PAZIENTI IN FUGA DAL SUD, L’ESODO CHE FA PIU’ RICCHI GLI OSPEDALI DEL NORD
IL DATO RECORD DELLA LOMBARDIA CHE INCASSA UN MILIARDO DI EURO
Si spacca sempre di più la Sanità italiana. Con la distanza tra la qualità dell’assistenza nelle Regioni che aumenta. A rivelarlo è un indicatore fondamentale: l’esodo dei pazienti. L’anno scorso, raccontano i dati delle stesse amministrazioni locali, i viaggi per fare interventi chirurgici, terapie ed esami diagnostici sono aumentati ancora, superando i livelli raggiunti prima del Covid. Sono ormai oltre mezzo milione le persone che si spostano.
I rischi dell’autonomia differenziata
La riforma dell’autonomia differenziata non è ancora realtà, ma il sistema di cura degli italiani è già spezzettato. La cosa rende assai fosche le previsioni su un futuro nel quale chi le Regioni ricche lo diventeranno ancora di più e attrarranno nuovi pazienti e professionisti, questi ultimi allettati con stipendi più altiche. Le Regioni povere, che vedranno ridursi le risorse perché i finanziamenti arriveranno dalle tasse incassate nelle realtà locali, staranno ancora peggio.
La vicenda del farmaco per il virus respiratorio sinciziale è una spia dei rischi legati alla regionalizzazione spinta, soprattutto perché ha dimostrato che se le trattative per i prezzi avvengono in ogni Regione, e non a livello centrale, possono esserci problemi, che in questo caso si sono ripercossi sulle realtà in piano di rientro, perché hanno i bilanci in rosso.
I 230 mila pazienti che si spostano
Ma se si osservano i numeri dei cosiddetti viaggi della speranza, le difficoltà sono ancora più evidenti. In un anno, secondo i dati raccolti dall’agenzia sanitaria delle Regioni, l’Agenas, sono stati circa 230 mila i cittadini delle realtà in piano di rientro (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia). Il dato è del 2022. Nel 2023 le cose peggiorate.
Ogni prestazione sanitaria ha un costo e annualmente le Regioni calcolano quelle offerte ai pazienti arrivati dalle altre città. Serve a suddividersi il Fondo sanitario nazionale, perché chi ha elargito più prestazioni a chi è arrivato da fuori deve essere compensato. Il calcolo di quanto spetta a ciascuna Regione si realizza facendo la differenza tra le spese per i propri pazienti andati altrove e gli incassi per i malati arrivati. Esistono spostamenti fisiologici, perché magari riguardano chi vive al confine tra due regioni oppure chi ha un’urgenza quando si trova lontano da casa. Poi ci sono le scelte di chi cerca altrove l’assistenza.
I viaggi costano 4,6 miliardi
Da pochi giorni la Conferenza delle Regioni ha calcolato il valore della mobilità sanitaria nel 2023. Ebbene, il dato totale è di 4,6 miliardi di euro, contro i 4,3 del 2022. Negli anni del Covid, 2020 e 2021, i numeri erano scesi perché le persone si sono spostate meno. Ma nel 2019 si era arrivati a 4,5 miliardi, quindi la corsa è ripresa.
I dati delle Regioni
Analizzando i risultati delle singole Regioni, si osserva come chi era già attrattivo, lo è diventato ancora di più. È il caso principalmente di tre realtà. La prima, come da tradizione, è la Lombardia. Ha incassato un miliardo di euro (dato record) e ha speso 421 milioni per i suoi abitanti che si sono curati fuori. Il saldo è quindi positivo per ben 579 milioni. Come detto c’è stata una crescita, visto che nel 2022 era a 550 milioni. La seconda realtà più attrattiva è l’Emilia-Romagna, che ha registrato una crescita ancora più importante. Il saldo tra denaro entrato per curare cittadini di altre Regioni (723 milioni) e di quello uscito è di 465 milioni, contro i 407 dell’anno precedente (+14%). Poi c’è il Veneto, con il saldo che passa da 176 a 189 milioni. La quarta Regione è la Toscana, che però è l’unica a scendere (da 63 a 58 milioni). Sono queste le realtà sanitarie più forti del Paese, le altre vanno tutte in negativo, a parte Trentino, Alto Adige e Molise (+22 milioni) che è in piano di rientro.
E tra chi finisce in rosso chi va peggio? Manco a dirlo, le altre Regioni in piano di rientro. Tra l’altro, quasi tutte peggiorano. Il saldo più pesante lo ha la Calabria (—295 milioni), che tra il 2022 e il 2023 ha superato la Campania (che è a —285) in fatto di passivo più alto. La Sicilia è a —221, la Puglia a —198, il Lazio a — 71 e l’Abruzzo a —90 (dato però migliore dell’anno precedente). La Liguria, che non ha mai sfondato il bilancio, non sta comunque bene: è a —99 milioni.
(da agenzie)
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