RENZI CALA SU GENOVA: SOLDI E PROMESSE PER AIUTARE I SONDAGGI
OGGI IN CITTà€ CON UNA PIOGGIA DI MILIONI: SERVONO A SBLOCCARE I CANTIERI E RILANCIARE LA SUA CANDIDATA…E NELLA NOTTE VENGONO CANCELLATE SCRITTE CHE LO CONTESTANO
“Quando c’era il fango di Renzi manco l’ombra. Adesso che ci sono le elezioni va sul Bisagno”.
Le parole di Anna Pietri e di tanti altri abitanti della Val Bisagno: oggi la visita di Renzi a Genova non sarà una passeggiata.
Non basterà quella manina anonima, stile Ventennio, che ha cancellato dai muri le scritte di contestazione al premier.
I sondaggi delle regionali non sono rassicuranti se Renzi ha deciso di venire due volte in una settimana per sostenere Raffaella Paita.
Che dai manifesti sorride sempre, ma non ha conquistato i liguri.
In Liguria il Pd è arrivato alla scissione dell’atomo. Così oggi Renzi piomberà in città con una pioggia di milioni: 379 per il Bisagno e poi, pare, 15 per gli Erzelli; progetto privato per una cittadella della tecnologia che sta rischiando di trasformarsi in operazione immobiliare. Targata Pd.
Risultato: un guaio che poteva portare a fondo la banca Carige. Così ecco il salvataggio con soldi pubblici.
Paita non la vede così: “Macchè visita elettorale. Renzi aveva promesso che sarebbe venuto a Genova solo con risultati concreti. Oggi li vedremo”.
Ma saranno sufficienti soldi e promesse per ricompattare il Pd? Basta visitare la storica sezione di Rivarolo, nel Ponente operaio di Genova — quella al centro dello scandalo brogli per le primarie — per capire che sarà dura.
“Tra i giovani prevalgono i sostenitori di Pastorino”, racconta Walter Rapetti, promessa del Pd locale. Qui i sostenitori della Paita sono minoranza. Poi ci sono i civatiani, divisi a loro volta in due: chi sostiene apertamente Pastorino e chi preferisce un appoggio ufficioso. I cofferatiani sembrano orientati per il voto disgiunto: presidente Pastorino, ma per il consiglio un candidato Pd.
Anche la posizione dei pezzi grossi democratici è tutt’altro che chiara.
Ufficialmente sostengono tiepidamente Paita, ma nel segreto dell’urna, chissà …
Alessandro Terrile, segretario genovese, è uno dei pochi a parlare chiaro: “Sosterrò Paita, ma vedo limiti e problemi. Dovremo scegliere candidati al consiglio che abbiano una visione anche didiversa dal Presidente”.
Una sorta di opposizione interna.
“Il punto”, sintetizza Christian Abbondanza della Casa della Legalità , “è che Paita rappresenta la continuità con il sistema di potere che dura da 25 anni e che ha portato la Liguria al record di disoccupazione (14%) nel Nord Italia. Per non parlare della cementificazione, delle inchieste, delle infiltrazioni mafiose, dello stillicidio di industrie che chiudono”.
Paita nei sondaggi è più debole del suo partito, ma è il cavallo su cui punta la Liguria del potere.
Si parla dei Malacalza (che hanno subito ricevuto la benedizione di Paita all’ingresso nella banca Carige), degli eterni protagonisti della scena economica locale come il terminalista Aldo Spinelli.
E di Carlo Castellano, imprenditore Pd degli Erzelli.
La calata su Genova dei vertici del Pd ieri è stata completata dal vice-segretario Lorenzo Guerini, chiamato a sbrogliare il nodo Ncd.
Difficile per ora che si formalizzi l’alleanza con Area Popolare. Intanto figure come Pierluigi Vinai — ex Forza Italia gradito al cardinale Angelo Bagnasco — stanno con Paita. C’è poi il centrodestra, che i maligni definiscono “un’altra corrente Pd”.
Nei sondaggi è incollato a Paita, ma ha candidato un marziano come Giovanni Toti che pare scelto per perdere e di ligure ha solo la residenza.
Non basta: nelle ultime ore è apparsa un’altra lista di centrodestra, guidata da Enrico Musso, ex senatore Pdl (dissidente) già candidato due volte in comune e una alle europee. Potrebbe togliere a Toti punti decisivi.
E gli altri? Il M5S candida Alice Salvatore. Giovane, entusiasta, dottoranda all’università : “Era mio dovere provare. Prima di lasciare Genova come tanti miei coetanei”, racconta.
I critici temono la sua inesperienza, ricordano che si era già candidata alle europee.
Ma il punto è un altro: tanti nel M5S volevano una coalizione con la sinistra.
“Mi sembra di avere in mano il biglietto vincente della lotteria per salvare la Liguria e di buttarlo nel cesso”, aveva detto Paolo Putti, capogruppo in Comune. Stando ai sondaggi avrebbero vinto. Ma Grillo ha detto no.
Ora la bandiera della sinistra è in mano a Pastorino, sindaco di un piccolo comune e deputato. “Sono l’unico rappresentante del centrosinistra, la Paita sta dall’altra parte”, sorride, ma non scherza.
I sondaggi lo danno leggermente indietro, ma se gli elettori del Pd puntassero sul voto disgiunto potrebbe essere la sorpresa.
Qualcuno sussurra che, in caso di sconfitta, potrebbe appoggiare Paita. Lui giura: “No”. Basta? No, c’è un altro schieramento a sinistra della sinistra.
Resta il sistema elettorale ligure, che pare ideato dall’inventore del Sudoku.
Se il vincitore non prende il 37% è costretto a un’alleanza. Ma un’affluenza bassa favorirebbe Paita.
L’arrivo di Renzi carico di milioni salverà la nave o sarà un boomerang in una Genova che fischiò anche il “suo” Grillo?
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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