PRESTANOMI E MANAGER AL SERVIZIO DI PUTIN PER OCCULTARE 24 MILIONI DI DOLLARI
DAL MACELLAIO AL JUDOKA, DAGLI AMICI AI PARENTI, TUTTI DIVENTATI RICCHI IMPROVVISAMENTE… E QUESTO SAREBBE IL MITO DEI SOVRANISTI ITALIANI DELLA DOMENICA
Vladimir Putin potrebbe essere non solo uno degli uomini più potenti al mondo ma anche uno dei più ricchi.
Un circolo ristretto di amici e parenti del presidente russo possiede infatti una fortuna di 24 miliardi di dollari, e a volte si tratta di soldi che sembrano letteralmente piovuti dal cielo: è quanto emerge da un’inchiesta del team giornalistico-investigativo Occrp e di Novaya Gazeta, secondo cui quei soldi «potrebbero essere davvero di Putin».
Sono tanti gli amici di Putin che si sono arricchiti dopo l’ascesa al potere di Vladimir Vladimirovich.
Molti hanno fatto affari nel settore del gas e del petrolio, largamente controllato dallo Stato, altri aggiudicandosi appalti pubblici con una certa regolarità .
Ci sono però alcuni personaggi che vivono nell’ombra e conducono una vita relativamente modesta. Eppure detengono centinaia di milioni di dollari, forse addirittura miliardi. Ma non sono capaci di spiegare da dove vengano: cosa che fa pensare che si tratti di prestanome.
Come Mikhail Shelomov. È il figlio di una cugina di Putin, Lyubov Shelomova. Lavora come «specialista capo» in una sussidiaria di una società statale che si occupa del trasporto navale di prodotti petroliferi, la Sovcomflot.
Il suo stipendio ammonta ad appena 700 dollari al mese. Possiede però asset per 573 milioni di dollari.
Pare che abbia fatto fortuna con una società di nome Platinum, connessa alla Banca Smp dei fratelli Arkady e Boris Rotenberg, amici di infanzia di Putin le cui aziende si aggiudicano spesso gare pubbliche.
Non a caso proprio una società di Arkady Rotenberg, la Stroigazmontazh, sta realizzando il ponte che collegherà la Russia alla Crimea che Mosca si è annessa tre anni fa.
Poi c’è Pyotr Kolbin, anche lui vecchio amico di Putin.
Pyotr ha un passato umile. Ha lavorato anche come macellaio. A un certo punto, improvvisamente, è diventato proprietario del 10% della Gunvor, una società che commercia oro nero fondata da un altro intimo di Putin, Gennady Timchenko. Il grande salto in avanti lo fa nel 2011, quando vende per 526 milioni di dollari alla Novatek (controllata al 24% da Timchenko) la sua quota del 25,1% del progetto Yamal Lng per sfruttare un imponente giacimento di gas in Russia settentrionale.
Aveva comprato quelle azioni circa un anno prima a 81,8 milioni di dollari. Il profitto è di 445 milioni.
C’è poi Nikolai Shamalov: un ex dentista di San Pietroburgo, amico di vecchia data di Putin. Ora pare che ne sia anche il consuocero visto che suo figlio Kirill ha sposato la presunta figlia di Putin, Katerina Tikhonova.
Shamalov sarebbe coinvolto in uno schema per trarre profitto dalle forniture di attrezzature mediche ai centri sanitari statali. Alcuni ricchi oligarchi hanno finanziato l’acquisto delle attrezzature, ma solo una parte del denaro sarebbe stata in effetti usata, il resto del denaro sembra sia finito in compagnie offshore e con questi soldi sarebbe stata costruita anche una villa di Putin sul Mar Nero. Poi ceduta a privati.
Da dove arriva questo denaro? L’amministrazione Obama un anno e mezzo fa accusò Putin di essere corrotto.
E la Cia nel 2007 stimò il suo tesoro segreto in 40 miliardi di dollari. Non ci sono però documenti che riconducano esplicitamente a Putin.
Forse perchè – spiega un ex 007 a Novaya Gazeta – da buon ex agente del Kgb, il leader del Cremlino «non lascerà mai tracce».
(da “La Stampa”)
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