PIL, IL GOVERNO TAGLIA LE STIME MA NASCONDE BUCO E MANOVRA
MANCANO CINQUE MILIARDI CHE SALGONO A 15 CON IMU, IVA E SPESE DA FINANZIARE
Finalmente se n’è accorto anche il governo: la recessione in Italia è peggiore di quella che ancora risulta a verbale sul Documento di economia e finanza (Def).
L’ultima modifica risale infatti a marzo, quando a palazzo Chigi c’era ancora Mario Monti, e prevedeva un Pil in calo dell’1,3% rispetto all’anno precedente e un deficit al 2,4% del Prodotto.
Poi il rapporto deficit/Pil è stato corretto al 2,9% per effetto del pagamento di venti miliardi di euro di debiti commerciali della P.A. e la Commissione europea ci ha benedetto con l’uscita dalla procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo.
Peccato che ora anche quella (de)crescita dell’1,3% non sia più realistica: le cose vanno molto peggio di così.
E infatti, in questi giorni, la Direzione Analisi economico-finanziaria del Tesoro, guidata da Lorenzo Codogno, ha cominciato a riscrivere il Def incorporando una recessione maggiore: più o meno il calo del Pil dovrebbe aggirarsi — secondo il nuovo testo del governo — attorno all’1,9%, in linea con le recenti previsioni di Banca d’Italia, Ocse e Fondo monetario.
Ovviamente, questo non può non avere effetti anche su tutti gli altri parametri di finanza pubblica cari a Bruxelles: a meno di non scrivere palesi bugie nella prossima nota di aggiornamento al Def, insomma, per tenere il deficit sotto il 3% servirà una manovra correttiva.
CHIUSO NEL CASSETTO
Quanto vi stiamo raccontando non è affatto ancora ufficiale.
Nonostante il ministro Fabrizio Saccomanni l’avesse annunciata nella sua audizione in Parlamento — e nonostante il Pdl glie-l’abbia chiesta formalmente il 4 luglio durante il vertice di maggioranza — l’esecutivo non renderà pubblica nessuna “nota aggiuntiva” al Def 2013 fino a settembre, vale a dire quando la legge gli impone di presentare quella “di aggiornamento”.
Il viceministro Stefano Fassina, che ha la delega su queste materie, lo ha detto chiaramente anche se con motivazioni un po’ contraddittorie: “Per l’aggiornamento seguiremo le scadenze previste, anche per lasciare al Parlamento il tempo per esprimere le proprie valutazioni e fornire alla Ue un testo condiviso”.
Come possano le Camere dare pareri su alcunchè senza essere informate sul reale stato dei conti pubblici è un mistero, ma tant’è.
COSA CI ASPETTA
A quanto dovrà ammontare questa correzione dei conti pubblici?
Difficile dirlo ora, visto che il lavoro di riscrittura al Tesoro è appena iniziato e mancano dati fondamentali come ad esempio le entrate (la cui dinamica, al momento, non è positiva) della Pubblica amministrazione.
Qualche conto a spanne, in ogni caso, si può provare a farlo.
Si stima che la mancata crescita si rifletta almeno al 50% sull’indebitamento: nel nostro caso, se la correzione sul Pil sarà dello 0,6%, quella sul rapporto col deficit varrà almeno lo 0,3%, che in soldi fa più o meno cinque miliardi.
Poi, restano da trovare le coperture per i provvedimenti ponte su Iva e Imu per il 2013: all’ingrosso altri sei miliardi.
E ancora ci sono le spese non finanziate da Monti per altre centinaia di milioni di euro: la Cassa integrazione straordinaria, il rinnovo di migliaia di precari della Pubblica amministrazione, le missioni all’estero scoperte da settembre, alcune convenzioni con contratti di servizio e altro ancora.
Anche per questo si stima un fabbisogno di circa sei miliardi.
Insomma, per fare tutto e tenere il deficit sotto le colonne d’Ercole europee serve una manovra non inferiore ai 15 miliardi, all’ingrosso un punto di Pil.
Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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