PD DIVISO SULLE REGOLE DEL CONGRESSO, SLITTA IL VOTO DELL’ASSEMBLEA
RENZI: “AL GOVERNO DA SOLI”, CUPERLO: “ANCHE IL MIGLIORE NON PUO’ VINCERE DA SOLO”… SCONTRO SULLA NORMA CHE DISTINGUE SEGRETARIO E PREMIER
È caos nella giornata conclusiva dell’Assemblea nazionale del Pd.
È arrivato l’accordo per la data e le regole del prossimo Congresso ma è saltata la modifica dello statuto.
Nella fattispecie non si è trovata l’intesa sulla modifica dell’articolo 3, che voleva eliminare l’automatismo di ruoli tra il segretario del Pd e il candidato premier (in Assemblea c’e’ stato a riguardo il forte dissenso di Rosy Bindi).
L’intesa raggiunta a fatica in interminabili riunioni della commissione sulle regole non ha retto del tutto alla prova del voto finale dell’Assemblea.
Riassumendo: congresso nazionale e primarie per l’elezione del segretario aperte a iscritti e non iscritti si terranno l’8 dicembre; saranno preceduti dai congressi di Circolo e provinciali; entro la fine di marzo si terranno i congressi regionali.
I candidati alla segreteria dovranno infine ufficializzare la propria discesa in campo entro l’11 ottobre.
C’è accordo pure sulla norma che prevede che a sostenere i singoli candidati siano solo liste riferite al loro programma, in questo modo si cerca di arginare l’ulteriore frazionamento in correnti e di evitare che si formino gruppi di pressione che poi confluiscono sulle candidature.
Il tutto dovrebbe essere approvato definitivamente dalla riunione della Direzione del Pd che si terrà il 27 settembre.
Il primo match tra candidati svoltosi nell’Assemblea ha esaltato le particolarità di ognuno.
Gianni Cuperlo ha svolto un discorso che è apparso alla platea dei delegati il più “costruito” con molteplici riferimenti culturali alla tradizione della sinistra e alla necessità di profondo rinnovamento di quest’ultima.
Ha parlato di “destra” e di “sinistra”, di necessità di pensare il futuro e di distinguersi sui valori e sulle scelte dai propri avversari pur nel difficile compito di governare assieme al Pdl.
Quanto al Pd, Cuperlo ha ribadito di privilegiare la separazione di ruoli tra segretario e premier: «Da solo il migliore di tutti noi non ce la fa».
A chiudere ha usato una dotta citazione di Norberto Bobbio: solo discutendo sulla natura di se stessi, si avrà chiaro il nostro destino.
Matteo Renzi, forse un po’ spiazzato dal discorso di Cuperlo, ha usato la sua abilità oratoria per ricordare al competitor: «La crisi non e’ crisi solo del modello della destra. La crisi della politica interpella tutti noi. In questi vent’anni abbiamo governato anche noi, ci siamo stati anche noi. Se non siamo in grado di interpretare il cambiamento, è un nostro problema. Proprio questo è ciò che non ha funzionato in anni recenti nella politica del Pd».
Renzi ha poi rinunciato a presentare una propria piattaforma politica con ambizione programmatica. Ha preferito distinguersi bacchettando il governo e ricordando a Enrico Letta: «Se si e’ sforato il tetto del 3,1% del debito pubblico, o si ha il coraggio di dire che quei parametri vanno rimessi in discussione o si ha il coraggio di dire che l’Imu lo rimetteremo a posto. Non e’ giusto dare la colpa all’instabilita’ politica, sostenendo l’idea che sia sempre colpa di qualcun altro».
Arriva in conclusione la promessa che il suo Pd sarà «completamento diverso da quello attuale». Alla fine dell’intervento di Renzi c’è stato l’abbraccio con il rivale Cuperlo, interpretato come dichiarazione di lealtà nella sfida appena avviata per la conquista del vertice del partito.
Gli altri due candidati, Pippo Civati e Gianni Pittella, sono apparsi schiacciati in un ruolo marginale dalla forza di consenso che possono suscitare Cuperlo e Renzi.
Civati ha confermato di essere il più a sinistra tra gli sfidanti: ha ricordato le battaglie sui diritti e il rapporto con Sel di Nichi Vendola, ha chiesto rinnovamento al partito sia nelle sue forme organizzate, sia nei suoi gruppi dirigenti.
Ora Civati dovra’ trovare ulteriori argomenti di differenziazione più da Cuperlo che da Renzi, se vuole rosicchiare consensi nell’area dalemiana e bersaniania.
Pittella è quello che con più forza ha chiesto al Pd di collocarsi sul fronte dell’Internazionale socialista e del Partito del socialismo europeo, chiarendo cosi’ quali sono identita’ e collocazione internazionale del Pd.
Il vicepresidente del Parlamento europeo ha chiesto con forza di battersi senza indugi per allentare la pressione del Patto di stabilita’ a livello europeo che pesa come un macigno sugli atti del governo guidato da Letta.
Il Congresso del Pd ha quindi tagliato oggi il suo nastro d’avvio.
Da domani i quattro candidati se le daranno di santa ragione, pur confidando in regole condivise e di garanzia democratica per ognuno.
Renzi e’ il favorito, Cuperlo e’ l’outsider.
Il primo assicurerebbe al Pd l’approdo post-ideologico a una formazione inedita per base sociale e collocazione politica, il secondo manterrebbe il partito profondamente ancorato nella nuova sinistra che vuole contribuire a costruire.
(da “La Stampa”)
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