PAPA’ BOSCHI INDAGATO DIECI VOLTE
BANCA ETRURIA, 17 MILIONI DI CONSULENZE INUTILI SECONDO LA BANCA D’ITALIA
Il padre del ministro delle riforme Maria Elena Boschi, Pier Luigi Boschi, è stato indagato per dieci volte dal 2010 al 2015.
Lo scrive oggi il Fatto Quotidiano, sottolineando che tutti i procedimenti – tranne quello in corso – sono stati archiviati.
Il padre del ministro è stato indagato o coindagato per turbativa d’asta, estorsione, dichiarazione infedele, omesso versamento dei contributi.
Di quattro dei dieci fascicoli era titolare il procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi. Gli altri sei sono stati assegnati ad altri magistrati.
L’ultimo, avviato nel dicembre 2014 e ancora in corso, è stato aperto dal pm Ersilia Spena poi andata in pensione.
Per quest’ultimo, che ipotizza a carico di Boschi l’omissione dei versamenti dei contributi per alcuni dipendenti di un’azienda agricola, è stata chiesta l’archiviazione ma il giudice per le indagini preliminari non si è ancora pronunciato.
Il resoconto delle indagini avviate a carico di Pier Luigi Boschi è contenuto nel fascicolo trasmesso dall aprocura di Firenze al Csm che ne aveva fatto richiesta per valutare eventuali ruoli di incompatibilità per il procuratore capo Rossi e il ruolo di consulenza svolto per il governo.
Intanto procedono le indagini sul dissesto di banca Etruria.
Secondo il Corriere della Sera nella relazione del liquidatore Giuseppe Santone figurerebbero anche 17 milioni pagati per incarichi di consulenze ritenute “inutili” dagli ispettori della Banca d’Italia per “lavori affidati a professionisti diversi ma che avevano per oggetto la stessa materia”.
In particolare viene contestato il «pagamento di 35 fatture a fronte di prestazioni non preventivamente contrattualizzate» per 2 milioni e 666mila euro, 4 per 180mila euro e una di 2 milioni e 283mila euro «da parte del servizio amministrazioni fornitori in assenza di delibera».
Sono invece 14, per un totale di 180mila euro, le fatture «per delibere di importo inferiore a quanto pagato. Ben più alto, 5 milioni e 118mila euro il valore delle fatture giustificate da «delibere con importo generico» e addirittura 17 fatture per un totale di due milioni e 815mila euro «per le quali la data della delibera è successiva alla data del contratto o della fattura».
Comportamenti contestati anche all’ex direttore generale che sarebbe andato in svariati casi oltre i propri poteri.
(da “Huffingtonpost”)
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