PER MANNHEIMER SARA’ “L’ELETTORE MOBILE” A DECIDERE LA PARTITA DI MILANO
LA SINISTRA RECUPERA GLI ASTENUTI IN PASSATO, IL PDL SOFFRE IL “NON VOTO” … GIUDIZI NEGATIVI SULLA COMUNICAZIONE DELLA MORATTI, POSITIVI PER PISAPIA…UNO SU OTTO HA SCELTO NELL’ULTIMA SETTIMANA
Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni amministrative?
Di certo, si è assistito ad una significativa sconfitta, anche personale, di Berlusconi nelle consultazioni cardine, quelle di Milano.
Ma, più in generale, sono stati puniti i partiti maggiori, sia per la diminuzione dei consensi in assoluto, sia per il successo, in diversi contesti, delle forze politiche più radicali e più legate all’antipolitica.
Ha invece vinto soprattutto la rinnovata capacità di molti elettori di scegliere autonomamente, sulla base della propria valutazione della figura dei candidati, al di là (o talvolta contro) l’appartenenza o la simpatia di partito.
Lo mostra, tra l’altro, il fatto che, ad esempio nel caso milanese, più del 35% ha dichiarato di avere effettuato la propria scelta soprattutto sulla base dell’immagine (e della comunicazione) del candidato.
È un fenomeno indicato anche dalla pratica così diffusa del voto disgiunto, nel quale l’elettore ho optato per un candidato sindaco diverso dalla propria indicazione di partito.
Proprio questa ritrovata indipendenza della valutazione personale ha spinto molti a procrastinare nel tempo la scelta definitiva, valutando e soppesando i diversi messaggi emersi nella campagna elettorale.
Nel capoluogo lombardo, il 13% dei cittadini ha deciso infatti cosa votare solo nell’ultima settimana prima della consultazione.
E un altro 4% ha definito il proprio orientamento solo nell’ultimo mese.
Si tratta dei famosi indecisi (frequenti soprattutto tra chi dichiara di sentirsi politicamente di centro ma anche tra chi – e sono tanti – afferma di non avere una precisa posizione politica), corrispondenti a quasi il 20% dell’elettorato, che sono giunti ad una decisione solo alla fine (o quasi) della campagna elettorale.
A costoro va aggiunto forse quel terzo di astenuti che ha deciso invece di disertare le urne proprio all’ultimo momento.
Tutti costoro sono stati dunque fortemente influenzati nella loro scelta dalla campagna elettorale.
La quale, almeno per ciò che riguarda i due candidati principali, è stata giudicata in modo differenziato.
Nel caso della Moratti, le valutazioni negative sulla comunicazione (39%) superano quelle positive (32%).
Viceversa, la campagna elettorale di Pisapia fa riscontrare una prevalenza dei giudizi di plauso o, quantomeno, di sufficienza (38%) su quelli di critica più o meno intensa (30%).
Già questi dati sulla percezione della campagna possono spiegare in buona misura l’insuccesso della Moratti.
Il fatto poi che, come si è detto, una quota significativa abbia deciso all’ultimo momento dimostra come l’errore finale della comunicazione del Sindaco uscente (in occasione del dibattito televisivo con il suo avversario) abbia contato non poco nella sua sconfitta in questo primo turno.
Ma cosa hanno comportato queste scelte, spesso tardive e/o difformi dall’appartenenza di partito?
Come hanno votato oggi gli elettori rispetto alle elezioni regionali dell’anno scorso?
Le stime dei flussi elettorali rilevabili a Milano forniscono diverse indicazioni.
Le più significative sembrano riguardare l’intensità dei movimenti da e per il non voto: intendiamo con questa espressione chi, in questa elezione o nella precedente, si è astenuto, ha votato scheda bianca o ha scelto di manifestare la propria preferenza solo al candidato senza indicare alcuna lista di partito.
Ad esempio, ciò può spiegare in parte il calo (14.000 elettori circa) degli elettori del Pdl.
Molti (secondo le nostre stime quasi 40.000) di quanti avevano scelto il partito l’anno scorso si sono rifugiati in questa alternativa.
È vero che il Pdl ha conquistato, al tempo stesso una parte di chi si era astenuto invece l’anno scorso, ma il saldo rimane negativo.
Lo stesso fenomeno ha investito, sia pure in misura minore la Lega (che ha ottenuto in queste elezioni circa 14.000 voti in meno rispetto all’anno scorso) anche se, in questo caso, i flussi sono stati molteplici: è indicativo notare che una piccola parte di ex leghisti, forse più vogliosa di protesta, ha scelto addirittura di spostarsi sul Movimento 5 Stelle.
Il Pd ha invece guadagnato consensi rispetto alle ultime regionali.
Anche per questo partito hanno contato molto gli (ex) astenuti, sebbene esso registri flussi a suo favore da parte dei partiti di tutto l’arco politico.
In definitiva, queste elezioni sembrano mostrare la diffusione di un elettorato più mobile e pronto a spostarsi da una forza politica all’altra e da e per l’astensione. Ciò che potrebbe segnare l’avvio di una nuova e diversa fase nella vicenda politica del nostro paese.
Renato Mannheimer
(da “Il Corriere della Sera“)
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