PESCHERECCIO MITRAGLIATO DAI LIBICI: LE BUGIE DI FRATTINI E MARONI HANNO LE GAMBE CORTE
PER FRATTINI, I LIBICI HANNO SPARATO IN ARIA: PECCATO CHE 50 FORI DEI PROIETTILI DIMOSTRINO CHE HANNO SPARATO AD ALTEZZA D’UOMO…PER MARONI “ERANO STATI PRESI PER CLANDESTINI”: SMENTITO SUBITO DAL COMANDANTE…PERCHE’ GLI ITALIANI A BORDO DELLA NAVE LIBICA NON HANNO REAGITO
La vicenda del peschereccio di Mazara del Vallo che, mentre navigava in acque internazionali senza esercitare neanche la pesca, è stato mitragliato dalla motovedetta libica che il nostro Paese aveve pure regalato alla Libia e con a bordo un ufficiale della Guardia di Finanza, sta assumento aspetti grotteschi.
A bordo dell’unità libica era infatti presente un ufficiale italiano in funzione di osservatore, untitamente a personale tecnico italiano che assiste i libici nel pilotaggio.
Il comando è sempre affidato a un ufficiale libico.
Gli italiani presenti a bordo non hanno potuto reagire nè proteggere i nostri connazionali imbarcati sul peschereccio Ariete perchè sono stati costretti dai libici a scendere sottocoperta.
L’ufficiale da lì si è messo in contatto con con il Comando generale, chiedendo istruzioni.
Gli è stato semplicemnete risposto di non partecipare all’azione, non di opporsi a mitragliare i nostri connazionali.
Nella serata di ieri, il ministro Frattini ha fatto il primo scivolone, sostenendo che i libici avrebbero sparato in aria a scopo intimidatorio: grave che un ministro dichiari il falso, visto che esistono le prove fotografiche che i libici hanno sparato ad altezza d’uomo svariate raffiche di mitra.
O forse Frattini deve mentire per non suscitare lamentele da parte dei potenziali assassini del governo di Gheddafi?
Stamane arriva Maroni e spara la sua: gli italiani erano stati presi per clandestini, per quello i libici hanno sparato.
Doppia gaffe: da un lato si giustificherebbe che, qualora fosse stato un barcone di profughi, sarebbe stato legittimo sparare agli uomini a bordo.
Dall’altro viene subito smentito dal comandante dell’Ariete.
“Ma quale incidente, Maroni dica quello che vuole. Ma non possono averci scambiato con una barca di clandestini o con altro. Io ho parlato con il comandante della nave libica in Vhs e gli ho detto con chiarezza che eravamo italiani e che stavamo lavorando”.
Gaspare Marrone, comandante del motopesca “Ariete” crivellato dai colpi della mitragliatrice del guardiacoste italo-libico, non ci sta alla teoria dell’incidente che il ministro Maroni ha sostenuto a Canale 5.
“Ora è chiaro, su quella nave c’erano nostri militari della Guardia di finanza – commenta Marrone – quando io ho mi sono rivolto a quell’uomo che parlava perfettamente la nostra lingua, gli ho chiesto se fossero italiani. Mi ha detto che era un guardiacoste libico, se mi avesse detto che era italiano avrei subito fermato le macchine”.
Anzichè chiarire quanto successo, ora le dichiarazioni del titolare del Viminale sembrano complicare l’intera faccenda: perchè, se la motovedetta libica era perfettamente a conoscenza – come sostiene Marone – di trovarsi di fronte a pescatori italiani, ha aperto il fuoco?
E perchè i sei militari italiani non lo hanno impedito ai loro “colleghi” libici che fanno parte dell’equipaggio misto?
Quelle motovedette, in base al Trattato dell’Amicizia, devono contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina, non impedire ai pescatori italiani la pesca nelle acque internazionali del golfo della Sirte che i libici ritengono di loro proprietà .
“Era impossibile scambiarci per altri – incalza il comandante dell’Ariete – la nostra è una barca di 36 metri attrezzata con macchinari da pesca modernissimi, impossibile fare confusione. Loro invece hanno sparato ad altezza uomo. Se avessero voluto intimidirci, sparavano in aria, in acqua. Invece la mia barca ha 50 fori da una paratia all’altra. Ma che comportamento è questo? E Maroni lo chiama un incidente? Dica quello che vuole, ma le cose non stanno così, quelli sparavano per ammazzarci, ad altezza uomo. E sapevano che eravano pescatori”.
In poche ore due ministri della nostra sgangherata Repubblica hanno sostenuto il falso, quiesta è l’unica certezza.
Per difendere i killer e il loro mandante.
In un paese civile oggi entrambi, di fronte alle prove documentali, avrebbero dovuto rassegnare le dimissioni, perchè non si possono accreditare versioni fasulle dei fatti.
Doppi ministri, doppia vergogna per un governo di servi.
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