PER FAVORE, NON MANDATE PIU’ SILVIO SOLO IN EUROPA
“SONO IL PIU’ FORTE, IL PIU’ FORTE RESTO IO” DICE A BRUXELLES DI FRONTE AI CAPI EUROPEI SBIGOTTITI…. “BISOGNA VIETARE LA PAROLA AI COMMISSARI E AI LORO PORTAVOCE” INSISTE, MA LA MERKEL LO ZITTISCE: “CI SONO DEI TERMINI CHE QUI NON SI POSSONO USARE”… POI TORNA IN ITALIA A GIOCARE COL PALLOTTOLIERE
E’ il 16 settembre, siamo a Bruxelles per la famosa colazione in cui il presidente francese Sarkozy si è scontrato con il numero uno della Commissione Ue Barroso sulla vicenda dei rom.
Il quotidiano francese “Le Monde” di quell’incontro ha fornito un resoconto dettagliato: “Al momento di attaccare le coquilles Saint-Jacques, Silvio Berlusconi non attende neppure che Barroso gli dia la parola e si mette ad esporre una serie di numeri sulla nuova ripartizione delle forze politiche in Italia. C’è chi non capisce. La funzionaria finlandese, al suo primo consiglio, prende nota freneticamente. “Sono il più forte, il più forte resto io” ripete Berlusconi tra lo sbigottimento degli altri primi ministri che non gli avevano certo chiesto di illustrargli i problemi interni del nostro governo.
Ma Silvio, non pago, chiede anche di “ridurre al silenzio” i commissari che lo attaccano: “bisogna vietare la parola ai commissari e ai loro portavoce” proclama.
La Merkel è irritata e lo zittisce: “Bisogna evitare di usare certi aggettivi, ci sono dei termini che qui non si possono usare”.
Diciamo la verità : le uscite internazionali del premier creano sempre più imbarazzo.
E solo qualche giorno prima a Mosca aveva evitato di leggere il testo preparato dai tecnici dello staff e a braccio era arrivato ad attaccare i “finiani disgregatori” nel consesso meno adatto, quello internazionale, con esponenti di primo piano russi piegati in due dalla risate e un visibile imbarazzo deu presenti.
Non lamentiamoci poi se veniamo esclusi da certi organismi internazionali, la credibilità del nostro governo è bassa, molto bassa.
A parte Gheddafi e Putin, nei cui confronti intercorrono anche interessi e affari personali, siamo isolati.
Fare il piacione puo servire al convegno delle casalighe di Voghera, forse, non certo a quei livelli.
Come fare battute e raccontare barzellette di dubbio gusto.
Il teatrino della politica italiana all’estero non è molto apprezzato e neanche i suoi capocomici.
Il consiglio di non mandare il premier in Europa da solo è nell’interesse di tutti: suo e del nostro Paese.
Non ci chiedono di farci rappresentare da un caratterista, altrimenti sarebbe meglio inviare un film di Alberto Sordi, dove il prototipo dell’italiano seduttore e presuntuoso verrebbe delineato anche meglio.
Vorremmo solo un politico che rappresentasse una destra che avesse anche altri argomenti che i rom o la percentuale di consensi del giorno prima.
Per fortuna (o sfortuna) poi il premier è tornato in Italia e ha ripreso a giocare col pallottoliere dei voti alla Camera: 296 + 3 diniani + 5 transfughi siciliani dell’ Udc + Nucera e Pionati + 5 di Noi Sud = 311.
Ne mancano sempre 5 per arrivare a 316 e poter sostenere che i finiani non servono.
La campagna acquisti non ha dato ancora l’esito sperato, eppure il premier ha messo a disposizione 1 posto da ministro (Fitto lascerebbe liberi gli Affari Regionali a uno dei siciliani ex Udc e si sposterebbe allo Sviluppo economico), 2 posti da viceministro, 2 posti da sottosegretario (Musumeci de La Destra ha cosi realizzato il suo volo da rivoluzionario), più altre nomine sparse.
Da un voto, un seggio siamo passati a un voto, una poltrona.
Che bella rivoluzione liberale.
Però Silvio lo vedremmo bene come consulente del nuovo governo svedese: il centrodestra, prendendo il 49,6% dei voti non ha avuto la maggioranza per due soli seggi.
Il candidato premier ha chiesto tempo per riflettere sul problema poitico che si pone.
Poveretto, da noi non sarebbe stato certo a perdere tempo a pensare: due deputati si possono comprare in mezza giornata e lui si sta ad arrovellarsi.
Altra politica, altro Paese, altra destra.
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