QUELLA FRONDA NEL PDL CHE CRITICA LA MANOVRA PER FAR FUORI TREMONTI
ANTONIO MARTINO E GUIDO CROSETTO HANNO RACCOLTO TRENTA DEPUTATI PDL CHE ORA AVRANNO UN “PESO POLITICO” NELLE DECISIONI DEL GOVERNO…ALFANO TRATTA, ALTRIMENTI SALTA IL BANCO, LA LEGA IN CONFUSIONE, BERLUSCONI PENSA ALLA CURA DIMAGRANTE
L’intento ora è dichiarato: incidere sulla manovra in modo da costringere il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, a lasciare il campo.
È il capofila dei frondisti pidiellini a uscire allo scoperto con una dichiarazione senza appello: “La Costituzione è chiara — sono parole di Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa — o un ministro lascia di sua volontà o il premier può solo assistere impotente: mica può far cadere il governo per liberarsi di Tremonti che non è più in grado di tenere i conti…”.
L’attacco frontale al ministro arriva alla vigilia di un delicato incontro chiarificatore tra il segretario Angelino Alfano e il drappello dei dissenzienti (lunedì a via dell’Umiltà ) che, nel corso di queste turbolente giornate, ha ormai raggiunto quota 30.
Antonio Martino, uno dei padri nobili di questo Pdl, lavora di tessitura dietro le quinte per arrivare a costituire un gruppo nel “cuore” del partito tale da avere “un peso politico quando si tratterà di prendere decisioni determinanti per il futuro del Paese”.
Martino vuole “contare di più” nel Pdl e le sue opinioni su Tremonti sono note da tempo; con la sua “cocciutaggine e arroganza” il titolare dell’Economia può trascinare il partito verso il minimo storico elettorale.
Santo Versace, un altro berlusconiano doc che si è unito al gruppo, non si nasconde dietro a un dito: “In Parlamento il governo dovrà correggere il tiro; se la manovra va in porto così, il Pdl prende una mazzata alle prossime elezioni”.
Eccola, quindi, la preoccupazione principe del gruppo frondista.
Anche il Cavaliere, chiuso ad Arcore in questi giorni bollenti per sottoporsi a una cura dimagrante (deve perdere almeno sette chili e disintossicarsi dal cortisone), ha avuto tra le mani dei sondaggi devastanti che lo hanno convinto a scongiurare Alfano di mettercela tutta a tenere insieme il partito “altrimenti c’è solo la crisi e non ce la possiamo permettere”.
I frondisti, però, non molleranno, tanto che ormai l’idea che alla Camera la manovra alla fine passerà con la fiducia non è più un tabù impronunciabile. Crosetto, però, sulla questione pensioni appare possibilista: “Con la Lega c’è l’obbligo di coalizione: se proprio insiste che le pensioni non si toccano ci fermeremo”.
Versace, invece, non ci sta: “Mi dispiace per Bossi, ma non dobbiamo mollare su un punto così importante”.
Anche perchè “se non tocchiamo le pensioni, saremo costretti a fare una manovra dietro l’altra”.
Dunque, almeno Versace è pronto a sfidare il Senatùr in Parlamento, ma per la Lega la partita pensioni non è affatto riaperta, anzi.
E mentre il governo lavora alle modifiche al testo, ma poco trapela a parte la confusione, Calderoli ha fatto capire che la porta lì resta chiusa: “Non c’è alcuna apertura, le pensioni stanno bene come stanno; lunedì ci vediamo in via Bellerio per individuare e formalizzare le risposte e le proposte che faremo in Parlamento”.
Nel Carroccio si respira la stessa aria del Pdl; il consenso è ai minimi storici. “Non possiamo continuare a farci massacrare — è infatti l’opinione di Flavio Tosi, sindaco di Verona — alla nostra gente sembra che la manovra sia andata a colpire quelli che hanno sempre pagato e le pensioni sono un reddito che fa vivere le famiglie”’.
Distinguo di facciata a parte, le posizioni tra Lega e Pdl restano ancora a distanze siderali.
Un po’ su tutto…
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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