CARRAI SPOSO, I BANCHIERI FESTEGGIANO A FIRENZE
PER IL MATRIMONIO DEL CONSIGLIERE DEL PREMIER ARRIVANO A OMAGGIARLO “I POTERI FORTI” DALL’ITALIA E DALL’AMERICA
Si potrebbe liquidare come semplice gossip, il matrimonio tra Marco Carrai e Francesca Campana Comparini celebrato ieri pomeriggio in San Miniato al Monte a Firenze.
E la presenza di Matteo Renzi, insieme al fido consigliere Luca Lotti e all’eurodeputata Simona Bonafè, potrebbe tutt’al più dare alla cerimonia una legittimazione da evento politico.
Eppure non si tratta nè di gossip nè di politica. Ma solo ed esclusivamente di potere.
Meglio: di poteri forti.
Gli stessi che Renzi sostiene di voler mettere ai margini si sono riuniti per la cerimonia di Carrai. A cominciare da Davide Serra del fondo Algebris, fino a Fabrizio Viola, amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena.
Il presidente di Snam ed ex Bce Lorenzo Bini Smaghi, l’ex ad di Fiat Paolo Fresco, Marco Morelli di Bofa Merrill Lynch, gli imprenditori toscani Marco e Leonardo Bassilichi a capo della Camera di Commercio fiorentina, il presidente di Corporacion America Italia Roberto Naldi, nonchè referente di fiducia in Aeroporto di Firenze per Eduardo Eurnekian.
Il responsabile delle Casse del Centro di Banca Intesa San Paolo Luciano Nebbia e il presidente dell’Ente CR Firenze Umberto Tombari. Ancora: Giuseppe Recchi, Giampiero Palenzona, Gian Maria Gross Pietro, Giuseppe Morbidelli, Chicco Testa.
Il mondo di Carrai accorso al suo matrimonio non si conclude con la schiera di finanziari, imprenditori, uomini che hanno gestito il potere economico in Italia e non solo negli ultimi decenni.
Da Los Angels è appositamente arrivato Michael Ledeen, 73enne amico intimo di Carrai.
Ex consulente di Cia, Sismi, governo Reagan ai tempi della crisi di Sigonella.
Uno che teorizza il disordine per mantenere l’ordine, considerata l’eminenza grigia di molti intrecci internazionali degli ultimi decenni.
Fra gli oltre 300 invitati anche l’ambasciatore Usa John R. Phillips.
In seconda fila il gruppo di potere fiorentino. Alberto Bianchi, tesoriere delle fondazioni di Renzi e nominato dal premier nel cda dell’Enel, Matteo Spanò, presidente della Banca di credito cooperativa di Pontassieve (quella che ha concesso un mutuo senza garanzia da 500 mila euro all’azienda di Tiziano Renzi Chil Post poi fallita) e alla guida del Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze. Jacopo Mazzei, membro, tra l’altro, del cda dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Il sindaco ereditario Dario Nardella, il direttore commerciale della Rai Luigi De Siervo e sorella Lucia, accompagnata dal marito Filippo Vannoni, presidente della controllata municipale Publiacqua.
Presente anche Erasmo D’Angelis, a capo dell’unità di crisi di Palazzo Chigi.
Persino il procuratore generale della Corte d’appello di Firenze, Tindari Baglione, si è arrampicato sulla scalinata per raggiungere la cattedrale. Seguito da Paolo Mieli.
Lo sposo Carrai, fedelissimo fundraiser del premier, ha riunito gli amici di una vita a cui negli anni ha chiesto di finanziare e sostenere Renzi. Ma l’abisso di mondi è evidente.
Con Matteo che nonostante il potere sembra l’invitato fuori luogo. Si siede al posto del testimone, al fianco di Bianchi, mentre la moglie Agnese è dietro l’altare a cantare con il coro del Maggio Musicale.
Presieduto da Francesco Bianchi, fratello di Alberto. Renzi ha preferito evitare di partecipare al rinfresco serale a villa Corsini.
Nell’esercito di smoking, il premier appare ingessato, fuori luogo. In abiti non suoi. Cerca sostegno nel codazzo di fedelissimi che ha voluto portare con sè, come Luca Lotti, invitato nonostante non abbia rapporti con Carrai.
Con Alessandro Baricco e Oscar Farinetti si conclude l’elenco dei renziani presenti. Maria Elena Boschi è stata esclusa dalla cerimonia.
Nella giornata di ieri, con l’amico Marco impegnato nel suo matrimonio, l’anello di congiunzione tra i due universi è stato Bianchi che, con aspetto signorile e passo nobiliare, ha tentato di sdoganare gli adepti del premier tra banchieri, imprenditori e blasoni presenti.
I risultati sono stati decisamente mediocri, ma i mondi sono visibilmente distanti.
“Lei considera il ruolo politico di Renzi, è comprensibile, per noi invece è come ad Ascot, nel Berkshire, ha presente? ”, commenta uno degli invitati che sostiene di essere amico anche di Serra. Ascot è noto per le corse dei cavalli.
“Esattamente, per noi Matteo è un cavallo: lo abbiamo svezzato, allevato e coccolato. Ci ha dato delle soddisfazioni. Abbiamo deciso di scommettere su di lui, ora aspettiamo di vedere se arriva al traguardo da vincente oppure no”.
E se perde? “Il mondo è pieno di puro sangue, mi creda, basta allevarli”.
Per molti dei presenti il rischio della scommessa è minimo, fuori da questa cerchia invece la posta in gioco su quel cavallo è massima: le sorti del Paese.
Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply