RENZI, GLI AMICI SE NE VANNO: “SI E’ SCELTO I PACCIANI DELLA POLITICA”
L’EX ALLEATO DIEGO DELLA VALLE PRONTO ALLA BATTAGLIA
Neanche un anno fa, Matteo Renzi respingeva le telefonate di Sergio Marchionne, lo teneva ai cancelli. Quasi indifferente.
E la domenica, che fosse mattina presto o sera tardi, incontrava di nascosto Diego Della Valle, che illustrava le tattiche per la conquista di Roma, lenta eppure inesorabile
Oggi il signor Tod’s non compone più il numero di Renzi, le comunicazioni sono interrotte, ma il ruvido duello è appena cominciato: “Io non sono incavolato perchè ho interessi da tutelare, ma perchè Renzi — questo è il ragionamento di Della Valle con i suoi amici in queste sere e quello che ripete in tv — ha sbagliato dal principio: squadra di governo, nomine per le società pubbliche, intollerabile e continuo ricatto all’Italia: o siete miei amici o miei nemici”.
A Della Valle non piacciono le riforme di Renzi, i ministri inesperti che le accudiscono su preciso mandato, i compagni che arruola per riscrivere la Carta: “Quelli sono i Pacciani della politica. Matteo vuole soltanto controllare tutto”.
Il marchigiano va oltre le sfuriate televisive contro l’ex amico toscano, un tempo considerato un ragazzo intraprendente persino da consigliare (ruolo che Renzi non affida a nessuno): “Vedrete quel che accadrà nei prossimi mesi. Matteo non è l’unica speranza, non è l’ultima spiaggia, non è l’estrema salvezza, semmai s’è rivelato una condanna”, queste sono le risposte frequenti che Della Valle concede a chi lo interpella su Renzi.
E il significato è semplice da desumere: un pezzo di imprenditoria italiana si sta organizzando.
Ci sono tre uomini, tre “colleghi” che il signor Tod’s non supporta, l’ordine è sparso: John Elkann, Mauro Moretti e Marchionne.
I nuovi oppositori di Renzi credono che l’inattesa sintonia con il capo di Fca dipenda anche dai prossimi assetti nel Corriere della sera, che a breve dovrà sostituire Ferruccio de Bortoli.
Questo Corriere, dopo l’editoriale di de Bortoli con la parola “massoneria” in prima pagina e le pungenti critiche a Renzi, non è considerato un amico di palazzo Chigi.
E non sono amici neppure i soci di Della Valle in Italo: Luca Cordero di Montezemolo e Alberto Bombassei. La società Nuovo Trasporto Viaggiatori ha accumulato un debito di 781 milioni e la tassa per utilizzare le rotaie di proprietà pubblica, di recente elevata dal ministro Federica Guidi dopo che Enrico Letta l’aveva scontata, non è un toccasana.
Della Valle e Montezemolo sono convinti che sia scorretta la concorrenza di Trenitalia, passata dall’odiato Moretti all’epigono Michele Elia, e che sia assecondata da un’inefficiente Autorità di Garanzia
Seppur il rapporto tra Della Valle e Renzi sia inesistente, Dario Nardella, sindaco di Firenze e renziano integerrimo, va molto d’accordo con Andrea Della Valle: non ci sono attriti sul progetto per lo stadio dei Viola; i lavori dovrebbero iniziare entro 18 mesi, e sugli spalti del “Franchi” sono sempre seduti vicino.
Il fattore Renzi ha diviso la Conferenza episcopale italiana.
Il segretario Nunzio Galantino ha invitato il premier a sospendere la politica degli annunci e non ha approvato l’abolizione dell’articolo 18, mentre il presidente Angelo Bagnasco ha replicato con un secco: “Non è un dogma”.
Anche se i vescovi non sono più così determinanti per i palazzi romani come in epoca Camillo Ruini e il governo santo non è governato più dal tentacolare Tarcisio Bertone, le opinioni vanno pesate e non contate, parafrasando Enrico Cuccia: monsignor Galantino è stato nominato lo scorso marzo da papa Francesco; il genovese Bagnasco è un residuato di una stagione finita.
In questa selezione tra renziani e oppositori, i vescovi sono più attigui al secondo gruppo.
Scelte: Renzi è il presidente del Consiglio che ha disertato la festa in Riviera di Comunione e Liberazione.
Quanto siano forti questi poteri è piuttosto superfluo. Quel che è evidente — ormai lampante per Renzi — è il numero di amici che se ne vanno.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano”)
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