“PRONTO AL PATTO SULL’ISPANICO E IL SENATO”
BERLUSCONI APRE LE PORTE A RENZI: “IN QUESTO MODO POSSO ALLONTANARE IL VOTO”
«Ha ragione lui. Dobbiamo cambiare tutto. E io sono pronto a dare il mio contributo». Non pare vero, a Silvio Berlusconi, di sedere a quel tavolo, finalmente faccia a faccia con Matteo Renzi.
Ha seguito passo passo incollato al video l’intervento del segretario alla Direzione Pd, dopo l’ennesimo pranzo coi dirigenti del partito.
C’è Verdini che torna alla carica, ci sono i capigruppo Romani e Brunetta, stavolta anche Fedele Confalonieri, Gianni Letta e il direttore Giovanni Toti.
In serata poi il leader non può fare a meno di abbandonarsi a elogi verso l’avversario Pd.
È rimasto a Roma, l’ex premier. Perchè – salvo depistaggi, sorprese e clamorosi anticipi ad oggi – domani è il giorno dell’incontro, forse nel pomeriggio, forse a Montecitorio.
Vis a vis che Renzi pretende rigorosamente a due e al quale il Cavaliere invece preferirebbe portare a tutti i costi Denis Verdini, l’unico nell’inner circle a capirci qualcosa di maggioritario, proporzionale, collegi e recuperi dei resti.
Davanti alla diretta tv della direzione, Berlusconi ha perfino soprasseduto sulla battuta sul “de cuius”, riferito a lui. «Ironie per tenere a bada i comunisti», ha minimizzato.
È sulla legge elettorale che il leader di Forza Italia conta di chiudere piuttosto l’accordo e stringere infine in una tenaglia Letta, Alfano, il loro governo e perfino Grillo, se sarà possibile. «Ha ragione Renzi, deve essere bipolare, deve garantire la governabilità , non come è avvenuto in questi anni» è stato il suo commento.
Ecco allora che all’incontro di domani l’ex premier si presenterà con una cartellina in cui è inserito un solo fascicolo, su cui campeggia la scritta: “Spagnolo”.
Perchè fra i tre sistemi proposti dal leader Pd quello è il più “proporzionale”, l’unico che lascerebbe a lui e a Forza Italia la chance di essere ancora una volta determinanti.
Di questo si è convinto Verdini – che ha catechizzato il capo sul punto anche ieri – e questa sarà la linea.
Ma «disponibità piena» sarà offerta da Berlusconi anche sul capitolo riforme e ridimensionamento del Senato. Non a caso. Vorrebbe dire aprire un percorso con tanto di doppia approvazione alle Camere, a un lavoro lungo almeno un anno.
Vitale per un partito in rotta, privo di un candidato premier. Tant’è che è tramontata la clausola lection day Politiche-Europee ventilata giorni fa. Meglio soprassedere.
Quel che il Cavaliere vuole scongiurare è una nuova scissione tra i suoi, dopo le sfuriate dei big di questi giorni contro l’ascesa di Giovanni Toti.
È venuto a Roma anche Confalonieri per blindare la soluzione più gradita all’azienda, nonostante Verdini abbia dato di nuovo battaglia a Grazioli.
«Sembriamo un partito che non fa altro che litigare – è tornato alla carica il leader – Ma io non mi faccio ricattare e se faccio una scelta la porto fino in fondo».
La settimana prossima dunque nominerà il comitato di presidenza, un comitato ristretto di una decina e infine Toti, confermato al ruolo di segretario e portavoce.
Il dibattito in Forza Italia resta aperto. Anche una fedelissima del capo come l’eurodeputata Licia Ronzulli precisa che è «giusto, sacrosanto aprire spazi, ma non a chi diceva “Berlusconi superato”, non a chi si è dimostrato inaffidabile ».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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