RENZI PRONTO AL BLITZ: “SE SALTI LA COMMISSIONE SUBITO LA RIFORMA IN AULA”
TENTATIVO DI BLINDARE IL PROVVEDIMENTO
La mossa del governo contro i 513 mila emendamenti alla riforma costituzionale è la blindatura del provvedimento.
Quando a settembre riaprirà il Senato, si comincerà mandando un segnale alla commissione. L’intenzione di Matteo Renzi è quella di saltare l’esame nella Affari costitizionali e portare subito il testo in aula. Senza modifiche preventive.
«La strategia non cambia, non voglio che il voto slitti ancora, abbiamo già rimandato a dopo l’estate», spiega il premier ai suoi collaboratori
Gli emendamenti potranno naturalmente essere ripresentati in aula e secondo i tecnici, quelli studiati da Calderoli, dalle opposizioni e dalla minoranza Pd sono difficilmente “cangurabili” ovvero non possono essere accorpati.
Ma l’esecutivo non rinuncia, in queste settimane, a studiare un’altra blindatura quando il testo verrà esaminato dall’assemblea dei senatori.
Fatto salvo l’atteggiamento del presidente Piero Grasso e della burocazia di Palazzo Madama molto temuta a Palazzo Chigi.
Per il momento dunque Renzi segue la linea dettata dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, contraria a qualsiasi modifica e alla trattativa con i dissidenti.
La Boschi rifiuta anche il possibile compromesso su un listino di consiglieri-senatori da contrapporre al Senato elettivo predicato dagli oppositori.
«È una forma di elezione diretta — spiega il ministro — e va per forza inserita nella Costituzione, non si può rinviare a un’altra legge».
Il no è secco e del resto il livello di scontro ormai non prevede scorciatoie.
La via di fuga del listino infatti viene respinta anche dai ribelli.
«Sul tema del Senato elettivo si scelga la via maestra. Noi chiediamo che sia previsto in Costituzione che il Senato venga eletto dai cittadini», sentenzia il senatore Pd Federico Fornaro, uno dei più attivi tra i 28 colleghi che hanno firmato gli emendamenti dei democratici.
La pattuglia dei dissidenti toglie alla maggioranza e a Renzi i voti necessari ad approvare la riforma.
Il premier continua a essere convinto che non arriveranno al traguardo con gli stessi numeri e la stessa determinazione.
«L’altra volta erano anche di più, più di 30, e sono rimasti in pochi alla fine», è la sicurezza mostrata dai renziani.
Però gli ostacoli non mancano: il patto con Berlusconi saltato e solo in parte recuperato sulla Rai, la maggioranza sulla carta a favore del Senato elettivo, le prime parole di Grasso che giudica riformabile l’articolo 2 della riforma perchè non conforme nei precedenti passaggi parlamentari.
Ed è proprio l’articolo 2 quello su cui si combatte la battaglia del Senato elettivo.
Davanti alla prospettiva di un autunno pieno di appuntamenti, a cominciare dalla legge di stabilità e dal taglio delle tasse, a Palazzo Chigi escludono comunque un rinvio della riforma.
L’ipotesi finora non è mai stata presa in considerazione perchè il mantra renziano rimane uguale: «Abbiamo i numeri, li abbiamo sempre avuti e li avremo ancora».
Ma lo slittamento «è un’ipotesi che non mi sento di escludere», dice l’altro senatore dissidente Miguel Gotor.
«Mi sembra verosimile che il processo riformatore accompagni la durata della legislatura », aggiunge.
Questo significa che la minoranza vuole rimandare la resa dei conti e si accontenta di indebolire Renzi, allontanando un traguardo che il segretario ha fissato da tempo.
La sinistra pd è, anzi, sicura di avere oggi la carta vincente in mano.
«Di fatto — spiega un bersaniano — lui sta già adottando questa tattica dilatoria senza dirlo: la Camera aveva licenziato la riforma a marzo. Se avesse voluto avrebbero potuto portarla al Senato ad aprile. Invece…».
Dice anche Alfredo D’Attorre: «Se non si trova una soluzione condivisa a settemebre, il tempo può essere una risorsa per il presidente del consiglio».
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)
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