PD, LA MINORANZA RIVUOLE IL PARTITO: “NUOVA SEGRETERIA”
I CUPERLIANI PREMONO : “NON SIAMO UN COMITATO DEL PREMIER”… DENUNCE DI BROGLI NELLE PRIMARIE A BARI
Una nuova segreteria, e in tempi brevi. Perchè il partito “non può essere il comitato elettorale del premier”.
E perchè il timore di tanti cuperliani è che la “ditta”, per citare Bersani, venga progressivamente rottamata, anche per semplice incuria.
Larga parte della minoranza interna del Pd lo ripete dentro e fuori microfono: urgono sostituti ai membri della segreteria chiamati in massa al governo.
Non solo: Renzi farebbe cosa buona e giusta lasciando la guida del partito a qualcun altro. “Avere un segretario che è anche premier è un’anomalia” aveva detto pochi giorni fa a Repubblica Gianni Cuperlo, scandendo le sue perplessità sul doppio ruolo.
Consentito dallo statuto Pd, ma finora mai ricoperto da nessun democratico.
Nella sua intervista a l’Unità di due giorni fa, Pier Luigi Bersani ha usato parole dalla sfumatura simile: “Il Pd non può essere un’appendice insignificante del governo, deve conservare la sua capacità di fare proposte”.
Il senatore Miguel Gotor, molto vicino a Bersani, rilancia: “Renzi deve colmare i vuoti in segreteria, perchè il partito non può essere il comitato elettorale del presidente del Consiglio, ma deve mantenere una sua autonomia e una sua dialettica con il governo. In caso contrario, se l’avventura di Renzi non dovesse avere il successo che ci si aspetta, le conseguenze sarebbero pesanti per tutta la democrazia italiana: dopo le scorse Politiche il Pd è diventato il fulcro del sistema”.
Ma il segretario appena eletto deve farsi da parte, lasciando spazio a un coordinatore o a un nuovo congresso?
“Le forme del nuovo assetto le dovrà scegliere Renzi, confrontandosi con la direzione nazionale. Compete a lui”.
Lui, il neo premier, sa che il tema andrà affrontato in tempi brevi. Non può permettersi troppi malumori e distinguo in corso d’opera: innanzitutto in Senato, dove la maggioranza ha numeri esigui.
Non a caso ha inserito tra i ministri un bersaniano di ferro come Maurizio Martina.
Per il ruolo di coordinatore in sua vece Renzi pensa al fedelissimo Lorenzo Guerini, attuale portavoce del Pd.
C’è chi parla di una possibile promozione per Debora Serracchiani, già responsabile Trasporti. Ma è il governatore del Friuli Venezia Giulia: un bell’impegno.
Nel frattempo Roberto Giachetti, renziano di vecchia data, reagisce: “Ma è possibile che mentre si tenta di rilanciare sui contenuti, c’è chi pensa subito ai posti? E poi è singolare che la richiesta arriva da chi solo qualche settimana fa non è voluto entrare in segreteria”.
Alfredo D’Attorre, senatore bersaniano, cambia prospettiva: “Il primo problema non sono i posti ma la politica, ovvero la capacità del Pd di fare da stimolo a un governo che non è solo di centrosinistra su temi come la legge elettorale, l’Europa e il lavoro. L’attuale segreteria va verificata sui fatti. Credo però che Renzi nominerà un coordinatore del partito. E ovviamente il ruolo della Direzione dovrà crescere”.
Da Bari invece arriva il frastuono delle denunce di brogli.
Il fosco contorno alla vittoria nelle primarie del deputato renziano Antonio Decaro, scelto domenica come candidato sindaco del centrosinistra.
Decaro, primo con il 53 per cento davanti a Giacomo Olivieri (Realtà Italia) e all’indipendente Elio Sannicandro, punta a succedere a Michele Emiliano, suo mentore e compagno di fede renziana.
Ma la notizia è il numero dei votanti, quasi 21 mila. Tanti, anzi troppi, a detta di Sannicandro (“mi arrivano numerosissime segnalazioni di episodi inquietanti”) e soprattutto di Emiliano, che domenica twittava così: “Andate ai seggi, c’è una chiara infiltrazione della destra nel voto libero”.
Per limitare i danni, il comitato dei garanti aveva sospeso il rilascio della ricevuta per il contributo di 1 euro.
Adoperata, secondo voci che si rincorrevano di quartiere in quartiere, per ottenere un compenso in denaro da oscuri capibastone.
Sospetti da provare, ma comunque fastidiosi per il Pd di Bari.
Per inciso, la città da dove Renzi aveva iniziato la campagna per la segreteria.
Ieri il coordinatore locale di Forza Italia, Antonio Distaso, ha parlato di “spettacolo indecente”. Gli ha replicato il democratico Domenico de Santis: “Distaso dimostra che la destra barese ha tentato di rovinare le primarie. Numerosi esponenti di Fi presidiavano i seggi ”.
Emiliano invece invoca “una regolamentazione per legge delle primarie”. Mentre Decaro ha ricevuto le congratulazioni di Renzi, della Madia e della Boschi.
Primarie anche in 13 Comuni del bolognese e in tre capoluoghi lombardi.
A Bergamo ha vinto Giorgio Gori, ex direttore di Canale 5, mentre a Cremona è stato scelto il ricercatore Gianluca Garimberti e a Pavia Massimo Depaoli, insegnante.
Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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