LA LITUANIA HA AVUTO LE PALLE E LA LUNGIMIRANZA DI FARE QUELLO CHE GLI ALTRI PAESI NON POSSONO: STACCARSI DAL GAS RUSSO
IERI IL PAESE BALTICO HA CHIUSO COMPLETAMENTE LE IMPORTAZIONI DI FORNITURE ENERGETICHE DA MOSCA, COMPRESI PETROLIO, ELETTRICITÀ E METANO… DAL 2014 LA LITUANIA PUÒ CONTARE SU UN RIGASSIFICATORE GALLEGGIANTE, ORMEGGIATO AL PORTO DI KLAIPEDA, CON UNA CAPACITÀ DI RIGASSIFICARE 4 MILIARDI DI METRI CUBI ALL’ANNO
La Lituania azzarda quello che altri Paesi dipendenti dal gas russo vorrebbero ma non osano fare, almeno per ora: da ieri ha tagliato completamente le importazioni di forniture energetiche da Mosca, compresi petrolio, elettricità e gas naturale.
Il Ministero dell’energia lituano aveva già annunciato in una nota venerdì scorso, secondo quanto riferisce la Cnn, che la borsa elettrica pan-europea Nord Pool aveva deciso di interrompere gli scambi di elettricità russa con il suo unico importatore nei paesi baltici, l’utility russa Inter RAO, una mossa con cui il paese non avrebbe più importato energia russa.
«Non è solo una pietra miliare estremamente importante per la Lituania nel suo percorso verso l’indipendenza energetica, ma è anche un’espressione della nostra solidarietà all’Ucraina», ha spiegato il ministro dell’energia Dainius Kreivys: «Dobbiamo smettere di finanziare la macchina della guerra», ha aggiunto completando un’operazione già avviata ad aprile.
Si aggiunge dunque un altro paese alla lista di quelli a cui non arriva più il metano russo. Nel caso della Polonia, della Bulgaria e della Finlandia, è stata però Mosca a tagliare le forniture di gas di fronte al rifiuto di questi ultimi di pagare il conto dell’energia in rubli.
Nel resto dell’Europa il metano affluisce più o meno regolarmente e sembra ancora lontano lo spettro delle sanzioni Ue. Sul taglio dell’import di petrolio è ancora in corso invece la discussione.
Ungheria e Slovacchia sono contrarie. E anche la Germania ha più di un dubbio in proposito. Mentre il carbone figura ufficialmente nella lista delle sanzioni, seppure con un calendario di stop graduale, a partire da settembre.
Va detto però, che nonostante un po’ tutti i paesi europei si stiano muovendo per prepararsi a un eventuale stop del gas russo sostituendolo con altri accordi, i tempi non sono così brevi considerati i 155 miliardi di metri cubi che importa l’intera Europa, una enormità.
Come farà la Lituania? Fino al 2015 il Paese baltico era completamente dipendente dalle forniture di gas dalla Russia per il quale pagava i prezzi più alti d’Europa. Inoltre, i timori prolungate interruzioni di gas naturale (ricorrenti già in passato) rischiava di rendere la Lituania un perenne ostaggio di Mosca. Questo spinse portò il paese a ricorre a misure che dissuadessero la Russia dall’usare l’energia come strumento geopolitico.
Dal 2014 la Lituania può contare su Independence, un rigassificatore galleggiante, ormeggiato al porto di Klaipeda, con una capacità di rigassificare 4 miliardi di metri cubi all’anno soddisfacendo, e addirittura sorpassando, l’intera domanda di gas del paese.
Da allora il gas naturale liquefatto (gnl) viene fornito dalla Norvegia e dagli Stati Uniti. Da allora la Lituania è totalmente protetta dal rischio-interruzione.
Secondo alcune stime, la domanda lituana di gas è stimata attorno ai 2,4 miliardi di metri cubi all’anno, ossia circa 200 milioni di metri cubi mensili (se distribuita equamente su 12 mesi), la quale può essere soddisfatta per due terzi con i carichi provenienti dagli Stati Uniti.
La situazione è ben diversa per paesi come Germania, Francia e Italia, con una popolazione che è nettamente superiore a quella lituana e un consumo di gas naturale di 40 volte superiore alla media annuale del paese baltico.
Intanto ieri il vicepresidente della commissione Ue. Frans Timmermans. ha sottolineato le «enormi potenzialità dell’Italia» sul fronte rinnovabili, così cruciale per «creare la sovranità energetica» dell’Europa.
(da Il Messaggero)
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