PSICODRAMMA NEL CENTRODESTRA, LA GELMINI HA DETTO “QUESTO NON È IL PARTITO DI SALVINI”, SPECIFICANDO “PER IL MOMENTO”
LA MINISTRA PER GLI AFFARI REGIONALI ALZA I TONI PERCHÉ NON HA PIÙ NIENTE DA PERDERE: NON SARÀ RICANDIDATA NEL 2023, E PENSA DI MUOVERSI VERSO IL CENTRO
A dividere il Cavaliere e Mariastella non c’è soltanto Putin (e la Ronzulli). Ma anche Salvini. Il quale infatti attacca la ministra forzista: «Prima di criticare Berlusconi, qualcuno dovrebbe contare fino a cinque, con tutto quello che ha fatto nella vita». E la Gelmini replica: «Invito Salvini a rispettare il dibattito interno ad un partito che, per il momento, non è il suo. Ho posto un tema di linea politica su una posizione che comprendo bene non sia quella di Salvini ma che riguarda la collocazione europeista ed atlantista di Forza Italia».
Berlusconi dal canto suo è molto irritato: «Un atteggiamento incomprensibile, parole pretestuose e offensive contro uno che è stato per due volte a capo del G8 e una a capo del G7. Roba da matti», il suo sfogo.
Ma l’espressione gelminiana «per il momento» è anzitutto una denuncia dell’opa che Matteo starebbe scatenando su quel che resta del berlusconismo.
Con tanto di beneplacito di Berlusconi che al suo pseudo-matrimonio con Marta Fascina ha quasi incoronato Salvini come suo successore e che, da politico pragmatico, sa che solo in accordo con il Carroccio alcuni dei suoi possono essere eletti nei collegi uninominali del Nord.
E comunque: come dicono molti in Forza Italia, la Gelmini non sarà ricandidata nel 2023 e quindi alza i toni perché non ha più niente da perdere.
E come lei anche Brunetta (mentre la Carfagna ha ancora molte chance di rientrare negli happy few forzisti che riavranno un posto) che infatti si schiera con la Gelmini: «Bene fa chi chiede chiarezza, sulle posizione di Forza Italia non possono esserci ambiguità. Noi e i nostri elettori siamo da una parte sola: dalla parte dell’Ucraina, dell’Europa e della Nato».
Marciano insieme i due ministri forzisti. Anche perché criticare Berlusconi quando era potentissimo era sconfitta sicura (lo sanno bene Fini e Alfano) ma adesso è più vulnerabile sia fisicamente sia elettoralmente.
Anche se Mariastella sul territorio ha poche truppe: ma può contare sul rapporto solido con un pezzo da novanta del berlusconismo meridionale, il presidente regionale calabrese Occhiuto. Ma non solo.
C’è tutto un mondo di peones e di probabili esclusi dalla tornata del 2023 (ora Fi ha 140 parlamentari ma si calcola che ne torneranno alle Camere non più di un terzo) che pur di avere una chance potrebbe aderire a un eventuale progetto targato Mariastella posizionato al centro.
Le parole di Casini c’è qualcuno che le vede come una apertura di credito verso la ministra: «Non credo che il centrodestra possa credibilmente proporsi alla guida del Paese se non ha sciolto il nodo delle posizioni filo-Putin», osserva l’ex presidente della Camera. E ancora: «Nel centrodestra c’è il tema di Salvini, e il tema del Berlusconi pubblico e di quello privato. Quello pubblico ha fatto affermazioni ineccepibili. Forse ha un problema di recidere qualche elemento sentimentale nel suo rapporto con Putin».
La Gelmini – a Tajani che le chiede responsabilità lei replica: «Responsabile sempre, ma con la schiena dritta» – ha rotto gli argini. «Siccome è una regina dorotea, le consiglio maggiore prudenza», dice di lei il democristian-berlusconiano Rotondi. Mentre da fuori, c’è tutta un’area centrista che fa il tifo per Mariastella.
Osvaldo Napoli, ex forzista ora in Azione, fa una nota di netta apertura alla Gelmini, per un progetto moderato, e il partito di Calenda è dispostissimo a dialogare con lei. Ma ecco Clemente Mastella, spiega: «Siamo alla fine del regno di Silvio. Quindi impazzano le guerre tribali. Anche senza proporzionale, il centro si può fare: basta avere coraggio e Maria Stella e Brunetta hanno deciso di rischiare, anche perché l’avversario non è più Maradona. Noi della zona di centro li aspettiamo».
(da il Messaggero)
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