PROPRIO I GIOVANI DICONO NO ALL’ABOLIZIONE DELL’ARTICOLO 18
SONDAGGIO ISPO: PER IL 55% DEGLI UNDER 35 LA RIFORMA PEGGIOREREBBE LE CONDIZIONI DI LAVORO… ANCHE TRA TUTTI GLI ITALIANI PREVALE IL NO ALL’ABOLIZIONE
Il dibattito sull’opportunità o meno di abolire l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori o, quanto meno, di limitarne la portata divide da molti anni il Paese.
Tutti i tentativi avanzati sin qui di eliminarlo sono falliti. E anche adesso la questione è fonte di conflitti e fratture anche — specialmente — all’interno del Pd, il partito del presidente del Consiglio.
Si tratta, in realtà , di un dibattito non solo — e non tanto — ideologico, quanto di una questione che prende spunto da una corrispondente frattura nell’opinione pubblica.
La quale, rispetto alla possibile abolizione dell’articolo 18, si spacca a metà con una significativa accentuazione di opinione contraria.
Ad esempio, il 45% degli italiani ritiene che l’abolizione dell’articolo 18 comporterebbe un peggioramento delle condizioni di tutti i lavoratori italiani.
Questa opinione è particolarmente accentuata tra i più giovani, che si affacciano al mercato del lavoro: tra i 25-34enni supera il 55%.
Tra costoro, meno di un terzo è del parere opposto. Il disaccordo con questa affermazione raggiunge al massimo il 41% nel complesso della popolazione.
Ancora, è una minoranza, sia pure molto consistente, ad aderire ad alcuni degli argomenti espressi da quanti (politici, economisti, analisti) sono favorevoli all’abolizione.
Ad esempio, il 43% è d’accordo che l’eliminazione dell’articolo 18 renderebbe più dinamica l’economia del Paese, ma il 47%, ancora una volta, con una accentuazione significativa tra i più giovani, non è d’accordo.
E il 41% pensa che un provvedimento siffatto migliorerebbe le possibilità di lavoro per i giovani (ma questo parere è assai più diffuso tra gli anziani che tra i giovani stessi), a fronte di una percentuale maggiore — il 47% — che non è d’accordo.
È significativo il fatto che la contrarietà all’idea che l’abolizione dell’articolo 18 possa favorire l’occupazione dei giovani è più diffusa al Sud, ove, come si sa, i tassi di disoccupazione di questi ultimi sono molto maggiori.
Ancora, la maggioranza relativa degli italiani (47%) non pensa che l’abolizione dell’articolo 18 porterebbe più uguaglianza tra lavoratori precari e lavoratori dipendenti, a fronte del 39% che è invece di questo parere.
Tale orientamento è confermato dalla numerosità delle adesioni all’idea che l’abolizione dell’articolo 18 “indebolirebbe i lavoratori senza apportare vantaggi per l’occupazione”, opinione sostenuta da una parte del Pd e che trova il consenso del 46% degli italiani, a fronte del 40% che dissente da questa affermazione.
Insomma, la maggioranza relativa degli italiani non ritiene che l’abolizione dell’articolo 18 possa favorire l’economia.
È vero che il 39% afferma che questo provvedimento “permetterebbe di salvare alcune aziende in crisi”, ma è vero anche che una percentuale maggiore — il 48% — è di parere opposto.
Nè gli italiani paiono ritenere che l’abolizione dell’articolo 18 sia utile per l’occupazione. Solo poco più di un terzo (36%) ritiene che sia “un provvedimento doloroso che però va accettato per contribuire a sbloccare il mercato del lavoro”, mentre più di metà della popolazione è di parere opposto.
Solo a condizione che l’abolizione dell’articolo 18 sia accompagnata dall’introduzione di ammortizzatori sociali adeguati per i licenziati, la maggioranza relativa, il 46%, acconsente al provvedimento.
Ma anche introducendo questa cautela, il 40% è comunque contrario.
Insomma, gli italiani non sembrano favorevoli: più di metà — il 54% — ritiene che l’eventuale abolizione dell’articolo 18 finirebbe col rendere i lavoratori dipendenti più ricattabili dal datore di lavoro.
(da “Huffingtonpost“)
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