PECORARO SCANIO INDAGATO: E’ INCIAMPATO SULLA CENTRALE A TURBOGAS
AVVISO DI GARANZIA ALL’EX MINISTRO DELL’AMBIENTE PER I FINANZIAMENTI PUBBLICI DESTINATI ALLA COSTRUZIONE DELLA CENTRALE DI SCANDALE … ACCUSE PESANTI: ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, CONCUSSIONE, FALSO, TRUFFA, VIOLAZIONE DELLA LEGGE SULLE ASSOCIAZIONI SEGRETE… INDAGATI ANCHE GALATI E CHIARAVALLOTTI (PDL)
Forse Pecoraro Scanio doveva continuare nella sua crociata contro le centrali elettriche. Aver cambiato idea non gli ha portato bene: il sostituto procuratore di Crotone, Pierpaolo Bruni, sospetta, infatti, che dietro la giravolta si nasconda un giro di tangenti e ha spedito all’ex ministro verde un avviso di garanzia con pesanti accuse. Associazione a delinquere, concussione, falso, truffa, ricettazione.
Esiste una “gola profonda”, Antonio Argentino, procuratore della società Crotone Power Development.
L’inchiesta riguarda la costruzione nella città calabrese di una centrale a turbogas e le parole di Argentino lasciano poco spazio ad equivoci: due funzionari gli chiesero somme di denaro attraverso false consulenze a favore di società riconducibili a Tommasi (ex assessore regionale verde all’Ambiente) e a Pecoraro Scanio, allo scopo di assicurare il buon esito del progetto di realizzazione di una centrale elettrica a cura della sua stessa azienda.
Gli stessi funzionari in una fase successiva gli avrebbero chiesto altri 40.000 euro.
L’inchiesta decolla quando la polizia francese ferma per un controllo a Thonon les Bains un manager italiano, socio del consorzio che cura una filiera energetica nel comune di Scandale, con una valigetta contenente titoli per 21 milioni di euro.
Parte l’inchiesta della Procura col sospetto che il denaro fosse destinato al pagamento di tangenti a politici di livello regionale e nazionale, in maniera bipartisan, sia di destra che di sinistra.
Le mazzette dovevano ricompensare la loro collaborazione alla spartizione di milioni di euro di finanziamenti pubblici, destinati allo sviluppo industriale dell’area di Crotone, sviluppo, infatti, mai iniziato.
Secondo le indagini della Procura, il sistema prevedeva il pagamento di tangenti su conti di società estere: “alcuni indagati realizzavano provviste di denaro che poi spartivano attraverso società offshore”.
Gli indagati avrebbe incassato la bellezza di 28,6 milioni di euro tramite due società , con base in Lussemburgo, delle quali sarebbero stati soci occulti.
Sono finiti indagati, oltre a Tommasi e Pecoraro Scanio, anche Pino Galati, ex sottosegretario alle Attività produttive (Pdl), l’ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Caravallotti ( Pdl), funzionari regionali, imprenditori e un magistrato del Tar, Giovanni Iannini, accusato, insieme a Caravallotti, di aver partecipato a logge massoniche segrete e di aver abusato del suo ruolo di magistrato per modificare sentenze a vantaggio di amici.
In pratica il gruppo di operatori locali era riuscito ad ottenere sia i finanziamenti della Regione che 133 milioni di euro dal Cipe e su questi ci sarebbe stata una spartizione bipartisan.
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