborso immediato, ma un iter che impone comunque una fideiussione bancaria o assicurativa di almeno tre anni, ma col finale affatto scontato.
«Nessuno si terrà i suoi soldi — la tragicomica garanzia del dirigente locale dell’ufficio del Fisco all’esterrefatto agente di commercio -: mal che le vada, compenserà debiti e crediti futuri».
Fatti due calcoli, al ritmo attuale, finirà di intascare il suo denaro alla soglia degli 80 anni.
«Mi sento come un criminale che ha commesso un delitto terribile per il quale deve pagare una sorta di ergastolo economico — ha concluso Schiavon -: un secondo di distrazione e sono finito in un tunnel di cui non scorgo la fine».
Lorenzo Padovan
(da “La Stampa“)
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