PIANO CASA PER 100.000 NUOVI ALLOGGI: IN REALTA’ SBLOCCATI 200 DEI 550 MILIONI STANZIATI DA PRODI
GLI ALLOGGI DI EDILIZIA SOCIALE DISPONIBILI IN ITALIA SONO 952.800, LE FAMIGLIE CHE NE AVREBBERO DIRITTO SONO 2.580.000… IL 78% DELLA DOMANDA RESTA INSODDISFATTA…IN 9 ANNI IMPENNATA DEGLI AFFITTI DEL 114%….200 MILIONI NON SERVIRANNO A NULLA….OCCORRE ALLARGARE L’AFFITTO SOCIALE, NON LA PROPRIETA’
Varato il piano casa del Governo: l’obiettivo è costruire 100.000 alloggi in 5 anni, favorire la fascia più debole della società , aumentare l’occupazione nel settore edile. Duecento milioni sono stati stanziati subito, altri 350 nei prossimi 3 anni per un totale di 550 milioni.
Il decreto prevede finanziamenti pubblici e privati, incentivi e agevolazioni fiscali, destinati a nuclei familiari a basso reddito, giovani coppie, anziani, sfrattati e immigrati regolari residenti in Italia da almeno 10 anni, che potranno diventare proprietari o accedere ad affitti agevolati.
Fin qui la teoria, ora vediamo la realtà .
Intanto il governo non ha stanziato risorse nuove, ma si è limitato a sbloccare i primi 200 dei 550 milioni già stanziati per questi scopi dal governo Prodi.
Il centrosinistra aveva destinato l’importo all’ampliamento dell’offerta di immobili pubblici in affitto, i fondi erano stati ripartiti tra le Regioni, e da queste ai comuni, per costruire nuovi alloggi pubblici e per riqualificare quelli in disuso.
Ora il centrodestra dispone una destinazione in parte diversa: non si tratta più di ampliare solo l’affitto sociale, ma genericamente di “incrementare il patrimonio a uso abitativo attraverso l’offerta di abitazioni di edilizia residenziale”.
Ovvero gli alloggi dovrebbero essere destinati sia in proprietà quali prima casa, sia in locazione a canone sociale.
Il piano casa dell’attuale governo è meno rigido nella tipologia di interventi: non solo edilizia popolare tradizionale, ma anche agevolazioni per chi voglia accedere alla prima casa a prezzi inferiori a quelli di mercato.
Si punta al “social housing”, cioè a fornire abitazioni in affitto utilizzando il concorso di soggetti pubblici e privati.
Gli enti locali ci metterebbero i terreni e gli sconti sugli oneri di urbanizzazione, lo Stato gli incentivi fiscali e i Fondi immobiliari inserirebbero capitali freschi, accontentandosi di interessi più bassi di quelli di mercato.
Questo tipo di operazione, di cui in Italia non vi sono certo esempi concreti, dovrebbe però puntare sugli affitti e garantire al tempo stesso canoni realmente sociali, non leggermente scontati, altrimenti tutto sarebbe salvo che “social housing”, e su questo abbiamo forti dubbi.
Intanto questo governo punta troppo sulla proprietà , la cui diffusione in Italia ha raggiunto già l’80% delle famiglie, record in Europa.
Un’economia efficiente ha bisogno invece di un ricco mercato dell’affitto che favorisca la mobilità della forza lavoro sul territorio e l’uscita dei giovani dalla famiglia di origine.
Il mercato dell’affitto in Italia è troppo debole e spesso monopolizzato: l’interesse di privati all’operazione rischia di non garantire affitti veramente sociali, ma speculazioni finanziarie. L’importo di 200 milioni è irrisorio, come pure quello finale di 550 milioni, neppure certo, e in ogni caso ereditato dal governo precedente.
L’Anci, l’associazione dei sindaci italiani, ha evidenziato che “sono 630.000 le richieste giacenti di alloggio da parte di nuclei familiari deboli, figuratevi come potranno risolvere il problema 100.000 case tra tre anni, se va bene”.
A dimostrazione di quanto sopra, basti pensare che la Regione Lazio da sola ha stanziato 600 milioni, 50 in più di quello che il governo ha dilazionato in 3 anni.
Il problema di fondo pare ormai essere uno: di soldi veri in giro ne circolano pochi.
Come nel calciomercato ci si arrangia con gli scambi in prestito dei giocatori, al governo si riciclano soldi già stanziati per altri fini e si sposta il mobilio, augurandoci che l’ospite saltuario lo scambi per un arredamento nuovo.
Se in un anno sono stati eseguiti in Italia 43.739 sfratti, uno Stato serio dovrebbe garantire una nuova disponibilità abitativa annuale di almeno il doppio, ovvero 100.000 nuove case all’anno.
In 15 anni si ammortizzerebbe la richiesta, accompagnando il tutto con regole certe e controlli costanti.
Non che nelle case popolari ci sta anche gente con alti redditi, mentre il poveretto dorme sotto un ponte.
Ma in Italia gli agenti li impieghiamo a Lampedusa a favore di telecamere, non per controllare il patrimonio abitativo dello Stato italiano.
Salvo poi spacciare per “novità ” il riciclaggio del denaro del Mortadella.
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