PATTO SALVINI-DI MAIO: LE RIFORME COSTOSE RINVIATE A DOPO LE EUROPEE 2019
COME FAR SLITTARE FLAT TAX, REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONI DOPO AVERLE PROMESSE… MARONI PREVEDE: “CON LE EUROPEE CESSERA’ LA LUNA DI MIELE DEL GOVERNO”… DAVIGO: “RIDICOLO AMPLIARE LA LEGITTIMA DIFESA, ABBIAMO IL NUMERO DI OMICIDI PIU’ BASSO DI EUROPA”
Nell’aula di Montecitorio, che si sta rivelando assai più malmostosa di quella del Senato, il professor Giuseppe Conte sta parlando da 55 minuti, fino a quando pronuncia queste parole: «Una battuta anche sulla sanità …».
Accostarsi ad un tema delicato come la salute dei cittadini con una «battuta», può sembrare una smagliatura “pop”, che infatti suscita qualche sgradevole risata sui banchi del Pd.
Ma la complessiva indefinitezza del presidente del Consiglio sui punti dirimenti del “Contratto” («Non chiedeteci articolati normativi, non chiedeteci il dettaglio…») ha un punto di caduta molto significativo: dopo due giorni di dibattito parlamentare e due lunghe repliche del presidente del Consiglio è oramai ufficiale: nel corso del primo anno di governo giallo-verde non saranno attuate le promesse più qualificanti delle forze di governo. Reddito di cittadinanza, flat tax, quota 100 per le pensioni.
Certo, si tratta di riforme rinviate, perchè non farle avrebbe un costo politico troppo alto.
Ma per il momento ad essere ancora più alto sarebbe il costo finanziario: pur di farle subito, bisognerebbe accedere a tagli troppo costosi in termini di consenso.
Sostiene Roberto Maroni, uno dei personaggi che hanno fatto la storia della Lega, uno che non condivide Matteo Salvini ma lo conosce a memoria: «La luna di miele del governo durerà fino al 26 maggio 2019, con le elezioni Europee. Salvini punterà a chiudere la pagina berlusconiana con un nuovo sistema bipolare. Da una parte il mondo grillino e dall’altra la Lega, che punterà a diventare il nuovo partito conservatore».
Il patto Di Maio-Salvini comincia a diventare più chiaro: una campagna permanente di 11 mesi, senza riforme “costose” e con l’obiettivo strategico di “papparsi” le mezze ali: Pd e Forza Italia.
Ha ben chiaro il pericolo Matteo Renzi, che in una pausa dei lavori del Senato spiegava: «Ci proveranno, proveranno a costruire in quel modo il bipolarismo di domani e per questo noi dovremo batterci perchè l’alternativa sia radicalmente un’altra».
Per arrivare col vento in poppa alla primavera 2019, il governo Conte-Di Maio-Salvini è deciso ad approvare una raffica di leggi-manifesto: taglio alle pensioni e ai vitalizi di parlamentari, di consiglieri regionali e organi costituzionali. Pensioni d’oro. Daspo per corrotti e corruttori. Legge sulla legittima difesa.
Certo, non tutte saranno delle passeggiate. Ha spiegato Conte alla Camera: «Per i reati contro la Pubblica amministrazione dobbiamo combattere la corruzione con il Daspo e anche con l’agente sotto copertura, i provocatori su cui ho sentito varie polemiche… Ma dico che con noi gli onesti, vi assicuro, non hanno da temere nulla».
Eppure, su una delle leggi-manifesto che stanno a cuore alla Lega c’è la riserva forte di un “onesto” per definizione, Piercamillo Davigo.
Due sere fa, a “Dimartedì”, l’ex leader dell’Anm si è espresso con queste parole: «Ampliare i limiti della legittima difesa? Io trovo ridicolo che per anni si sia creato un allarme sicurezza inesistente. L’Italia è un Paese fortemente sicuro, ha il minor numero di omicidi in Europa, Nonostante l’allarme sicurezza creato, sono state fatte leggi per rendere molto più difficile la custodia cautelare. Poi però si pensa di estendere l’uso delle armi, in modo che ci pensano i cittadini ad ammazzare. Ma che modo di ragionare è?».
Ma per arrivare al 2019 il governo è chiamato a realizzare una legge di Stabilità che sia capace di sterilizzare l’aumento dell’Iva entro la scadenza del 31 dicembre 2018. L’ex presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia, in prima linea negli ultimi cinque anni, fa una previsione interessante: «L’Europa concederà al nuovo governo una flessibilità limitata nel rapporto deficit-Pil, grosso modo intorno allo 0,4%. Una concessione che potrebbe consentire di avere le risorse necessarie per congelare di nuovo le clausole di salvaguardia».
(da “La Stampa”)
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