PIU’ CHE ANTI-SALVINI, FAVA SI CANDIDA PER COPRIRGLI (PER ORA) IL FIANCO
L’ASSESSORE DI MARONI IN REGIONE CORRE PER LA SEGRETERIA: SCOPO A BREVE EVITARE L’EMORRAGIA DI ISCRITTI CHE NON VOGLIONO LA LINEA SOVRANISTA, ALLA LUNGA CREARE LE PREMESSE PER LA DIPARTITA DI SALVINI
“Mi candido alla segreteria della Lega e farlo non è da dementi. Certo, le chances di vittoria sono poche. Ma qualcuno doveva pur farsi carico di tenere unito il movimento. Sarò garanzia e argine alle tentazioni di fuga dei tanti che ancora credono nei vecchi valori del Carroccio: indipendentismo, federalismo, autonomia. Ma guai a fare listoni unici con Fi. Io faccio accordi pure col Pd se mi concede autonomia nei territori”.
Sempre che riesca a raccogliere le mille firme entro il 7 maggio – “cosa tutt’altro che semplice e scontata”, ammette lui – Gianni Fava, ex deputato e oggi assessore all’Agricoltura della giunta Maroni in Lombardia sarà lo sfidante del leader al congresso del 21 maggio.
Classe ’68, due figli, iscritto dal 1993, sindaco di Componesco, provincia di Mantova, e poi consigliere provinciale per 17 lunghi anni, è approdato in Parlamento nel 2006 e fino al 2013, quando si è dimesso per approdare appunto nella squadra di Maroni.
Salvini la ringrazia, si dice contento della candidatura.
“Sono la sua fortuna in questo momento. Fossi in lui firmerei a sostegno della mia candidatura, che gli garantisce l’unità della Lega”.
Non è che prepara la scissione dei ribelli, se perde il congresso?
“Se perdo, mi atterrò alla linea del segretario ma rivendico la mia autonomia e il mio diritto di dire la mia. Ma niente scissioni, non siamo balcanizzati come il Pd”.
È la candidatura sponsorizzata da Maroni contro Salvini?
“Non so come voti il presidente della giunta e non me ne sono interessato. Di certo, la mia non è la candidatura contro Salvini ma finalizzata a portare avanti una linea differente rispetto alla sua. Perchè al congresso si possa parlare ancora – spero non per l’ultima volta – di autonomia, federalismo, regionalismo. I valori di questi ultimi trent’anni che in questo ultimo periodo sono spariti dal nostro lessico. La mia è una candidatura di servizio, ecco”.
Cosa pensa del leader?
“Salvini ha fatto il bene della lega perchè le ha permesso di sopravvivere”.
Per la verità , oltre che sopravvivere, l’ha portata dal 4 al 12 per cento.
“Calma. Noi al 10 lo eravamo anche nel ’96 con Bossi. I cicli si ripetono. Matteo ha avuto un grande merito, ma la situazione politica è molto cambiata in questo paese. Oggi l’insofferenza verso lo stato centrale è più forte che allora. E credo paradossalmente che il terreno per noi sia più fertile ora che venti anni fa”.
Cosa non condivide allora nella gestione Salvini? Lo sbarco al Sud?
“No, io non sono contrario allo sbarco al Sud. Se questo avviene al di fuori della Lega. Ma contesto che avvenga col marchio della Lega. La tattica di Matteo è molto positiva: cercare di costruire un profilo da leader al di là del suo bacino politico tradizionale. Bene. Ma la Lega, ripeto, è un’altra cosa. Noi siamo il sindacato territoriale del Nord. Restiamo Lega nord. L’indipendenza della Padania è ancora il primo articolo dello Statuto”.
Vuole ancora la secessione?
“Resta sullo sfondo. Per noi indipendenza è autonomia. La secessione era una provocazione estrema. Era un modo per drammatizzare lo scontro con lo Stato centrale, ipotizzando perfino la rottura. Ecco, io vorrei che tutto quell’universo che ha condiviso per trent’anni i vecchi ideali restasse nel dibattito interno del partito. Io sogno un movimento pluralista, identitario, ma che ha ben chiari i nostri cavalli di battaglia: le partite iva, la burocrazia da sconfiggere, Roma che resta il principale problema, ancor più di Bruxelles”.
E di Umberto Bossi che pensa, ne contesta l’emarginazione?
“Diciamo che non mi ha mai amato e dubito che lo faccia adesso. Ma lui aveva una gestione tollerante verso chi manifestava il dissenso. Il dibattito non può essere ammazzato”.
Salvini lo fa?
“No, non dico che lo fa, ma il regolamento che è stato prodotto per il congresso legittima la nascita di una corrente alternativa”.
Lei è per il listone unico con Fi?
“Io non ho alcun rapporto con Forza Italia se non nella giunta Maroni, che ha mantenuto una dialettica interna positiva. Detto questo, non credo nei listoni unici. Non si svende la nostra identità , non è utile entrare in un contenitore di destra. Sono entrato in lega perchè non era di destra o sinistra. Sono pronto a fare accordi anche con il Pd se mi concede autonomia nei territori”.
(da “La Repubblica“)
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